[칠] Acidi mortiferi.

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Jennie non aveva perso molto tempo

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Jennie non aveva perso molto tempo. Non aveva riflettuto molto uscendo dall'edificio. Aveva solo pensato a correre oltre i giardini, oltre il campus e la strada. Aveva corso scoordinata con lo zaino che le sbatteva sulla magra schiena. Aveva sentito la macchina fotografica sobbalzare ad ogni passo, ma non si era fermata. Aveva cercato di escludere dai suoi pensieri qualsiasi cosa che non riguardasse la strada che doveva percorrere, la linea immaginaria che la divideva sempre meno dalla destinazione. Sapeva di non potersi permettere di pensare a dopo; il suo dopo sarebbe stato certo solo se avesse interrotto la corsa; frenato i piedi, il respiro. Se si fosse fermata anche solo per una sigaretta il tempo e i pensieri l'avrebbero fottuta.

E comunque, aveva pensato poi, ho finito pure le sigarette.



Entrata nel locale dalla porticina che dava sulla strada soleggiata vide un ragazzo dai capelli rosa. In piedi dietro il bancone del bar, asciugava gli ultimi bicchieri con uno straccio appena logoro. Nella stanza nessun altro. Era pomeriggio inoltrato, e il sole filtrava dalle due finestre sulla parete opposta illuminando per metà la sala con i suoi tavoli apparecchiati.

Jimin aveva provato a parlare ma lei l'aveva bloccato dicendogli che cercava una persona. Quando gli disse il nome lui posò l'ultimo bicchiere sul ripiano dietro di lui, poi si voltò nuovamente verso la ragazza e le disse che probabilmente Jisoo si trovava sul retro. Aveva uno sguardo strano, sorpreso eppure leggermente torvo, come se si domandasse sulla sua identità. «Quasi tutti i dipendenti sono in pausa. È una zona riservata, ma se se vuole gliela vado a chiamare».
Jennie annuì tesa, e lasciò il giovane cameriere sparire dietro la porticina con la scritta: riservato al personale.

Al tavolo di legno rovinato Sang e Jaehyung discutevano animatamente a proposito di qualche nuova legge mentre Subin, - la leggendaria cuoca del Koko - che non aveva mai tollerato che si parlasse di politica nel suo ristorante, rigirava un cucchiaio nella sua zuppa guardandoli in cagnesco. Essendo loro gli unici presenti, Jimin sospettò che la ragazza tanto attesa in sala fosse fuori a fumare. Difatti, attraversata la stanza e scostate le tende, la trovò appoggiata alla scala antincendio che collegava al piano superiore. Il metallo emetteva impercettibili cigolii al ritmo della lieve brezza pomeridiana.

«Fai anche il turno di Lisa oggi?»

Accortasi della sua presenza Jisoo gli sorrise e annuì. Fumava a piccole boccate da quella che doveva essere la sua prima sigaretta: il posacenere vicino allo stipite non era intaccato di cenere.

«Mi pareva strano non averla vista dentro, e sicuramente non mi sarei aspettato di trovarla qui fuori con te» sorrise il ragazzo.

«Tu invece che sei venuto a fare?»

Jimin scostò la tendina candida e avanzò sul cemento esponendosi completamente ai deboli raggi solari. Solitamente un bellissimo riflesso color pesca gli rischiarava il viso ma quel giorno quella vivacità era spenta assieme ai suoi occhi. «Una ragazza ti cerca»

cicatrici su tela [k.j.]Where stories live. Discover now