5.
Buona domenica mie care lettrici! Spero che siate contente di questo aggiornamento ♥️
Più tardi potrei aggiornare coup de foudre se vi va 🙏🏻Prendemmo posto all'interno dell'Audi del ragazzo più odioso della storia che scoprii chiamarsi Dylan.
"Sei la prima che deve scendere Sara, quindi dovresti stare davanti" suggerí Julia.
Bingo. Avrei dovuto stare affianco al moro, mentre Lea, Julia e Newt rimasero nei posti posteriori. Mi sedetti davanti senza mai guardare alla mia sinistra. Non volevo guardare quel ragazzo anche perchè mi sentivo leggermente in imbarazzo per quello che avevo fatto poco prima, non si trovava per niente in sintonia con la ragazza pudica che ero; al contrario mi ero comportata da ragazzina sfacciata e senza ritegno. Mi sentivo addirittura sporca per quello che avevo fatto, ma quello che era fatto era fatto.
"Sara? Hai sentito cosa ho detto?" La voce di Lea mi svegliò momentaneamente.
"Come?" Risposi passandomi una mano tra i capelli castani.
"Credo fosse assorta nei suoi pensieri" sogghignò Dylan lanciandomi un'occhiata veloce prima di continuare a guidare. Ebbi la sensazione che sapeva esattamente a cosa stessi pensando ad arrossii girandomi dall'altra parte per guardare fuori dal finestrino.
"Ti ho chiesto se te la senti di dormire da sola in quella stanza" continuò Lea.
"Si certo, dovrà tornare prima o poi" risposi con la testa appoggiata al palmo della mia mano.
Per fortuna Newt chiese di accendere la musica e l'ultimo quarto d'ora del viaggio passò più velocemente del precedente perché intenti ad ascoltare le canzoni che passavano. Quando Meghan Trainor fece il suo debutto con "I am a Lady" la macchina di Dylan si fermò di fronte all'hotel dove avevo la camera.
"Eccoci qui" sorrise Dylan che continuò a impugnare il volante della sua Audi.
"Beh, grazie mille ragazzi... Io vado" scesi velocemente dall'auto congedando tutti con un sorriso nascondendo la mia preoccupazione.
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Una volta entrata in camera mi lasciai cadere sul letto della camera che avrei dovuto e voluto condividere con il ragazzo che amavo e iniziai a piangere. La mia mente viaggiò dalla musica della festa, fino alle parole pungenti di Tyler. Forse aveva ragione, ero solo una bambina, ma quella sera la più matura tra i due ero stata io.
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Il suono meccanico e ripetuto della sveglia mi destò velocemente. Tyler era accanto a me , vestito come la sera precedente, che stava dormendo. Non l'avevo sentito rientrare e non volendo far tardi il primo giorno di università decisi di non svegliarlo.Andai verso il bagno e mi gettai sotto il tiepido scroscio dell'acqua iniziando ad insaponarmi per poi sciacquarmi velocemente come se avessi dovuto allontanare i brutti pensieri che iniziavano ad affollare la mia mente. A che ora era tornato Tyler? Perché aveva reagito così? E, cosa più importante, se mi avesse tradita? Chiusi gli occhi e scossi la testa cercando di allontanare quei pensieri che mi avrebbero tormentata per tutto il resto della giornata.
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Mi avviai verso la porta prendendo la borsa al volo. Uscii e andai al bar per prendere un caffè e avviarmi verso l'università.
Una volta arrivata trovai Lea, Newt e Julia ad aspettarmi prima di entrare.
"Che belle occhiaie principessa" ridacchiò Lea che ottenne in risposta il mio dito medio.
"Hai parlato con Tyler?" Newt mi lanciò uno sguardo di rammarico. Non voleva rattristirmi voleva solamente sapere se andava tutto bene. Scossi la testa in segno di negazione con gli occhi un po' lucidi. Impedii alle lacrime di cadere perché nessuno avrebbe rovinato il primo giorno di ritorno all'università, nessuno. Nemmeno lui.
