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«Vedo che i miei vestiti ti vanno», mormorò Brody nel momento in cui rimise piede in soggiorno, dopo essersi fatto una veloce doccia, approfittando dell'assenza prolungata dell'altro. Lo sguardo si posò un attimo di troppo sulla figura di Daryl. «Hai voglia di cenare?» gli chiese, superando la penisola, mentre Dragon, che sino ad un attimo prima lo seguiva scodinzolando, andò a sedersi accanto all'altro uomo, intento a fissare il fuoco scoppiettante nel camino.
Daryl abbracciò il cane, prima di voltarsi e rimanere letteralmente a bocca aperta davanti ad un Brody praticamente nudo, se non fosse stato per uno striminzito asciugamano legato in vita e su cui il suo sguardo indugiò un attimo di troppo. Deglutì con forza, obbligandosi a voltarsi per riportare lo sguardo sul fuoco. «Fai tu», biascicò, sistemando la legna, nonostante non ce ne fosse alcun bisogno.
Brody lo guardò storto, poi tirò fuori due pizze dal congelatore, lanciandole sul ripiano del lavandino. «Forse avrei dovuto tirarle fuori prima», rimuginò tra sé, fissandole alcuni secondi, per poi decidersi a rimetterle nel freezer. Aprì vari pensili, indietreggiando di un passo per poter guardare dentro ognuno di essi e valutare cosa potesse preparare velocemente. Il suo stomaco brontolò.
«Non ti ho ancora ringraziato per l'ospitalità», disse all'improvviso Daryl, lasciando che Dragon gli si accoccolasse sulle gambe incrociate.
«Mh.»
«Sei un uomo di molte parole», commentò sarcastico, piegandosi in avanti e strofinando la guancia contro il pelo morbido dell'animale. «Per fortuna ci sei tu». Dragon abbaiò, scodinzolando felice. «Non so come tu faccia a sopportarlo», bisbigliò scherzosamente.
Per alcuni minuti nessuno dei due disse nulla, lasciando che l'unico suono all'interno del cottage fosse lo scoppiettare della legna nel camino.
«Durerà molto?» chiese Daryl, giusto per interrompere quel silenzio che aveva iniziato a infastidirlo. Si voltò e rimase a fissargli il fondoschiena che quel semplice asciugamano di spugna evidenziava in modo provocante. Deglutì e non riuscì a staccare gli occhi da Brody che, dopo aver poggiato un ginocchio sul piano della cucina, si allungò per afferrare qualcosa dal ripiano più alto all'interno del pensile appeso sopra la lavastoviglie ad incasso; l'asciugamano si scostò quel tanto che gli permise di intravedere qualcosa di troppo. Tossicchiò a causa della saliva andatagli di traverso.
«Stai morendo, per caso?» chiese Brody, dopo aver chiuso lo sportello ed essersi appoggiato contro la lavastoviglie, tenendo nella mano destra una busta di preparato per risotto ai funghi.
«È solo un po' di tosse», asserì e riportandolo gli occhi sul fuoco, cercò d'ignorare quell'inizio di erezione premere contro gli slip. Si maledisse e allo stesso tempo ringraziò il fatto di avere ancora Dragon sopra di sé, così che se l'altro si fosse avvicinato non l'avrebbe notato. Ora rilassati, pensò, quando alle spalle avvertì la sua presenza. Merda!
«Sai che sei un tipo strano», commentò Brody e Daryl si tese. «Se devi andare in bagno, basta che gli chiedi di spostarsi. Ho notato come ti muovi a disagio», continuò, piegandosi sulle ginocchia e constatando che Dragon si fosse addormentato.
«Non volevo disturbarlo», se ne uscì fuori Daryl quando notò la mano dell'altro farsi strada sul pelo dell'animale, fermandosi giusto un attimo prima che potesse sfiorargli la coscia. Sospirò di sollievo.
«Piaci a Dragon e questa è una buona cosa», disse Brody. «Almeno sono sicuro che tu non sia qui con cattive intenzioni.»
«Non te l'avevo forse detto?»
«Stento a fidarmi delle persone», ribatté, inserendo una mano sotto l'husky con tutta l'intenzione di sollevarlo e adagiarlo sul morbido tappeto, quando le dita sfiorarono qualcosa di inequivocabile che fece tendere Daryl. «Stai tranquillo, ci penso io a lui», e le dita lo sfiorarono nuovamente, facendo sfuggire un gemito dalle labbra dell'altro.
«Co-cosa?!» quasi gridò e voltandosi di scatto ne incontrò gli occhi color ambra.
«Dragon», disse solo, ma a Daryl parve di vedere un lampo divertito nel suo sguardo. «Cosa pensavi?»
«Nu-nulla», gracchiò, imbarazzato. «Do-dovrei andare...» Non finì la frase che Dragon si svegliò, fissandoli curioso.
«Ben svegliato!» sorrise Brody, rimettendosi in piedi e lanciando una veloce occhiata all'inguine dell'altro. «Sarà meglio che tu vada in bagno», e Brody non se lo fece certo ripetere, rintanandosi nella stanza degli ospiti.


