Capitolo 12

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Elsa's pov

Migliaia di anni fa furono inventate moltissime religioni, quando il calcio ancora non esisteva...

Il mio sogno venne interrotto dallo squillo di un telefono, precisamente la suoneria di una canzone di Ed Sheeran. Il telefono con la cover trasparente e personalizzata con una foto ritraente una bambina con un pallone in mezzo a un campo da calcio, si trovava sul comodino vicino al mio letto, era esattamente il mio telefono. Chi diavolo poteva chiamarmi a quest'ora?

Rita era a scuola e non poteva di certo telefonarmi durante la lezione, mamma era a lavoro, papà altrettanto, sapevo che mio fratello fosse un idiota ma non così tanto da potermi chiamare nella stessa stanza, i giocatori potevano fare quattro passi e arrivare alla nostra camera per chiedere qualcosa. Quindi, chi poteva mai essere? 

Di malavoglia mi alzai dal letto, il freddo m'invase e maledii mentalmente l'utente che mi telefonava con una certa insistenza per avermi fatto alzare dal letto, le mie gambe tremavano di freddo e il pigiama ad unicorno non emanava abbastanza calore. Lessi l'utente sul display: numero sconosciuto.

Elsa:"chi cazzo sei? Perchè mi hai disturbato mentre facevo un bellissimo sogno su Tyler Posey? Lui stava per darmi un bacio! E' già tanto se nella vita reale mio fratello mi da un bacio sulla guancia, non rovinarmi anche i, sogni chiunque tu sia!

Sconosciuto:"mi dispiace ragazzina per aver interrotto i tuoi sogni, ma era urgente. Oggi pomeriggio devo allenarmi con la squadra per la partita di domani, quindi se non ti dispiace muov chill cul muoll e vien o stadij San Paol."

Sospirai. Solo una persona avrebbe potuto chiamarmi per dirmi questa cosa, e solo lui poteva parlare con quel suo dialetto strano: Lorenzo Rizzi. L'unica cosa che avevo capito nel suo discorso strano era lo stadio San Paolo, quindi mi avrebbe allenata stamani perchè nel pomeriggio era impegnato con la squadra.

Staccai la chiamata e aprii immediatamente l'armadio, indecisa su cosa indossare. Alla fine optai per un pantaloncino lungo fino al ginocchio, una maglia nera e bucherellata in modo artistico e una sciarpa della Juve-giusto per fargli capire che il mio cuore appartiene al bianco-nero-, afferrai anche una felpa nera per il vento gelido che tirava. Presi il mio zaino nero per infilarci il telefono con le cuffie e mi diressi in bagno per avvertire mio fratello, nonostante non ci sentirà poichè aveva impostato la musica ad alto volume. 

"Leo, io vado. Penso che tornerò verso ora di pranzo oppure per il pomeriggio, non so."esclamai per farmi sentire, ma la musica sovrastava la mia voce. 

"Muovi la colita, colita, colita, muovi la colita!"cantò a sguarciagola mio fratello, mentre danzava in un modo buffo e agitava il sedere peggio di Elettra Lamborghini. Come non detto, mio fratello aveva una terribile instabilità mentale e un giorno di questi lo porterò da uno psichiatra.

Uscii dalla camera e mi diressi alla hall dell'hotel, dove vi erano tutti i compagni di squadra di Leonardo, più il mister e il presidente che discutevano animatamente. Oggi non ci sarebbe stato nessun allenamento per via dei battibecchi di Bruno e Marchetti, quindi li avrebbe ripresi domani e potevano godersi un giorno di riposo. Mi avvicinai a Ferrantes per le spalle, dopo la sua fuga da quella fan impazzita è leggermente più spaventato del solito e per sicurezza condivide la stanza con Mattia De Sena 

"Paulo!"esclamai a gran voce, mentre il ragazzo davanti a me balzò dalla paura, si voltò verso di me e il suo respiro tornò regolare, ma la sua faccia aveva assunto un colorito paonazzo. Lo capivo, essere osservati e seguiti da persone impazzite e fissate non dev'essere una bella cosa...

"Dime todo nena."rispose con un sorriso tirato, tornando a parlare di nuovo spagnolo.

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Continuammo a correre per il riscaldamento, mentre Alessia continuò a lamentarsi della fatica e suo fratello Lorenzo in rispose esibì una linguaccia. Alla fine avevo convinto Paulo ad accompagnarmi ai campetti vicino lo stadio San Paolo, ma avevo mentito riguardo le mie ragioni per venire qui, avevo preferito usare la scusa dell'allenarmi da sola, se avessi nominato Rizzi o sua sorella mi avrebbe bruciata viva.

