Capitolo 34

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Fu come se il tempo si bloccasse, come se io mi bloccassi. Blackout.
Vedevo le labbra di mio padre muoversi e sentivo dei suoni, solo che non riuscivo a trovarne il senso. Sentii mio fratello stringermi la mano e forse stavo anche tremando, ma non ne ero sicura: non riuscivo più a collegare mente e corpo.
La mia testa si fece improvvisamente pesante, come tutto il mio corpo, e percepii il bisogno di appoggiarmi allo schienale del divano, anche se i miei muscoli continuarono ad essere in tensione.
Inaspettatamente, riuscii a capire quelle parole, ma tuttavia non riuscivo a comprenderne ancora il significato "Elena?" mi richiamò mio padre con troppa calma.
Scossi lievemente la testa, non sapendo se era per il rifiuto della notizia o perchè non riuscivo più a seguirlo. Provai a dire qualcosa ma dalla mia bocca non uscii alcun suono.
Luca strinse la mia mano più forte e mi costrinse a guardarlo "Elena" la sua voce era ferma, ma celava tanta tristezza "Valentina è stata investita da un auto" disse quelle parole lentamente, ma ancora non riuscivo a capire "I medici non hanno potuto fare niente"
Crollò tutto. La cosa peggiore fu che io rimasi immobile e in silenzio, i miei occhi completamente asciutti, nonostante io volessi dimenarmi, urlare e piangere. Quei tappi invisibili che avevo alle orecchie poco fa scomparvero e iniziai a sentire di nuovo tutti i suoni e i rumori oltre la voce di mio fratello.
"Che significa?" chiesi quando riuscii a parlare di nuovo "Che cosa significa?"
Luca mi guardò con così tanta frustrazione "È morta, Elena" la sua voce tremò, per la prima volta da quando ero tornata a casa "Nostra sorella è morta"
Ed ecco di nuovo il black-out. Tutto si spense e iniziò a girarmi la testa.
Non poteva essere vero, era solo uno scherzo, un terribile scherzo "No" dissi con convinzione "Non prendetemi in giro!"
"Elena, non è uno.." cercò di dirmi mia madre ma la interruppi bruscamente prima che potesse continuare "No! Scommetto che se vado in camera sua la troverò pronta col cellulare a filmare la scena!" mi alzai barcollando e mi diressi spedita verso il piano di sopra diretta verso la camera di Valentina. Ero sicura che l'avrei trovata là. Dovevo trovarla là.
Percorsi il corridoio correndo e quando fui davanti alla sua porta, la prima a sinistra, l'aprii con rabbia ed entrai; mi guardai intorno cercando lo sguardo di mia sorella. Lei era lì, col telefono in mano pronta a fare un video per i ricordi di famiglia.
La sua stanza era impeccabile, forse mia madre l'aveva riordinata visto che Valentina non riordinava mai, lo odiava. Iniziai ad ansimare quando capii che in quella stanza non c'era nessuno a parte me.
I miei occhi si poggiarono sulla cabina armadio e, disperata, andai ad aprirla sperando di trovarla là.
Non trovandola, guardai sotto la scrivania, dietro la porta, sotto il letto. Non era da nessuna parte.
Mia sorella non c'era.
Caddi sulle ginocchia a terra, rendendomi conto solo allora che avevo ancora stretto nella mia mano sinistra il regalo che le avevo comprato a Roma, ciò rese la situazione ancora più tragica. Fissai un punto fisso sui quadri appesi alla parete bianca, che lei aveva preso per dare più colore alla sua camera. Provai a metterli a fuoco, ma non ci riuscii, ormai non riuscivo nemmeno più a pensare.
Mi alzai a fatica e mi avvicinai al muro, dove c'erano appese delle sue foto.
Non avrei più rivisto il suo volto? Non avrei più sentito la sua voce?
No.
No, non era possibile.
Lei non era morta, non lo era.. non lo era.
Con le dita sfiorai il vetro della cornice, dove c'era una nostra foto. Sorridevamo entrambe, era una foto di quest'estate, quando io e la mia famiglia eravamo in vacanza per una settimana in Sardegna. Luca era quello che ci aveva fatto la foto, scocciato di dover essere sempre reclutato come fotografo; appesa accanto a quella foto c'era un altro scatto, questa volta con tutti e tre i fratelli Ricci: Luca al centro, io alla sua destra e Valentina alla sua sinistra.
Eravamo davanti al Palazzo della Signoria qui a Firenze, questa foto risaliva a circa un anno fa ed era stata scattata da un passante a caso, che era stato felice di catturare la felicità di quei tre fratelli che avevano deciso di passare una giornata insieme. Quella realtà felice sembrava lontana anni luce; con uno scatto mi girai e uscii nel corridoio per poi dirigermi verso la mia stanza correndo. Quando entrai dentro la mia camera notai di nuovo il regalo per mia sorella ed estraendolo dal pacchetto, lo lanciai nel corridoio sentendolo rompere in mille pezzi.
Mi chiusi a chiave e meccanicamente presi un libro dalla mia libreria, cercando di annegare tutta la mia sofferenza in quelle pagine.

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