TRENTATRÈ

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Le labbra di Kate si posarono sul suo collo mentre lo abbracciava da dietro, facendo scivolare le mani sul torace. L'aveva sentita arrivare, come la sentiva ogni volta, ma amava troppo quella sensazione di essere sorpreso dalle labbra morbide e umide, dalla lingua che lambiva la pelle, dai suoi piccoli morsi, quel modo di stuzzicarlo che aveva ogni volta che erano soli, sempre poco innocente. Erano passate alcune settimane da quella notte a casa di Beckett e lei ormai era una presenza costante a casa con lui, che quando lei era a lavoro, si divideva tra fisioterapia ed il centro di recupero. C'erano stati dei lievi miglioramenti, almeno così gli dicevano, ma lui non voleva né illudersi né dare troppo peso a quelli che per lui erano solo riflessi involontari. Stava imparando a convivere con la sua nuova condizione, si concentrava su quello, soprattutto aiutato da Kate che mai gli aveva fatto pesare la sua situazione né lo compativa, lo spronava giorno dopo giorno, sostenendolo, senza mai essere invadente. Lei gli sarebbe stata accanto, qualunque cosa lui volesse fare, qualunque cosa fosse accaduta o non fosse accaduta.Le bloccò le mani sul suo petto e piegò la testa di lato, lasciandole più spazio di azione. Chiuse gli occhi e sorrise appena, un sorriso che lei potè solo intuire sentendo contrarsi i muscoli delle guance.- Sei stanco? - Gli chiese poi girandogli intorno senza che lui lasciasse la sua mano, ma accompagnandola nel movimento.- Talmente stanco che non mi sento più le gambe stasera! - Esclamò lui in una di quelle sue freddure che a lei non facevano mai ridere, anzi la indispettivano, anche quella volta e lui lo capì dallo sguardo diventato immediatamente severo.- Non sei divertente, Castle. - Lo rimproverò: non accettava questa sorta di scherno che si faceva, perché lo riconosceva dal suo tono, non stava sdrammatizzando, era un modo per darsi contro. Lui le sorrise, cercando di addolcirla e la tirò a se, convincendola con non troppi sforzi a piegarsi per baciarlo. Ecco una delle cose che gli mancavano di più, la possibilità di sorprenderla, di decidere di baciarla a tradimento e non aspettare che fosse lei ad avvicinarsi. Perché in quella situazione, avrebbe avuto tanti modi convincenti per cancellare quel broncio dal suo viso, come avrebbero potuto giocare lì, sul tavolo dello studio, addosso al muro e poi sul tappeto o in qualsiasi altro luogo ma non poteva metterne in pratica nemmeno uno.Fu un bacio molto più breve e casto di quanto avrebbe voluto, poi Kate si allontanò, girando intorno alla scrivania. Il suo sguardo cadde sulla bozza di un libro rilegata alla buona. "Turist's Slayer" lesse il titolo rimanendo perplessa.- Stai scrivendo qualcosa di nuovo? - Gli chiese prendendo in mano i fogli e mostrandoglieli, con la curiosità che aveva preso il sopravvento sul malumore.- Ehm no... non è mio. Lo ha scritto Timothy e gli ho promesso che lo avrei fatto leggere alla Black Pawn. - Le spiegò raggiungendola.- Glielo hai già portato?- Sì, ma non gli interessa. Stavo pensando, però, che potrei pubblicarglielo io.- Ti è piaciuto?- Beh, come prima opera... Può avere un suo pubblico... - rispose evasivo- Che vuol dire che non ti è piaciuto. - Sentenziò Kate.- Sì, cioè no, non proprio... Però Timothy ci tiene tanto, penso che sarebbe veramente felice di vedere il suo libro pubblicato e...- Se Tim non fosse nella sua situazione tu non avresti mai pensato di pubblicarlo. - Lo interruppe decisa. Castle si rese conto che aveva ragione.- No, non lo avrei fatto.