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La porta della camera degli ospiti venne dischiusa lentamente, emettendo un cigolio che attirò l'attenzione di Daryl, che per farsi venire sonno aveva iniziato a leggere il libro trovato sul comodino.
«Non riesci a dormire?» chiese Brody, mettendo la testa all'interno della stanza.
«Esatto! Non riesco a dormire in un letto che non è mio», affermò, rimettendolo a posto e fu sul punto di aggiungere altro quando le parole lasciarono posto all'incredulità, ritrovarselo davanti completamente nudo.
Brody sorrise maliziosamente. «Sono qui proprio per questo.»
Daryl non ne capì il nesso e la sua confusione fu palese anche all'altro che, dopo aver chiuso la porta, vi si appoggiò contro, prendendosi il sesso duro in mano. «Ho notato il tuo interesse per il mio cazzo, quindi ho pensato bene di fartelo assaggiare.»
Daryl sgranò gli occhi all'inverosimile. «Co-come?!» deglutì un'enorme quantità di saliva, avvertendo il suo risvegliarsi. Tenne gli occhi fissi sul viso dell'altro, umettandosi le labbra con la lingua.
Brody si avvicinò lentamente al letto, poi si sedette sul bordo. «Vedi», iniziò, riprendendosi l'uccello in mano, la cui punta umida sembrava richiamare le attenzioni di Daryl. «Ho capito da subito il tuo interesse per questo», continuò, muovendo la mano, senza staccare gli occhi dai suoi. «E da buon padrone di casa ho deciso di accontentare il mio ospite.»
Daryl non disse nulla, ma infilò una mano sotto la coperta e iniziò a masturbarsi blandamente. Chiuse gli occhi, lasciandosi andare contro la testata del letto. Si morse il labbro inferiore, aumentando il ritmo delle pompate e lasciandosi sfuggire a frammenti il nome dell'altro.
«Essere sulla tua bocca mentre stai per venire mi eccita enormemente, lo sai?»
Daryl aprì gli occhi di colpo, ritrovandosi a specchiarsi in quelli color ambra dell'altro che, in piedi accanto al letto, gli sorrideva malizioso. Brody afferrò la coperta e la scostò con un colpo secco della mano, spedendola in fondo al letto.
«Che cazzo fai?!» strepitò, cercando di andare a riprenderla solo per ritrovarsi sbattuto sul letto dall'altro che gli si mise a cavalcioni.
«Hai un cazzo notevole», sorrise languido, prendendolo in mano e strappandogli un fremito, prima di stuzzicarne la fessura sulla sommità con il pollice. «E hai un ottimo sapore», aggiunse, portandoselo in bocca. Si sporse in avanti, facendo così strusciare il loro sessi duri, strappando un gemito ad entrambi. «Vorrei scoparti. Ora. Qui», gli sospirò nell'orecchio, disegnandone il profilo con la lingua. «E anche tu lo vuoi, giusto?» Daryl deglutì con forza, annuendo. «Bene», disse, raddrizzandosi e sorridendogli. «Primo cassetto», aggiunse, prima di scivolare leggermente all'indietro, riprendendoglielo in mano. Daryl faticò a eseguire quanto chiesto: allungò la mano e afferrò il pomello che finì per tirare con troppa forza quando l'altro, senza nessun preavviso, prese a lambirgli la cappella, facendo finire il cassetto sul pavimento.
«Bro-Brody», gemette, ricadendo sul materasso, mentre l'altro, tenendogli fermi i fianchi, lo prese completamente in bocca, imponendo un ritmo che lo portò a breve a impazzire. «Dio... è... è troppo...» farfugliò, afferendosi i capelli.
«Dammi tutto quello che hai, piccolo», gli sussurrò contro la pelle umida e masturbandolo, prese a succhiargli la cappella.
«Brody... cazzo... sto...» biascicò e sollevando i fianchi, gli si riversò in gola.


Daryl aprì gli occhi di colpo, ritrovandosi a fissare un punto impreciso nel buio della stanza, con il respiro accelerato e il cuore che sembrava voler balzare fuori dal petto da un momento all'altro.
«Cazzo!» ansimò nel passarsi una mano tra i capelli neri. Si mise seduto, sconvolto non solo dal sogno mal dal fatto che questo gli avesse provocato un orgasmo. «E adesso...?» si chiese, passandosi il piumone sull'addome e tra le gambe per pulirsi grossolanamente, prima di infilarsi nel bagno adiacente, maledicendosi per aver fatto un sogno tanto insulso.


