Michael Ballzack

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Stavi andando a scuola quando vedi qualcuno a te familiare. Ti avvicini silenziosamente e gli tocchi la spalla facendolo spaventare.

"Bu!"

"Idiota!" ti urla contro.

"Buongiorno anche a te, puffo" dici ridendo.

"Smettila di chiamarmi così" ti guarda storto.

"E perché mai, tappo?" domandi sorridendo.

"Ti ho detto di smetterla" ribadisce l'azzurro.

"Mmh... Ho capito..." fai una pausa per poi continuare "Sei innamorato" butti lì per vedere la sua reazione. Si era irrigidito di botto e si era fermato in mezzo alla strada, con le gote leggermente arrossate. Ridi leggermente, con la mano davanti alla bocca. (tipo negli anime, che le ragazze per lo più gentili ridono così) Ti avvicini e gli accarezzi i capelli abbassandoti alla sua altezza.

"Non ti preoccupare puffo: il tuo segreto è al sicuro con me!" detto questo ti giri e te ne vai. Michael rimane fermo per un po', per poi riprendersi e correrti incontro urlando.

"C-Che cosa stai dicendo?! Ti pare che uno come me può innamorarsi?!"

"Si, si, ok. Come dici tu" ridi vedendolo arrossire maggiormente e abbassare la testa sconsolato.

Skip Time (dopo scuola)

Torni a casa esausta. Quel giorno la professoressa di Educazione Fisica aveva deciso di fare una serie di test sulla resistenza. Ti togli le scarpe e le calze tirandole un po' dove capitano, lasci la borsa per terra e ti butti di slancio sul divano. Ti stai per addormentare quando il rumore di una notifica ti fa aprire nuovamente gli occhi. 

Mamma

Ho lasciato nel forno il pranzo, ti basta solo riscaldarlo.

 Mandi un veloce grazie e corri verso la cucina. Aprendo il forno trovi ad aspettarti il tuo piatto preferito.

Una volta finito di mangiare torni in salotto per stenderti nuovamente sul divano, ma ti ricordi che i compiti non si faranno mai da soli. Sbuffi e, nolente, prendi la borsa e vai in camera tua.


Skip Time Again (durante i compiti)

Un urlo isterico rimbomba in tutta la stanza, seguito subito dopo da un botto. Tra i compiti assegnati c'erano quelli di matematica e, da brava professoressa che ti ritrovavi, ne aveva dati migliaia. Eri ferma su un esercizio da più di due ore e proprio non riuscivi a risolverlo, alla fine hai deciso, saggiamente, di urlare e lanciare il tavolo. Ti butti sul letto mugolando un "Sistemo dopo..." e ti addormenti.

Il suono di un telefono che squillava ti sveglia. Alzi lo sguardo, ancora assonnata, e prendi il telefono, cercando di mettere a fuoco il nome della persona che ti chiamava. Alla fine riesci a leggere il contatto: Puffo. Sorridi e rispondi.

"Che c'è tappo?" 

"Ti ho già detto di non chiamarmi così!"

"Ok, ok. Che vuoi puffo? Così va meglio?" chiedi con finta innocenza. Lo senti sospirare sconsolato per poi parlare nuovamente.

"Ci possiamo vedere?... Adesso...?" riesci a sentire il suo nervosismo. Sembrava sperasse sia in un assenso che in un rifiuto.

"Vaaa... Bene(?)"  rispondi titubante.

"Perfetto! Alle 16.00  al Campo al fiume" dice prima di chiuderti la telefonata in faccia. Tieni gli occhi fissi sul telefono, cercando di capire cosa era appena successo quando qualcosa ti fa spalancare gli occhi.

"Devo sbrigarmi! E' tardi!" infatti mancavano solo venti minuti alle 16.00. Scendi dal letto e, alla velocità della luce, ti fiondi davanti all'armadio e agguanti dei vestiti che andavano bene. Corri in bagno e ti cambi in poco tempo, per poi correre giù per le scale rischiando di inciampare nei tuoi stessi piedi.

Eri arrivata appena in tempo e di lui ancora nessuna traccia. Sbuffi.

"Questo è perché ha le gambe corte!" commenti.

"Chi ha le gambe corte?" Ti giri e ti trovi davanti Michael. Aveva le braccia incrociate dietro la testa e un adorabile broncio sulla faccia. Gli sorridi e ti avvicini per salutarlo, ma lui si gira e se ne va.

"Forza, andiamo."

"Dove??" chiedi confusa. Lui si gira quel poco che basta per guardarti.

"Nel mio posto speciale" si gira nuovamente e ricomincia a camminare. Lo segui incerta, cercando di non rimanere indietro.

Dopo aver camminato un bel po' arrivate al rifugio del grigio-azzurro. I tuoi occhi iniziano a brillare, la bocca era aperta, ma con un sorriso. Il posto in cui ti aveva portato era stupendo. Davanti a te si trovava una distesa d'erba circondata da sakure. I petali che volavano portati dal vento, il cielo azzurro senza neanche una nuvola. Si erano fatte le cinque di sera e, essendo inverno, il sole stava calando lentamente, portando un velo di incanto in più. Sembrava un sogno, anzi... il Paradiso.

"Che posto stupendo" commenti ancora stupita.

"Già... Volevo condividerlo con te..." con la coda dell'occhio vedi le sue gote arrossarsi, ma sorrideva. Sembrava comunque nervoso. Decidi quindi di chiedergliene il motivo, ma non te ne diede il tempo. Si avvicinò lentamente, ti prese il braccio e ti fece abbassare quel poco per baciarti sulle labbra. Era un bacio casto, ma che nascondeva tutto quello che il piccoletto si era da sempre tenuto dentro. Ricambi il bacio sorridendo. Il giorno più bello della tua vita. Niente avrebbe potuto rovinartelo.

Poi hai ricevuto la chiamata di un esemplare di mamma incazzata perché non avevi messo in ordine la stanza.


Inazuma Eleven/Go/Chrono Stone/Galaxy  X Reader {CONCLUSA}Where stories live. Discover now