- Allora non devi farlo. Tu non vuoi che nessuno ti tratti con pietà, allora non fare lo stesso con chi è solo messo peggio di te.Kate aveva conosciuto Timothy e sua madre che gli aveva parlato tanto di lui. Sapeva che non gli sarebbe piaciuto essere preso in giro, e così convinse Rick che avrebbe dovuto dirgli la verità, magari poteva leggere il suo lavoro insieme a lui ed aiutarlo a correggere le parti che andavano meno bene, consigliarlo, dargli qualche dritta. Kate aveva conosciuto molte delle persone al centro, Patty la fidanzata di Kenny, con la quale aveva parlato a lungo e le aveva dato tanti consigli utili, così come altre mogli e fidanzate di ragazzi che erano lì. Nel conoscere loro e le loro storie Kate aveva acquisito ancora più sicurezza e speranza, sia che la situazione di Castle potesse migliorare, ma anche che se fosse rimasta questa la loro vita insieme poteva essere decisamente buona, sotto tutti i punti di vista.Si fermò a dormire lì Kate quella notte, come spesso faceva. Avevano costruito una loro intimità fatta di poche parole. Da quella sera a casa di Beckett c'era stato tra loro un tacito accordo, vivevano una nuova sessualità fatta di baci e carezze, di mani e lingue. O meglio, la viveva Kate, perché Rick continuava a non voler mai essere ricambiato e tutte le volte che lei provava ad avvicinarsi a lui in modo più esplicito opponeva un dolce ma netto rifiuto. Era felice di soddisfarla come poteva e sapeva che ci riusciva, lo sentiva come raggiungeva il piacere, da come stringeva il lenzuolo o la sua pelle, dai suoi sospiri e mugugni, dalle gambe che si chiudevano sulla sua mano imprigionandola tra i suoi umori. Rimaneva poi a baciarla a lungo, fino a quando il suo battito non tornava normale, come aveva sempre fatto, con la lucidità di poter ammirare a pieno ogni sfumatura del suo piacere senza essere annebbiato dal proprio.Quella sera, nel buio della stanza, non fu diverso, con Rick che adorava il corpo di Kate, percorrendo come poteva ogni sua piega, ogni angolo della pelle, con le mani e con le labbra. Aveva mentalmente aggiornato la mappa di ogni zona sensibile di lei ed aveva imparato ad esaltare i suoi sensi, per provare a compensare tutto quello che non poteva più darle. Si muoveva su quel letto con più agilità di quanto si potesse immaginare, sembrava quasi che ogni suo allenamento fosse finalizzato a quello. L'aveva spogliata e poi le aveva baciato il collo avidamente, i seni, la pancia fino ad arrivare tra le sue gambe che aveva dischiuso con carezze provocanti che l'avevano presto eccitata oltremodo, per poi lasciare che si tuffasse tra di loro come un esploratore tra le sue cosce aperte che bramava quel tesoro che si scopriva davanti a lui, la meta del peregrinare sul suo corpo e l'inizio di quella dolce tortura che le avrebbe inflitto a lungo, facendole perdere definitivamente ogni remora quando Kate poggiò una mano sulla testa gli strinse i capelli obbligandolo a non spostarsi. Muoveva il bacino al ritmo della bocca di Castle che violava le sue altre labbra con la lingua entrando in lei, fino a quando non fu inondato dal suo godere intenso e scomposto, continuando quel movimento sfacciato e insolente fino a quando non fu stremata e le diede tregua. Il percorso inverso fu fatto di altrettanti baci sul corpo sudato e tremante che strinse a se per condividere pelle su pelle quel piacere di lei del quale lui si nutriva. Quella sera Kate quasi pianse nascosta nel suo petto, incapace ed impossibilitata da lui stesso a restituirgli quello che lui continuava a darle. Avrebbe voluto urlargli la sua frustrazione, avrebbe voluto fargli capire che non era così che doveva continuare tra loro, aveva paura di ferirlo, però, perché quando avevano già toccato quel discorso era finito nel peggiore dei modi, con lui che travisava le sue parole ed erano arrivati vicini ad un nuovo punto di rottura. Egoisticamente non disse niente, aveva paura di perderlo e si strinse ancora di più sul suo petto, tutto quello che lui le concedeva di sè.Quando poi Rick pensò che si fosse addormentata, si era girato con molta più abilità dei primi tempi dalla sua parte del letto, ma faticando a prendere sonno, come sempre.Forse per il resto del mondo sarà sembrato assurdo, ma Beckett, invece, adorava il corpo di Castle. Era qualcosa più forte di lei, un'attrazione che andava al di là del lato fisico, era