Fortunatamente Lorenzo doveva ancora arrivare, quindi Ferrantes non aveva scoperto niente ed era meglio così. Già ero incazzata nera per il comportamento idiota di Rinaldi, non sapevo se volevo perdonarlo effettivamente oppure no, quindi non ci voleva proprio un litigio con la Joya o con mio fratello, se in caso lo avesse scoperto. 

Lorenzo, però, voleva che facessimo un pò di riscaldamento e altri esercizi prima di iniziare l'allenamento, per evitare strappi muscolari o altri traumi.

Alessia continuò a lamentarsi della fatica, mentre io rimanevo zitta per non affaticarmi ancora di più, Lorenzo pensava che fossi un'atleta o una ragazza appassionata di sport e roba varia, invece stavo rischiando di perdere un polmone per il fiato che mi rimaneva. Non sopportavo molto la fatica, tuttavia dovevo assecondare Lorenzo che grazie a lui potrei entrare in qualche squadra, il mio sogno potrebbe realizzarsi grazie a lui. Sperai sempre che non mi avesse tratta in inganno, altrimenti in quel caso l'avrei ammazzato e gettato in acqua. Quello era il mio sogno e detestavo le persone che fingevano di interessarsi a me solo per raggiungere i loro scopi, giocando in questo modo con i miei sogni. 

"Bene ragazze, adesso fate 20 flessioni, successivamente 10 con una sola mano e se cadrete ne farete 30 in più."annunciò il 'giocatore più forte del Napoli' con un sorriso tirato, io e sua sorella ci volgemmo un'occhiata preoccupata. Ma era serio? Non bastava solo la corsa, pure le flessioni!

"Mio fratello è impazzito, ti odio Lorenzo!"sbottò sua sorella, poi volse lo sguardo verso di me:"dunque, dicevo, Mary viene da una famiglia aristocratica e ama mio fratello solo per i soldi, anche se entrambi sostengono il contrario. Io l'ho sempre odiata. Non dimenticherò mai quella volta in cui..."un'altra cosa che avevo scoperto era che Alessia era molto chiacchierona e adorava raccontarmi pettegolezzi di ogni tipo, specie se riguardavano suo fratello o la ragazza di Lorenzo, Mary

. Non ero molto interessata ai suoi discorsi, ma l'ascoltavo ugualmente per non risultare antipatica o arrogante, dovevo stare qui per tre mesi e dovevo pur stringere amicizia.

In quel momento Rizzi salutò un ragazzo identico a lui, con alcuni tratti uguali ad Alessia e leggermente più alto di quei due. Magari poteva essere un fratello o un cugino.

"E questa bella ragazza chi è, fratellino?"il ragazzo puntò i suoi occhi azzurri nei miei verdi. Aveva l'aria molto simpatica e sembrava un folletto che sprizzava allegria da tutti i pori.

"Lei è una mia amica, si chiama Elsa."porsi la mano a quel ragazzo, mentre lui me la strinse.

"Piacere Roberto, sono suo fratello. Ho anche la mazza più lunga del deserto."l'osservai divertita, mentre Lorenzo lo fissò in cagnesco. Ci stava provando con me con un occhiolino e con quelle parole, sembrava di aver a che fare con Miguel. Uno di questi giorni dovrei chiamare Rita per sapere sue notizie, mi sentivo un pò una stronza per non averla chiamata.

Lorenzo ci disse che doveva riaccompagnarci a casa, questo pomeriggio si sarebbe tenuta la partenza e doveva ancora preparare il borsone. Ci dirigemmo verso la sua BMW nera, dove i fratelli Insigne intrattennero una bella conversazione. Io continuavo a restare in silenzio, mi sentivo un pò a disagio e la loro compattezza gettava allo sfacello tutte le mie certezze. Con Leonardo avevo avuto sempre un bel rapporto, ma non potevo mettere a paragone il nostro rapporto con il loro. Mi sarebbe piaciuto tanto avere un fratello come Roberto o una sorella come Alessia, loro potevano capirmi, invece Leonardo era sempre assente e tra di noi si creava sempre un pò di incomprensione.

Arrivammo verso l'albergo e scesi dalla macchina, salutando i ragazzi e ringraziando Lorenzo per il passaggio. Adesso mi sarebbe venuta solo voglia di gettarmi sul letto e non pensare più a niente, né a mia madre, né alla scuola, né agli amici e né a Lorenzo. In quel momento vidi di fronte al portone una persona che avrei preferito evitare ancora per qualche giorno.

Cris Rinaldi.

Sembrava incazzato nero e per poco non usciva fumo dalle sue orecchie.





Due Battiti Cardiaci In Un CuoreWhere stories live. Discover now