Capitolo 50

37 4 0
                                    

Il fatto di essermi chiarita con lei mi rasserenò, dandomi il tempo di pensare ai miei obiettivi: ero perfettamente in regola con gli esami e mi mancavano ancora due anni alla laurea, ma già mi stavo facendo venire le pippe mentali riguardanti la possibilità di non farcela, così come non ce l'avevo fatta nemmeno ad inventare un romanzo tutto mio.
Cominciai a studiare come una pazza, e intanto le mie ore sui libri andavano di pari passo con la mia immaginazione: ogni tanto, dopo un quantitativo di pagine, mi fermavo, prendevo un quadernino e cominciavo a buttare giù qualche idea per un possibile romanzo; intanto "Omicidio sul Golfo" vendeva copie su copie, e presto l'editore amico della Cristaldi avrebbe voluto il prossimo romanzo in breve tempo. Dovevo farmi trovare pronta.

                                  ***

Un giorno Dario mi diede appuntamento al nostro solito posto, una terrazza panoramica in centro, voleva vedermi urgentemente; io ci andai un po' emozionata e un po' dubitante: cosa voleva dirmi? Era successo qualcosa in particolare?
Quando me lo ritrovai davanti cercai di sorridere, e quando sorrise anche lui tirai un sospiro di sollievo: non sembrava nulla di grave.
《Amore!》esclamai, poi ci baciammo.
《Dai, vieni. Ho una sorpresa per te...》fece conducendomi al nostro tavolo.
《Che sorpresa?》chiesi curiosa, mentre lui mi faceva accomodare.
《Chiudi gli occhi...》mi disse e io ubbidii. 《Adesso aprili...》aggiunse poi.
Mi ritrovai davanti un meraviglioso anello d'argento con tre brillanti incastonati che luccicavano al sole.
《Valeria Martini, vuoi diventare mia moglie?》domandò inginocchiandosi.
Non avevo mai visto persone spendere cifre esagerate per me: a casa nostra, almeno finché Laura non aveva inventato il suo business, ogni centesimo aveva sempre avuto una destinazione ben precisa, nessuno sforo, nessuna trasgressione, perciò quando mi vidi davanti Dario con quel suo anello, pensai quasi che lo avesse preso rubando, o spacciando - nessuno poteva permettersi una roba simile nel Quartiere, nemmeno i Santini.
Ma Dario era ricco e per lui la cifra che aveva speso per comprarmelo appariva irrisoria.
Per me era diverso: tutto quello che avevo costruito finora me l'ero guadagnato a caro prezzo, e penso sia il motivo principale per cui abbiamo avuto tanti problemi nel nostro matrimonio; venivamo da mondi diversi, e per quanto ci fossimo sempre impegnati per colmare questa nostra distanza, non abbiamo ottenuto grandi risultati.
Ma in quel momento non mi venne in mente niente di tutto ciò, ero così felice che gli presi le mani e, sfoderando un sorriso a trentadue denti, risposi: 《Sì, lo voglio!》.

                                   ***

《Invitati a cena dagli Sciarra? Noi?》domandò allibita nostra madre, il giorno dopo. Dario aveva comunicato della sua intenzione di sposarci alla famiglia, che adesso ovviamente voleva conoscere la mia.
《E perché no?》intervenne mia sorella.
《È strano forte. Insomma, andare in mezzo ai ricconi come lui. Che ci azzecchiamo con loro?》replicò nostro padre.
《Perché, che abbiamo da invidiare a loro?》fece allora Laura.
《Ci guarderanno dall'alto in basso...》osservò giustamente Giovanni.
《E allora? Non siamo capaci anche noi a fare i soldi?》ribattè lei.
《Laura ha ragione. Dobbiamo essere fieri e compatti davanti a loro, altrimenti ci faranno a pezzi》le diedi manforte.
《Non abbiamo scelta, a quanto pare》commentò nostro padre.
《No, non ce l'abbiamo》affermò Laura.
《Sono sicura che con un po' d'impegno andrà tutto bene...》decisi.
In realtà non ero sicura di niente. Avevo paura che si accorgessero di tutte le nostre pecche: del caratteraccio di nostro padre, dei lividi della mamma, della troppa personalità di Laura e di quella di Giovanni che invece era troppo poca.