un senso di "casa" che provava ogni volta che lui la stringeva, era sentirsi protetta, più che in qualsiasi altro posto al mondo, perché lui riusciva nonostante tutto a proteggerla dal nemico più grande, sé stessa. Era al sicuro tra le sue braccia, consapevole di potersi lasciare andare, senza difese e senza filtri, potersi mostrare per quello che era realmente che il più delle volte nascondeva anche a sé. A lui no. Con lui si sentiva libera come non aveva mai fatto, non aveva paura a mostrare tutte le sue emozioni, dal piangere disperata al farsi trasportare dal piacere che lui sapeva darle. Non si vergognava dei suoi sguardi quando le entravano dentro leggendo ogni parte della sua anima: Castle era riuscito a rompere le sue difese ed ora lei era un fiume in piena con lui senza una diga che potesse arginarla e non voleva che qualcosa lo facesse. Sentiva di aver raggiunto con lui un livello di intimità fisica e mentale mai provato con nessuno e soffriva il fatto che per lui non era più così. Aveva provato in tutti i modi a fargli capire che non aveva nulla da nascondere a lei, ma lui non ci riusciva e si rendeva conto che per lui accettare il suo corpo e la sua situazione era molto più difficile di quanto non dicesse a parole.Quando si svegliò quella mattina, lo trovò come sempre girato di spalle, ponendo lui una barriera tra se stesso e lei. Come sempre non si fece scoraggiare da questo, gli si avvicinò, lo abbracciò, baciò la schiena e le spalle, affondando il viso nel suo collo. Gli piaceva il suo odore, la sua pelle, i suoi muscoli diventati sempre più tonici per le ore passate in palestra, a compensare il resto. Dormiva senza maglietta, lei preferiva così, sembrava una concessione che le aveva fatto, lo aveva apprezzato, ma non sapeva come fare per fargli capire quanto lo desiderava, totalmente, quanto anche lei volesse renderlo felice. Lo abbracciò, constatando che era sveglio, lo circondò con la sua gamba, avvolgendolo, strusciandosi a lui. Lo faceva spesso e poi finiva quasi sempre nello stesso modo, come la notte prima. Lo precedette questa volta, gli impedì di voltarsi verso di lei, e le carezze sul suo torace divennero sempre più languide, mentre le labbra stuzzicavano il lobo dell'orecchio, alternando a baci e dolci morsi sul collo. Lo sentì sospirare, come se stesse finalmente lasciandosi andare e questo le diede coraggio per osare di più, percorrendo l'addome ormai scolpito fino ad arrivare all'elastico dei suoi boxer, ma Rick si irrigidì immediatamente, bloccando la sua mano con forza eccessiva. Non era la prima volta che accadeva, non era nemmeno la prima volta che lui reagiva così, ma si era decisa che quella mattina non avrebbe lasciato correre, non voleva che la sua paura vincesse e si mettesse ancora tra loro. Avrebbe rischiato, non sapeva se era pronta a rischiare tanto, ma sentì che doveva farlo.- Lasciami fare, Castle. Lascia fare a me, questa volta. - Voleva essere decisa, fu una supplica.Kate sentì chiaramente nel silenzio della loro camera, interrotto solo dai loro respiri e dallo strusciare delle mani sulla pelle, il cuore di lui battere troppo forte. Rick allentò la stretta sulla mano di Kate ma non la liberò, mentre il suo respiro diventava più veloce. Aveva paura. Aveva paura di quello che poteva accadere ed ancora di più di quello che temeva non sarebbe accaduto, che era e sarebbe rimasto un uomo a metà, come si sentiva. Per questo evitava di pensare, evitava che il suo corpo fosse suscettibile di qualsiasi reazione, non si lasciava mai andare, teneva dentro ogni emozione, senza lasciare che queste trovassero una via di fuga. Aveva anestetizzato tutti i suoi sensi, creando barriere nella sua mente perché fosse insensibile, come metà del suo corpo. Eppure solo Dio sapeva quante volte mentre baciava il corpo di Kate avrebbe desiderato essere come prima, essere l'uomo che era, poterla amare come lei meritava e come in fondo pensava che meritasse anche lui. Ma lasciava che quelli