9 || Pizza e promesse

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La mattina seguente, dopo essermi preparata, uscii di casa e scesi le scale della veranda, come facevo sempre. L’unica differenza era che per poco non calpestai qualcuno seduto sul marciapiede.

"Merda, scusa" imprecai, e poi mi ricordai che probabilmente non avrei dovuto dirlo. "Ehm... scusa."

"Non fa niente" Calum rise, ancora seduto per terra. Si alzò e si tolse la polvere dai suoi skinny jeans neri. Afferrò lo zaino e se lo mise in spalla. "Sei sempre così goffa di mattina?"

"Solo quando dei ragazzi stupidi si siedono sul mio marciapiede" dissi in risposta, ma gli sorrisi mentre camminavamo. "Mi stavi aspettando?"

"Devo passare per forza qui per arrivare a scuola, quindi mi sono detto “perché no?”" alzò le spalle.

"Hai altri amici?" gli chiesi scherzosamente.

"No" rispose piano. "Sto sempre a perfezionare incantesimi da solo o con qualcuno dei ragazzi. Tutti pensano che io sia un tipo strano e asociale che se ne sta sempre chiuso in casa."

"Hanno ragione per metà." feci notare.

Lui rise. "Già."

***

Arrivò l’ora di pranzo, e io mi misi in fila, come facevo sempre. Presi la pizza al pomodoro e delle patatine fritte che non sapevano di niente prima di prendere il milk-shake al cioccolato e infilare tutto nello zaino. Poi presi un paio di tovaglioli e mi incamminai verso la mia prossima lezione, in classe, dove mangiavo di solito.

"Bridgette" disse qualcuno dietro di me. Mi girai e vidi Calum sorridere. "Puoi sederti con me, se vuoi."

Sorrisi e annuii. "Suona carina come cosa."

Lui mi condusse al suo tavolo, all’angolo della mensa. Si mise seduto per conto suo, senza toccare cibo, aveva sempre il suo block-notes con sé. Scoprii che scriveva veramente roba in latino, ma si trattava di incantesimi che cercava di imparare a memoria, oppure su cui si esercitava. Presi un grande pezzo della mia pizza e guardai la mensa. "Sai che ci stanno fissando praticamente tutti?"

"Eh" scrollò le spalle. "Forse è perché io mi siedo sempre da solo e non parlo mai con nessuno, ti ci abituerai."

"Ma si dicono le cose all’orecchio."

Calum borbottò qualcosa sottovoce che non capii, poi posò la penna e mi guardò con curiosità.

"Allora andiamocene."

"C-che?"

"Andiamocene." ripeté, alzandosi e mettendo il block-notes nel suo zaino.

 Lo guardai scioccata. "Ma intendi... marinare la scuola?"

"Uh" ridacchiò, mettendosi lo zaino in spalla. "Che c’è? Non hai mai marinato la scuola?"

Scossi la testa.

"Be’, inizierai a farlo se continui a stare con noi" disse, prendendo la mia pizza e buttandola sul tavolo di qualcun altro. "Ti comprerò della vera pizza."

Calum sollevò per me il mio zaino, aspettando che io mi alzassi e lo prendessi. Quando lo feci, mi prese per mano e mi guidò per i tavoli, fino fuori alla mensa, praticamente mi trascinò, dato che stava correndo. Uscimmo dall’Edificio Principale e camminammo per il campus senza che nessuno ci dicesse niente. Lui finalmente rallentò quando fummo fuori dal campus.

"Come mai nessuno ci ha detto niente?" chiesi.

"Mentre tu eri impegnata a fregartene di quello che pensava la gente" iniziò, con un tono leggermente infastidito. "Io cercavo il mio incantesimo dell’invisibilità. Quello che uso per poco tempo, il che è perché abbiamo dovuto correre. Volevo saltare scuola con te in un modo diverso, ma... sto ancora cercando di perfezionare l’incantesimo per farlo durare più  lungo..."

Silence » a.i (Italian Traslation)Where stories live. Discover now