                                  ***

Cinque giorni dopo eravamo tutti puliti e profumati, felici e sorridenti a pranzo dagli Sciarra, che vivevano in una villa meravigliosa dalle stesse parti della famiglia Cohen: pensai che per Laura fosse un problema rincontrare Davide, ma lei non lasciava trasparire alcun turbamento; sicuramente il fatto di essere una donna sposata le dava sicurezza, anche se a me pareva che avesse una brutta cera: la sua pelle era infatti molto pallida e il correttore non riusciva a nascondere le sue occhiaie.
Fummo annunciati da Ivano, il maggiordomo, e Lorena e Calogero ci accolsero sorridendo.
《Valeria cara, ma che piacere conoscere la tua famiglia al gran completo!》esclamò la padrona di casa.
《Anche noi di conoscere lei, cara signora!》fece nostro padre, in tono altrettanto gioviale. Temevo che col suo temperamento fumantino e popolaresco facesse fare a tutti noi Martini-Santini una figura di merda, ma almeno questa ci fu risparmiata.
《Perché non ci spostiamo nella sala da pranzo? Sofia, la nostra cuoca, ha preparato un signor pranzo apposta per l'occasione!》s'intromise il padre di Dario e noi lo seguimmo, prendendo posto; io mi sedetti tra Dario e Laura.
《E quindi voi siete baristi?》sorrise Lorena.
《Imprenditori, direi. Mia figlia maggiore Laura ha inventato un nuovo business di ricette》puntualizzò nostro padre.
《Oh sì, Valeria ce ne ha parlato con tanto entusiasmo!》replicò la madre di Dario, sempre cordiale, ma si vedeva lontano un miglio che ci stava guardando dall'alto in basso.
《Ricette insolite con ingredienti che nessuno ha mai sperimentato... Hai ancora molte idee?》chiese Calogero a Laura.
《Continuo a sperimentare, ovviamente》rispose mia sorella.
《E intanto mi dà anche una mano al ferramenta. Mia moglie è una donna straordinaria, ancora oggi mi chiedo dove le trova tutte queste energie》spiegò Giovanni.
《Le ha sempre avute, fin da bambina》ricordò nostra madre.
Come al solito, Laura mi aveva rubato la scena. Sembrava lei quella venuta a presentare la famiglia ai futuri suoceri, non io.
《E si è laureata prima di tutti, ad Economia》aggiunse Dario.
《Con quanto, se posso chiedere?》domandò Lorena a mia sorella, come se io non esistessi.
《Centodieci e lode》rispose lei.
《E invece tu, mia cara, sei ancora al terzo anno, giusto?》fece la mia futura suocera rivolgendosi a me.
《Li ho quasi finiti, ma dopo il matrimonio continuerò a studiare e riuscirò a laurearmi anch'io, spero con un voto all'altezza di quello di mia sorella》ribattei, con tutta l'educazione possibile, perché essere trattata come una stupida da una mantenuta del cazzo proprio non mi piaceva.
《Ne siamo tutti sicuri, tesoro...》intervenne Dario, che aveva captato la mia rabbia repressa e stava cercando di mettere un punto a quella situazione, quando sentimmo un tonfo: Laura era svenuta.
《Laura!》esclamai in coro con i miei.
《Amore!》fece Giovanni.
《Tutto a posto?》chiese Lorena.
《Sofia, dell'aceto, presto!》ordinò Calogero alla cuoca, che arrivò subito, correndo da Laura e facendole annusare il collo della bottiglia d'aceto per farla rinvenire.
Mia sorella riprese lentamente coscienza.
《Cos'è successo?》chiese.
《Sei svenuta all'improvviso》le spiegò il marito.
《Va tutto bene, cara?》chiese la madre di Dario.
《In realtà ho un po' di nausea... Potrei utilizzare il bagno, se non vi dispiace?》domandò mia sorella, a cui veniva da vomitare.
《In fondo al corridoio, sulla destra》disse Calogero, mentre lei era già in quella direzione.
Pensai che quella non fosse stata la nostra migliore presentazione.

                                  ***

E invece, contrariamente alle mie aspettative, gli Sciarra furono gentili e disponibili, soprattutto Lorena, che, individuata immediatamente la causa dei malori di mia sorella, mandò una delle cameriere in farmacia a comprare un test di gravidanza e insistette affinché Laura verificasse il risultato.
Nel frattempo tutti quanti eravamo in attesa: Giovanni era bianco come un cencio, forse emozionato ma impreparato all'idea di diventare padre.
Quando Laura uscì dal bagno col test di gravidanza in mano scattammo tutti in piedi.
《Allora?》domandò Giovanni.
《Due tacche rosse... A quanto pare sono incinta...》rispose e il marito l'abbracciò forte.
《È bellissimo! Diventerò papà! E tu mamma! E i tuoi nonni e Vale e Dario zii!》gridò dalla felicità.
《Congratulazioni!》esclamarono gli Sciarra, stringendo le mani ai miei.
《A questo punto dobbiamo essere i prossimi!》mi sussurrò Dario all'orecchio.
《Sì, certo... Ci dobbiamo sposare e mi devo ancora laureare, ma se arriva prima... Benvenga!》risposi sorridendo.
Sperai di non aver creato troppo scompiglio in casa Sciarra, quel giorno, attraverso mia sorella.


La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]Where stories live. Discover now