fossero pensieri di un attimo, che non andassero oltre la sua mente, che non arrivassero mai al resto del suo corpo per non provocare alcuna reazione, voluta o no. Quello era un argomento tabù, non voleva parlarne né con il neurologo né con gli psicologi che lo seguivano quando andava a fare controlli in ospedale ed a nulla erano valsi i loro consigli e i loro avvisi che poteva trattarsi solo di un suo blocco psicologico, lui non ne voleva sapere.La mano di Kate si mosse più repentina sotto la sua, sfidando l'elastico dei boxer. Non la percepì nemmeno, se non perché la sentì scivolare dalla propria, da lì in poi non riconosceva più né tocchi né carezze.- È inutile Kate... per favore... - Anche lui la supplicò.- So quello che faccio Castle. - Era vero, lo sapeva. Aveva parlato a lungo, più di lui, con i suoi medici e con gli psicologi del centro che frequentava, si era confrontata con le mogli e le fidanzate di uomini che vivevano la sua stessa condizione ed era stata la cosa che le era stata più utile. Più delle tante teorie, i racconti di chi ha passato e stava passando emotivamente quello stesso percorso, le avevano fatto capire tante cose, prima di tutto quanto in quel rapporto con Castle mancava anche un certo tipo di contatto con il corpo di lui, le mancava potersi dedicare a lui così come lui faceva con lei e si era accorta di quanto quel suo tenerla lontana le facesse male, molto più di quanto si era resa conto. In quel rapporto mancava una parte, non c'era uno scambio, era solo lui che pensava a lei e non le importava che i suoi bisogni fossero diversi, cambiati. Lei voleva esserci, in qualsiasi modo avrebbe potuto, e sapeva che erano tanti. Forse era solo egoista, ma aveva preso coscienza in quelle settimane, giorno dopo giorno, che non avrebbe potuto resistere ancora a lungo in una relazione a senso unico, perché non era più solo un discorso di sesso, ma lui di fatto le stava impedendo di amarlo come voleva, limitandosi ad amarla come voleva lui.- Non tenermi fuori dal tuo mondo, dalle tue paure, fuori da te. Non voglio che ci siano barriere tra di noi. - Non mosse la sua mano. Non più. Lui se ne accorse e non seppe più cosa fare. Aveva paura, tanta quanto lei, per motivi diversi. Quei boxer erano proprio quello, la barriera che lui aveva lasciato tra loro, perché si vergognava, perché sarebbe stato inutile, in ogni caso, come pensava sempre.- Voglio tutto di te, Castle. - Gli sussurrò affondando il viso nella spalla. Avrebbe voluto piangere e pregarlo.- Non posso darti nulla di più. - Provò a giustificarsi lui.- Lasciati amare, non tenermi lontana. Ti prego, lasciati amare. - Sembrava un controsenso, per una che era letteralmente intrecciata al suo corpo e non avrebbe potuto essere più vicina, eppure Kate si sentiva terribilmente lontana da lui, da quel lui che si nascondeva da lei, che non voleva più essere amato, non così. Rick percepì il tremore del corpo di Kate, voleva essere sicura di se stessa e invece non lo fu mai, perché dirgli certe cose, portare a galla le sue paure era quanto di più difficile potesse fare, aveva paura di ferirlo e di ferirsi. Castle sentì il suo abbraccio diventare meno forte, la mano ritrarsi, quasi fosse rassegnata, scivolata lungo il muro che lui aveva eretto e che non le permetteva di scalare. Non doveva essere così.Spostarsi, quella mattina gli sembrò così difficile. Rotolò sulla schiena tra le braccia di Kate che non appena provò ad allontanarsi da lui, convinta dell'ennesimo fallimento, fu bloccata da Rick. Si scambiarono un intenso sguardo senza parole. Lui le spostò qualche ciocca di capelli dal viso ed entrambi abbozzarono un timido sorriso. Rick capì che erano un simbolo di una distanza che non avrebbe dovuto esserci, che non voleva che ci fosse. Non voleva essere distante da lei e pensava di averglielo fatto capire, ma evidentemente non era così, non bastava amarla per essere vicini, anche a lui mancava l'altra parte del loro rapporto, solo che faceva finta di non