16. Hals e Lolo

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Ci ritrovammo a percorrere le strade che portavano a Salt Lake City, Utah, dove Ally aveva detto ai ragazzi di rifuggiarci. Lì c'era una delle tante basi delle Luci, la più importante dopo quella al municipio. Avevamo passato Manhattan, distretto di New York, mettendoci mezza giornata.
E ora camminavamo per Toronto, città del Canada, per andare a trovare una mia amica: Halsey. Le altre strade erano sorvegliate dall'esercito e quella era l'unica via più sicura. Conoscevo bene quelle strade e, dato che nessuno aveva idee migliori, accettarono quando gli proposi il percorso un po' più lungo. La ragazza che avevo nominato in precedenza abitava lì con la sua famiglia e altri superstiti. Ci saremmo passati e io ne avrei approffittato per vederla, per non parlare del fatto che conosceva molto meglio di me quella città e forse ci avrebbe aiutati.
Una volta raggiunta Salt Lake City, Ally aveva detto a Noah e a Chris che dovevamo aspettarla.
Camila chiese ai due se la donna aveva voluto sapere di lei, ricevendo una risposta affermativa. La preoccupazione che aveva sembrava sparita, rimpiazzata dalla gioia di aver ricevuto notizie di Ally. L'avevamo lasciata a Boston in brutte condizioni, in fin di vita, domandandoci se l'avremmo rivista. E la ragazza lo temeva più di tutti, ovviamente. Vederla rallegrata mi faceva sentire meglio.

Ero tra Chris e Normani, entrambi avevano un braccio che mi sorreggeva, mentre Camila camminava con Noah un po' più avanti e Dinah si trovava dietro di noi.

«Come hai conosciuto questa Halsey, Lauren?» mi domandò quest'ultima, attirando l'attenzione dei suoi amici.

«Ero uscita dalla zona di quarantena per sbrigare delle faccende e finii in una delle sue trappole. Rimasi a testa in giù, appesa al soffitto, finché una ragazza con delle lunge trecce e gli occhi azzurri, non fece la sua comparsa. Mi bendò, legandomi e portandomi in quello che era il suo rifugio e, quando capì che non avevo cattive intenzioni, lasciò che stessi con loro.»

«Che tipo di faccende..?», stavolta fu Camila quella che parlò, girandosi momentaneamente verso di me dopo averlo fatto.

«Dovevo consegnarvi delle armi» dissi, riferendomi al gruppo di cui facevano parte i tre.

Continuai a zoppicare, con l'aiuto del mio gemello e della mia migliore amica, finché Noah decise che fosse opportuno fermarci e fare una pausa. Feci una smorfia quando mi lanciò un'occhiata apprensiva e pronunciò quelle parole. Mi sentivo inutile, un peso, Normani era visibilmente affaticata e sapevo fosse a causa mia.

Chris mi fece l'occhiolino, indicandomi con il capo Camila, la quale si stava avvicinando con insicurezza. Lo potevo notare dal suo guardare insistentemente il suolo, la sua postura rigida e il suo sorriso teso, quasi inesistente. Mio fratello si allontanò pochi secondi prima che mi raggiungesse, accostandosi a Normani poco più lontana persa nei suoi pensieri. L'abbracciò da dietro, facendola sussultare; sorrisi quando si rilassò contro di lui.

«Ehi, come va?», la cubana si appoggiò al muretto sul quale ero seduta, facendo sfiorare la mia gamba con il suo braccio.

«Una meraviglia, Camila, suppongo tu sia felice per Ally.»

Non volevo che il mio tono fosse così scontroso, ma sentivo l'irritazione crescere dentro di me e, anche se sapevo che Camila non c'entrasse niente, me la presi con lei. Ero stanca, lo stomaco mi faceva male e anche la gamba e non volevo stare così. Non potevo essergli d'aiuto, li intralciavo e li rallentavo. Per nostra grande fortuna, o mia, non avevamo incontrato infetti. Speravo procedesse così bene fino al rifugio di Halsey.

«Cosa c'è che non va, Lau? Puoi dirmelo, puoi dirmi tutto..Lo sai» mi parlò con tono dolce, mettendosi tra le mie gambe con una certa attenzione, mascherata dal suo viso rilassato.

Le avevo appena sbottato contro, eppure era lì, che mi parlava con calma..Come se non l'avessi fatto. L'avevo attaccata e lei cercava di aiutarmi.

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