Ci avviammo all'interno dell'edificio e prendemmo posto nell'aula di filosofia.
Un professore goffo con capelli e barba folti e scuri iniziò il suo lungo monologo accompagnate da alcune diapositive che avevano la funzione di farci recepire al meglio il concetto che voleva spiegare.
"Parliamo ora di Freud, miei cari ragazzi"
Iniziai a prendere appunti quando sentii il mio cellulare vibrare ma decisi di ignorarlo.
"A differenza del comune approccio medico che tendeva a sottovalutare tutte le patologie psicologiche in quanto non erano supportate da concrete lesioni fisiche, Freud cominciò ad osservare con occhio più curioso i fenomeni isterici e i sintomi nevrotici come fobie" Disse il professore passeggiando intorno alla grande aula " e l'anoressia oltre che a cercare metodi per curarli" il professore sorrise e continuò a spiegare fino alla fine di quell'ora, dopo di che ci congedò tutti augurandoci una buona giornata. Fui l'ultima ad uscire da quell'aula e venni fermata dallo stesso professore.
"Lei è la signorina Martin?" Chiese con gli occhiali sulla punta del naso.
"Proprio io, professore" sorrisi timidamente.
"Sono a conoscenza della sua scelta riguardo ai due anni sabbatici, ma adesso tra non molto dovrà sostenere l'esame di filosofia su tutti gli argomenti di questi due anni per mettersi in pari e poter continuare il percorso con i ragazzi della sua età"
Annuii mentre continuò a parlare.
"Dovrebbe cercare di studiare assieme a qualcuno che può darle una mano, lo tenga a mente ma per adesso, bentornata signorina Martin".
"Grazie Professore, non la deluderò"
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"Come? Un esame con due anni di programma? È forse impazzito?" Chiese Newt esterrefatto.
"Non dirlo a me, non so come fare. Mi è sempre piaciuta filosofia, ma non credo sia facile ricordare tutte quelle cose" abbassai notevolmente il tono di voce "Non adesso con questa storia di Tyler"
"Ti ha detto niente?" Abbassò il tono il mio migliore amico.
"Solo che vuole parlarmi oggi dopo le lezioni" mi strinsi nelle spalle.
"So che è difficile, ma non perdonarlo subito" disse Newt sincero.
"C-come?" Strabuzzai gli occhi. Come faceva a sapere che l'avrei perdonato?
Ero davvero così scontata?
"So che lo ami, si vede. Ma quello che ha fatto ieri non è stato.. giusto nei tuoi confronti. Non si lascia la propria ragazza in balia di persone ubriache ubriacandosi a sua volta senza tornare a casa con lei."
"Dove vuoi andare a parare?" Inclinai leggermente la testa per osservarlo.
"Solo.. renditi conto della gravità della situazione, dopo fai quello che ti senti" mi sorrise Newt scompigliandomi i capelli.
Adoravo la saggezza di quel ragazzo. Sapeva sempre qual' era la scelta giusta da fare e sapeva come strapparmi un sorriso.
"Ricordati della mia festa di compleanno domani sera, lo sai che ci conto" disse il biondo sorridendo.
"Assolutamente!" Risi in risposta. "Adesso ho economia e dopo ho finito. Tornerò a casa e parlerò con Tyler. Ti chiamo più tardi, va bene?" Sorrisi al biondo che alzò il pollice a mo' di 'ok'.
Mi avviai verso economia con l'ansia e la paranoia che dopo poco avrei parlato con Tyler di quanto era successo il giorno prima.
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La lezione passò abbastanza velocemente tra grafici ed equazioni che spiegavano i vari rapporti tra domanda e offerta.