pensarci, per non rendersi conto della realtà.Lasciò il polso di lei e con due dita percorse il suo corpo ancora nudo dalla sera prima, la vide con lo sguardo seguire la sua mano, mentre passava tra i seni e arrivata all'ombelico si fermò. Gli sembrò titubante, lui che non lo era mai. Castle chiuse gli occhi e lei non sapeva cosa gli stava passando per la mente in quegli istanti, non sapeva che lui stava mentalmente ripensando ad ogni immagine di loro, a quando si era presentato a casa sua la prima volta, a tutte le loro prime volte insieme, ai loro giochi sempre più spinti, sempre andando a cercare, in un tacito accordo, nuove punte di piacere. Si erano divertiti insieme, più di quanto avesse mai fatto con qualsiasi altra donna nella sua vita e lo avevano fatto perché, anche quando pensavano di odiarsi, erano sempre stati complici, perché il loro era sempre stato uno scambio reciproco di piacere prima, di amore poi, da prima che erano riusciti a dirselo, da prima che ne avevano preso coscienza. Fu terribile pensare in quel momento che in realtà da quando si erano detti di amarsi non avevano mai potuto farlo come prima ed era rimasto sempre uno scambio a metà, dove lui era riuscito a farlo, l'aveva amata ogni volta con tutto il suo amore ma non le aveva mai dato la possibilità di fare altrettanto. Le sussurrò un "Ok" che non sapeva se aveva detto realmente o pure no, mentre accompagnava la mano di lei fino a dove non aveva più la percezione netta del suo tocco.Kate chiuse il mondo fuori dalla loro stanza ed eliminò ogni barriera tra loro.- Rilassati. - Gli disse sfiorandolo con la punta delle dita, non sapeva se lui la sentiva realmente, ma era convinta che potesse farlo, in qualche modo. Non era rilassato, nonostante gli occhi chiusi, lo vedeva da come i muscoli delle spalle erano contratti, dal volto teso. Continuò a massaggiarlo lentamente, mentre si piegò su di lui, baciandogli la pancia nella zona intorno all'ombelico disegnando cerchi umidi con la lingua sul suo corpo. Lo sentì sospirare e trattenere il respiro, scese quindi ancora più in basso e alternò massaggi e baci lunghi quanto la sua attesa di poterlo fare, di potergli rendere, in qualche modo, tutto l'amore ricevuto. Rick non era preparato a sentire qualcosa del genere che non sapeva cosa fosse, non aveva ancora imparato a riconoscere le nuove reazioni che il suo corpo gli dava, una sorta di calore e benessere che si irradiava nel suo corpo in modo del tutto inusuale e nuovo e non fu preparato nemmeno a non percepire più il contatto con lei. Aprì gli occhi e la vide in ginocchio sul letto mentre si posizionava proprio sopra di lui. Non uscì una parola dalla sua bocca, ma fu estasiato da quella visione, da quella prospettiva del corpo di lei che gli era così mancata. Statuaria, non gli venivano in mente altri aggettivi per descriverla. Si ergeva su di lui e non lasciava trasparire ora alcune incertezza, come se, da lì, avesse ritrovato piena coscienza del suo spazio e del suo corpo, di quello che voleva fare. Non sapeva, invece, Rick i tormenti e le paure che lei nascondeva. Allungò le braccia e lei gli si fece incontro fin quando non le posizionò sui suoi fianchi, stringendoli più di quanto lei si immaginasse e poi risalendo premendo sulla sua pelle fino ai seni che strinse avidamente tra le mani grandi tanto da contenerli interamente, e quel seno che le era sempre sembrato troppo piccolo, pensò che invece era perfetto, perché era plasmato su misura per le mani di Rick. Lo lasciò fare, reclinando la testa all'indietro e godendosi quel massaggio vigoroso, accompagnandolo con movimenti lenti del bacino nudo che strusciava su quello di lui. Kate poi riprese il controllo della situazione, si piegò su Rick, lasciando che i loro corpi aderissero. Gli sussurrò ancora di rilassarsi, sapeva che era l'unico modo perché lui potesse lasciarsi andare, e cominciò a massaggiargli la testa, con movimenti lenti e circolari, le tempie e poi la nuca, spostandosi con