Brody bussò alla porta della stanza degli ospiti e quando non ottenne risposta pensò bene di aprirla, ritrovandosi davanti l'altro intento a disfare il letto.
«Che stai facendo?»
Daryl preso alla sprovvista saltò su come una molla, buttando dietro di sé il piumone, per poi afferrare velocemente il cuscino che lanciò sulla macchia umida al centro del materasso, ancora coperto dal lenzuolo.
«Ni-niente.»
«A me non sembra», commentò, poggiandosi allo stipite della porta e guardandolo con circospezione. «Avanti, sputa il rospo», aggiunse, notando i capelli bagnati che gocciolavano sulla maglietta bianca.
Daryl si guardò velocemente attorno, fermando gli occhi sulla lattina accanto alla lampada sul comodino. «Mi è scivolata la Cola-Cola di mano e ho bagnato tutto», sbottò, dicendo la prima cosa che gli venne in mente.
Brody si fece strada nella stanza e si avvicinò al comodino, sul lato opposto del letto rispetto a dove si trovava l'altro. Afferrò la lattina e scuotendola leggermente, constatò che questa fosse quasi piena. «Sicuro che fosse Coca-Cola?»
«Che cos'altro potrebbe essere?» si alterò, intercettando lo sguardo che si spostava dal letto alla coperta dietro di sé. Deglutì e pensò a qualcos'altro, quando dalla soglia della stanza Dragon iniziò ad abbaiare insistentemente.
I due uomini si guardarono per alcuni secondi, poi Brody si decise a lasciare la stanza, con tutta l'intenzione di dare la colazione al cane.
«Andiamo, Dragon», disse, allontanandosi con la lattina nella mano sinistra, permettendo a Daryl di tirare un sospiro di sollievo. Un attimo dopo si riaffacciò nella stanza. «Muoviti che la colazione è pronta.»


Seduti alla penisola, consumarono il pasto senza dire una parola. Daryl ogni tanto gli lanciava occhiate furtive, convinto di non essere visto, e continuò così sino a quando quel silenzio divenne un compagno troppo pesante da sopportare.
«Senti...» dissero all'unisono.
«Prima tu», aggiunse velocemente Brody, versandosi l'ennesima tazza di caffè.
«Prima tu, sei il padrone di casa.»
Brody bevve un lungo sorso della bevanda ancora calda, poi lo guardò seriamente. «Siamo bloccati qui, tu più che altro e nonostante la mia accoglienza non sia delle migliori, non sono uno stronzo». Daryl lo guardò senza capire. «Ho sentito che ti lamentavi tutta la notte», asserì, afferrando un biscotto ai cereali che intinse per metà nel caffè e poi morse. Fece una smorfia non convinto dal sapore, poi però lo intinse nuovamente.
«Se non ti piace perché lo fai?» buttò fuori Daryl, afferrando un plumcake dalla confezione appena aperta. Lo scartò e ne morse un pezzo, masticando lentamente.
Dragon abbaiò e si avvicinò alla penisola, poggiandovi poi le zampe anteriori, guardando i biscotti ai cereali come se fossero una leccornia. Brody lo accarezzò sul capo e gliene avvicinò uno, che l'animale strinse tra i denti prima di tornare a sdraiarsi davanti al camino, dov'era stato sino a quel momento.
Lo sguardo di entrambi cadde su Dragon, poi Daryl, dopo essersi infilato in bocca l'ultimo pezzo del plumcake, riportò gli occhi sul viso di Brody. Arrossì, ripensando al sogno erotico avuto quella notte.
«C'è qualcosa di strano sulla mia faccia?» Daryl scosse il capo con forza. «E allora?»
«Allora, cosa?»
Brody sbuffò. «Perché mi stavi guardando in quel modo. Avanti sputa il rospo.»
«Tu cosa fai di solito?» buttò fuori la prima cosa che gli passò per la testa.
Brody bevve l'ultimo sorso di quel caffè ormai freddo. «Lavoro», disse come se la risposta fosse scontata.
«Lavori la vigilia di Natale?»
«Lavoro anche a Natale, se ti può interessare.»
«Ma tu sei pazzo!» strepitò Daryl, sconvolto da quella confessione. «Natale è sacro e non bisogna fare nulla, se non mangiare e bere.»
«Confessione da idiota, tipica di chi non ha un cavolo da fare», commentò, mettendosi in piedi e afferrando tazza e caraffa ormai vuota, le mise all'interno del lavandino. «Amo il mio lavoro», aggiunse, facendo scorrere l'acqua nella tazza, prima di voltarsi e guardarlo con serietà.
«Io mi rifiuto di lavorare durante le feste», sbuffò, ricambiando il suo sguardo. «Anche se amo il mio lavoro», aggiunse subito, facendo scivolare il dito sul bordo della tazza. «Ma amo ancora di più la mia famiglia e mi manca mia madre che mi augura una buona vigilia con un bacio», borbottò con un broncio infantile, che strappò un sorriso intenerito all'altro.

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