Ripassai mentalmente non solo quegli argomenti, ma ripensai anche al discorso del professore di filosofia e all'esame che avrei dovuto affrontare per tornare in pari e seguire i corsi con i miei compagni. D'altra parte era stata colpa mia, ma necessitavo quei due anni sabbatici, non me la sentivo di continuare gli studi senza mettere una pausa alla mia vita. In quei due anni avevo potuto mettere in ordine alcune cose e avevo capito quali erano gli obiettivi che avrei perseguito nella vita quindi non mi sarei mai sentita più pronta di allora. Ecco perché tornai all'università.
Ero arrivata al bar sotto l'hotel camminando per rimettere a posto non solo le idee, ma soprattutto i pensieri che affollavano la mia mente da quella mattina. Lo vidi seduto ad un tavolino con uno dei suoi soliti maglioncini bianchi con pantaloni neri e mocassini beige. Orologio sempre presente al polso e telefono sempre presente tra le mani che non facevano altro che scrivere e prestare attenzione a tutto, tranne che a quello che aveva davanti. A tutto, tranne che me. Mi sedetti spostando la sedia e il rumore lo svegliò da quella bolla di sapone nella quale si trovava.
"Sei venuta" iniziò lui mostrando segni evidenti di post sbornia.
"Evitiamo i convenevoli. Cosa diavolo ti è preso ieri?" Chiesi secca cercando di nascondere le mie emozioni per rimanere dura e fredda.
"Ieri.. io.. ho bevuto e non so cosa mi è preso non so nemmeno come mai ho bevuto così tanto e nemmeno come mai non sono tornato a casa con te" iniziò il moro passandosi una mano di fronte agli occhi.
"Ah non lo sai? Lascia che ti rinfreschi la memoria, ti va? Oh certo che ti va. Mi hai dato della bambina che va ancora a scuola, mi hai detto che non volevi tornare con me Tyler e me l'hai detto mentre stavi ballando con un gruppo di ragazzi e tra questi erano pure presenti delle ragazze che ti ballavano intorno" Iniziai alzandomi dalla sedia.
"Sara.."
"No. Adesso parlo io. Tu mi hai portata alla festa fingendo che fosse tutto apposto quando in realtà non lo era e ti sei comportato come un bambino. Tu. Non io. Chiaro?" Alzai il tono.
"Ci stanno guardando tutti. Datti un tono"
Disse il moro con tono duro e freddo. Rimasi quasi intimorita ma non mi fermai.
"Non mi importa se ci guardano" stavo urlando puntandogli contro un dito, ma prima che potessi aggiungere altro si alzò e si avvicinò a me con uno scatto scandendo molto chiaramente le parole.
"Datti un tono. Avevo ragione quando dicevo che sei una bambina capricciosa quindi adesso ti calmi e continuiamo a vivere la vita che abbiamo sempre vissuto senza che nessuno interferisca. Se non voglio andare ad una festa, noi non ci andremo. Sono stato chiaro o devo farti il disegnino? " disse ad un palmo da me incutendomi un po' di timore.
"Sono miei amici Tyler, non interferiscono vogliono solo passare del tempo con me" cercai di farlo ragionare.
"Ho detto che nessuno interferirà. Puoi stare con i tuoi amici, ma non devono interferire in alcun modo." strinse le sue dita attorno al mio polso.
"Mi stai facendo male" abbassai lo sguardo sulla sua stretta e lui di botto lasciò la presa.
"Ci vediamo in camera tesoro" sorrise dandosi un tono come se non fosse successo niente. Rimasi visibilmente scioccata da quello che successe pochi minuti prima. Non era mai successo che provasse a mancarmi così tanto di rispetto o che addirittura mi mettesse le mani addosso. Non capivo cosa fosse appena successo, l'unica cosa di cui ero certa fu che non avrei potuto più ribellarmi o decidere cosa fare senza che lui prima fosse stato interpellato e d'accordo.
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Unexpected ||Dylan O'Brien||
Fanfiction🏅16 in #dylanobrien Sara Martin, originaria di Los Angeles, vive a New York da qualche anno. Futura ragazza in carriera fidanzata con un futuro imprenditore Dylan O'Brien, sbruffone e arrogante pieno di se vive a Los Angeles e non é in grado di ge...