13 || Incontrare la famiglia pt.1

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Casa mia era vuota – o almeno così sembrava quando entrai. I miei genitori erano a lavoro mentre mio fratello era a scuola. Nessun rumore proveniva dalla casa, e non c’era nessun segno che qualcuno fosse dentro. Ma con amici come Ashton, sapevo che lui avrebbe saputo come entrare in una casa senza lasciare tracce.

Michael mi prese per mano e mi guidò fino alla sala da pranzo. Ashton era lì con gli occhiali da sole nella tasca posteriore. Tra le sue mani c’era una fotografia mia e della mia famiglia durante un pranzo un anno prima. Non ero cambiata molto da allora.

Lui non fece caso a noi. Invece, ripose con cura la foto e si riportò le mani alla testa. "Fanculo." ringhiò, sedendosi sul divano.

Michael mi cacciò in cucina con le mani. Gli rivolsi uno sguardo interrogativo ma feci come mi aveva chiesto Entrai piano nell’altra stanza, ascoltando attentamente quello che stava per dirgli.

"Sai" iniziò Michael. "Non è che le ragazze vogliano venire a letto con te se entri di nascosto in casa loro e fissi le loro foto di famiglia."

"Vattene, Michael." sospirò Ashton.

"Sai che il tuo stupido dono non funziona con me" gli ricordò Michael. "In più, perché mi stai parlando? Non mi hai mai più voluto parlare da quando Calum ti ha dato il dono – a meno che non fosse qualcosa di importante."

"Che importa se parlo o no?" chiese. "Probabilmente finirò per mandare tutto all’aria con Bridgette, come ho fatto con qualsiasi altra cosa."

Che c’entravo io? Come poteva mandare all’aria qualcosa che aveva a che fare con me? Avrei fatto qualsiasi cosa per Ashton – pensavo che lui lo sapesse. Pensavo che tutti loro sapessero quanto ci tenevo. Non c’era quasi niente che avrebbero potuto fare per farmelo abbandonare.

"Come mai questa tristezza improvvisa?" chiese Michael.

"Credi che tutto questo sia improvviso?" Ashton alzò la voce.

"Sai cosa intendo" disse Michael. "Di solito sei tu quello che cerca di vedere il lato positivo delle cose. Perché ora stai lasciando perdere?"

Ashton sospirò ancora. "Lo sfratto è stata colpa mia. Stavo parlando tra me e me e ho detto che avrei voluto che la mia famiglia fosse libera, e il giorno dopo è spuntato il cartello."

"Il dono non-"

"Lo so" lo interruppe bruscamente Ashton. "È l’universo o qualcosa del genere. Non lo so. Anche se dico una cosa a nessuno in particolare, questa si avvera. E mi fa pensare a tutti i casini che ho combinato."

"Non vuol dire che resterà sempre così" disse Michael. "Te la sei cavata bene con Cooper – sei stato cauto e protettivo, e onestamente, credo che tu le piaccia e che le importi davvero di te. Forse ti ama addirittura. E cosa hai fatto per influenzare i suoi sentimenti? Niente. Non le hai mai detto una parola."

"Allora dovrei continuare così?" si lasciò scappare una risata tagliente. "Ti piace qualcuno e non puoi dirgli niente. Che dono!"

"Che stai facendo?" sussurrò Calum dietro di me.

Sobbalzai e mi voltai. "Gesù" bisbigliai. "Mi hai quasi fatto prendere un infarto!"

"Scusa" sorrise. "Sai, Ashton si è calmato. Puoi andare a parlargli se vuoi."

"Ma poi capirà che stavo origliando." feci notare. "Aspetta, dove sei stato?"

"In camera di tuo fratello." sospirò.

Aprii la bocca per chiedere perché, ma poi la chiusi. Forse era meglio che non lo sapessi. Calum mi girò intorno e raggiunse la porta. Mise la mano sul pomello e mi saluto con l’altra. Mi avvicinai in punta di piedi prima che lui potesse aprirla e chiuderla rumorosamente, facendomi sobbalzare. Poi mi spinse in sala da pranzo.

Silence » a.i (Italian Traslation)Where stories live. Discover now