Capitolo 40

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Nei giorni successivi Laura si comportò come se le parole di mia madre non l'avessero toccata minimamente: era felice con Davide, non la vedevo così felice da tanto, troppo tempo.
Il giovane Cohen era davvero il fidanzato perfetto: gentile e premuroso, riempiva mia sorella di tante piccole attenzioni e la incoraggiava nel suo progetto delle ricette.
Cominciarono anche a progettare di passare le vacanze estive insieme a Tel Aviv, dove i suoi genitori avevano una stupenda villa che si affacciava sul mare; Davide sosteneva che laggiù fosse splendido anche d'inverno, col sole e la corrente marina a mitigare ogni possibile influsso del clima continentale dell'entroterra: mia sorella propose di andarci a partire da novembre e tornare in Italia solo a marzo, perché l'inverno a Roma era maledettamente umido.
Qualunque ragazza avrebbe fatto carte false davanti a una proposta così, questo è innegabile.
Perfino mia sorella, che non era esattamente "qualunque ragazza".

                                 ***

Il 27 agosto feci diciotto anni e organizzai una festa a casa esattamente come Laura due anni prima.
Vennero Sara, Livia, Giovanni, Enrico - con cui tutto sommato ero rimasta in buoni rapporti - con i fratelli Matteo e Anna, Francesco e Giada, alcuni miei amici di scuola, Antonio e Claudio, mia sorella, Davide e un loro amico.
Fu quel giorno che conobbi Dario Sciarra, colui che sarebbe diventato, qualche anno più tardi, mio marito.
《Piacere, Valeria!》sorrisi. Con i suoi occhi verdi e i suoi capelli biondo cenere era davvero un gran bel ragazzo.
《Dario e io ci conosciamo dall'infanzia. I suoi hanno una catena di ristoranti italiani nel mondo》raccontò Davide.
A quelle parole rimasi incredula: non mi pareva infatti possibile che un tipo così bello, elegante e ricco fosse venuto alla mia festa dei diciotto anni.
《Laura e Antonio mi hanno parlato di te e della tua passione per la scrittura》disse Dario.
《Sì... Sì, mi piace veramente molto scrivere...》risposi, quasi in imbarazzo. Mi ero cimentata in qualcosa, a partire dalla quarta ginnasio, ma non avevo sicuramente il talento né la fantasia di mia sorella; anche lei aveva un romanzo nel cassetto - anzi, al computer - cominciato nel 1994 e finito nel 1998. Lo avevo letto ed era meraviglioso, si intitolava "L'amore nascosto" e apparteneva al genere thriller.
Nessuno dei miei elaborati scritti era all'altezza del suo, ma Laura non me lo aveva mai fatto pesare: addirittura aveva presentato me come la scrittrice della famiglia, quando sapevo benissimo che era lei.
《Un giorno spero di leggerti allora!》fece Dario, con un sorriso che mi sciolse.
Ero appena diventata maggiorenne, e vedere quel suo sorriso fu il regalo più bello che avessi potuto ricevere per compleanno.

                                  ***

Alla fine della festa, mentre buttavo l'immondizia, pensavo a Dario: quando se n'era andato, mi aveva salutato con un bacio sulla guancia, dicendomi "a presto"; era una sciocchezza, ma allora lo trovai un dettaglio importantissimo.
Magari mi stavo sbagliando, magari era uno dei tanti che si erano innamorati di Laura, ma trovandola già impegnata aveva deciso di accontentarsi di me, ma a me era parso che mi apprezzasse, e mi crogiolai piacevolmente in quell'illusione.
《Mi sa che qualcuno ha trovato l'anima gemella, oggi...》fece una voce nota dietro di me.
《Antonio!》esclamai. Il migliore amico di mia sorella era lì anche lui per buttare l'immondizia.
《Ti ho vista oggi, con l'amico di Davide. Mi sa che tu e Laura farete tutto in famiglia. Matrimonio, casa, figli, magari anche lavoro...》osservò il giovane Leonardi.
《Non lo so. Ancora non so niente, Antonio. È Laura quella sempre sicura. Io non so nemmeno cosa voglio fare all'università, ma sicuramente non Economia》risposi.
《E come mai?》chiese.
《A giugno, qualche giorno prima della fine della scuola, la Cristaldi ha fatto un discorso sull'importanza delle parole. Laura era brava con le parole, ricordi che stava scrivendo un romanzo?》esordii.
《"L'amore nascosto"! E chi se lo dimentica? Non l'ha mai voluto spedire a nessuna casa editrice, eppure sono sicuro che sarebbe stato un successo...》replicò.
《Ecco, la Cristaldi non ha mai accettato che Laura studiasse Economia. Diceva che non era la sua vocazione, che avrebbe dovuto iscriversi a Lettere, come te》ribattei.
《Già, ricordo che quando glielo comunicò, tutta la classe rimase di sasso...》ricordò.
《Ho sempre pensato che la Cristaldi consideri Laura la sua più grande delusione. Io non voglio che pensi la stessa cosa di me. Non voglio essere la delusione di nessuno...》ammisi.
Antonio sorrise e mi diede un buffetto sulla guancia.
《Vale, tu non sei una delusione per nessuno. Non devi scegliere una facoltà per fare contento qualcuno, ma perché te lo senti》mi disse.
《Io... Sento che è quella, la mia strada》confessai.
《Allora se è così sarò contento di aiutarti. Sai, i test di accesso sono parecchio difficili, con tutte quelle crocette...》rispose.
Avevo parlato tanto di parole, ma non ne trovai per descrivere come mi sentivo in quel momento: c'era l'odore rivoltante dell'immondizia nei cassonetti stracolmi, che nessuno veniva mai a raccogliere; c'era la brezza pungente della sera che faceva somigliare la fine dell'estate all'autunno inoltrato; c'erano gli occhi di lui, piantati nei miei; c'ero io che a malapena riuscivo a respirare.
Mi comparve davanti l'orribile verità, quel dubbio che per anni mi aveva inseguito, tormentato, perseguitato, e che adesso mi colpiva in faccia come uno schiaffo: avevo tradito Enrico proprio con Claudio perché era il fratello di Antonio; perché io, Antonio, lo avevo sempre amato, ma lui aveva sempre scelto Laura, la quale in vita sua gli aveva dato tutto meno che l'amore.
Tuttavia l'idea di amarlo mi terrorizzava, provavo una sorta di schifo verso me stessa, perché Antonio e io eravamo cresciuti insieme ed era come se fosse mio fratello; e poi perché era Laura che lui voleva, e pensavo che anche lei, in fondo al cuore, contraccambiasse: mi sentivo in colpa verso mia sorella, portarle via l'altro pezzo di lei era fuori discussione.
《Grazie...》cincischiai timidamente, cercando di darmi un contegno.
《Ok, allora quando vuoi possiamo anche cominciare》fece lui.
《Ok...》feci. Poi ci incamminammo verso il nostro portone, salimmo le scale in silenzio e poi ci chiudemmo le rispettive porte alle spalle.
Dovevo togliermi assolutamente quei pensieri dalla testa, e concentrarmi su Dario.

La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]Where stories live. Discover now