Seduti alla penisola, mangiarono in tranquillità un risotto ai funghi più buono di quanto Brody si era aspettato. Daryl gli lanciò occhiatine che l'altro fece finta di non notare.
«Cosa ci facevi da queste parti?» chiese Brody all'improvviso, stupendosi lui stesso di quell'interesse.
«Andavo dai miei per Natale.»
«Mh.»
«Che me l'hai chiesto a fare se non te ne frega nulla», sbottò, infilandosi in bocca una forchettata di riso.
«Ti scaldi un po' troppo», commentò pacatamente Brody, bevendo un sorso di vino.
«Sei tu che mi fai scaldare.»
«Ho visto», disse con un sorrisetto malizioso che lasciò disorientato l'altro.
«Sei lo stesso che mi ha aperto la porta?» chiese, guardandolo con circospezione e puntandogli contro la forchetta.
«Mh?»
«Parli tanto e senza quel cipiglio...»
«È il vino», lo interruppe, bevendone ancora un sorso. «Ogni volta che lo bevo finisce così», disse, facendo spallucce.
Daryl sgranò gli occhi. «E allora perché cacchio stai bevendo?!» strepitò, togliendogli il bicchiere di mano e finendo per schizzare il ripiano della penisola, lo mise accanto al proprio.
Nell'istante in cui Brody provò a riprenderselo saltò la corrente.
«E che cazzo!» fu il commento di Daryl, che spinse Dragon ad avvicinarglisi e sfiorargli la gamba con il muso.
«Hai paura del buio?»
Daryl avvertì quella domanda così vicina all'orecchio che, colto di sorpresa, si sbilanciò e se non fosse stato per il provvidenziale intervento dell'altro, sarebbe sicuramente caduto sul pavimento. Avvertì il calore delle sue mani sulle cosce e il respiro solleticargli il viso. Cercò i suoi occhi nell'oscurità, quando l'altro si allontanò.
«Dragon rimani con lui», disse Brody, accarezzando la testa del cane, che subito abbaiò. Poi aprì il cassetto accanto al ginocchio di Daryl, da cui tirò una piccola torcia che subito accese, illuminando lo spazio tra la scarpiera e una panca di legno, dove si trovava il pannello elettrico.


«Quanto tempo dovremo stare qui?» chiese Daryl per spezzare il silenzio che si era creato, osservando il fuoco che scoppiettava nel camino.
«Io ci abito qui», rispose Brody, trafficando con il pannello alla ricerca della fonte del guasto. «Tu sei libero di andartene.».
Il silenzio si insinuò nuovamente tra di loro: Brody era troppo occupato a cambiare un fusibile bruciato per dire qualcosa e Daryl a rimuginare sul fatto che tutta quella situazione avesse un che di surreale.
«E abiti qui da solo?» chiese, voltandosi e appoggiandosi contro il camino, percependo un piacevole calore su gambe e schiena.
«Vedi qualcuno?» ribatté acido Brody, chiudendo lo sportello e voltandosi, osservando il suo viso illuminato dal fuoco. «Di certo se qui ci fosse stato qualcun altro, non ti avrei fatto entrare», borbottò, per poi lanciare un'imprecazione quando si rese conto che tra le mani aveva il fusibile nuovo e di conseguenza aveva rimesso quello bruciato.
«Sempre gentile», mormorò, fissandogli la schiena, mentre Dragon, nonostante la poca luce, si mise a rincorrere una pallina. Daryl lo seguì con uno sguardo intenerito.
«Ora dovrebbe andare», mormorò tutto soddisfatto Brody, sistemandosi meglio l'asciugamano che si era allentato e, come a volergli dare ragione, la luce tornò a illuminare l'ambiente.
In quello stesso momento, Dragon colpì la pallina con la zampa, sulla quale un attimo dopo Daryl inciampò, finendo addosso all'altro uomo.
«Che cazzo!» esclamò e sollevando il viso, ne incrociò gli occhi color ambra.
«Il mio», mormorò Brody e Daryl si rese conto che la mano si trovava proprio lì.

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