costanza tra i suoi capelli, baciandolo di tanto in tanto, fino a quando non sentì il suo respiro più calmo e vide il viso più disteso. Gli baciò la fronte e poi le guance, le labbra che succhiò avidamente, lasciando poi le lingue giocare tra loro, rincorrersi, prendersi, intrecciarsi con la saliva che si mischiava ed il fiato che mancava soffocato dalla passione che cresceva. Voleva pensare lei a donargli piacere, ma ogni volta rischiava di lasciarsi portare via da lui e dalla sua irruenza, quindi Kate si allontanò anche se mal volentieri dalla sua bocca lo lasciò respirare, riprendere fiato e leccò avidamente il lobo di un orecchio e poi dell'altro, succhiandolo e mordendolo, scese sul collo riservandogli lo stesso trattamento, indugiando sulla vena giugulare, gonfia e pulsante come un vampiro. Avrebbe voluto un'eternità con lui, gliel'avrebbe donata, se avesse potuto e in quel momento pensò che sarebbe stata disponibile anche a scendere a patti con qualsiasi demone per lui.Fece quello che non aveva mai fatto, come non senza qualche imbarazzo le avevano consigliato, cercando di stimolarlo in zone diverse da quelle usuali, quelle che aveva imparato a conoscere bene, voleva sorprenderlo e così cominciò a baciargli la spalla, scendendo lungo il bicipite muscoloso, arrivando fino all'incavo del gomito. Lo sentì sussultare e sorrise. Rimase lì a lungo, stimolando quella zona erogena mai esplorata. Accompagnava il lavoro di labbra, lingua e denti sulla pelle di lui sempre più sensibile con un leggero ondeggiare dei fianchi sul suo pube, lasciando che i loro sessi si strusciassero. Fece lo stesso con l'altro braccio e poi passò a stimolare il torace e i capezzoli con la stessa cura ed attenzione con la quale lui lo faceva di solito a lei, tintinnandoli, mordicchiandoli e non fu solo una sua sensazione, ma tutto quello a lui piaceva veramente, perché il suo cuore batteva di nuovo più forte ed il respiro era accelerato, ma non era più paura, era eccitato e ne ebbe la certezza nel percepire sotto di sé il suo membro prendere di nuovo parte del suo antico vigore, stimolato da quel dolce sfregamento e dalle sue attenzioni. Le sue reazioni la sorpresero, ma sorpresero di più lui. Rick non si aspettava di sentire quello che stava vivendo, che non sapeva di preciso cosa fosse, ma era qualcosa che lo faceva stare decisamente bene. La afferrò per i fianchi e provò a darle un ritmo più deciso in quello sfregamento e lei non si lasciò guidare, ma ben presto fu lei a guidarlo, ondeggiando avanti e indietro, lasciandolo scivolare tra le sue labbra umide che lo accarezzavano per tutta la sua lunghezza senza farlo entrare, avanti e indietro, pelle su pelle, pube su pube, in un modo tutto nuovo di amarsi che stava generando in entrambi sensazioni mai provate e non lo aveva mai sentito così dentro di lei, prenderla nel suo profondo, senza penetrarla. Se era quello amarsi, loro lo stavano facendo come mai avevano fatto. Rick percorreva con le mani il corpo imperlato di sudore e piacere di Kate, eretta sopra di lui, accarezzandole e stringendole i glutei, insinuandosi nel solco tra le natiche per spingerla di più su di sé. La visione di lei che si muoveva su di lui era un'eccitazione mentale travolgente che sfociò in reazioni del suo corpo che non conosceva e non aveva mai provato così. Avrebbe voluto che quelle sensazioni non finissero mai e allo stesso tempo avrebbe voluto esplodere in quel momento stesso. Non lo fece. Non sapeva Rick se quello che stava provando era un orgasmo, non lo era se pensava a quello che era sempre stato, ma il suo corpo era attraversato da spasmi di piacere che difficilmente poteva catalogare, era in preda ad un'esplosione tanto silenziosa fuori quando fragorosa all'interno. Le mani ricaddero lungo i fianchi e poco dopo Kate si accasciò su di lui, tremante per lo stesso piacere, stretta al suo corpo, felice, appagata, frastornata, come lo era anche lui.

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