Capitolo 1

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Il traffico in superficie era stato abolito, le autovetture si muovevano in cunicoli sotterranei a fianco delle gallerie dei treni. Questo restringeva gli spostamenti in città a tre categorie:

la scintillante sopraelevata, chiusa nel suo lunghissimo cilindro trasparente, per cui dovevi possedere una tessera speciale

i mezzi del sottosuolo

oppure le gambe.

Non erano vietati trasporti a ruote o rotelle, ma la velocità consentita era così bassa che se si aveva fretta l'opzione migliore restava correre.

E Cora correva.

La sua amica Martha la prendeva in giro, dicendo che correva come i bambini di due anni, pancia in fuori e spalle indietro, senza il benché minimo senso aerodinamico, ma Cora se ne fregava. A lei piaceva correre, le era sempre piaciuto correre, forse perché ricordava il peso insostenibile delle due gambe ingessate e lo sguardo perso dello zio Tom mentre mormorava:

«Poteva essere la schiena.»

Si dice che i bambini dimentichino presto e che da adulti i ricordi dell'infanzia vengano riadattati dalla mente, che ne dà una proiezione distorta. Per Cora non valeva. Certo, dei primi anni di vita non ricordava nulla, solo qualche flash sorridente di altalene che volavano, luce, sorrisi, calore. Ma si ricordava bene di quando la malattia era arrivata, la prima volta che le gambe le erano cedute, i corridoi bianchissimi dell'ospedale, suo padre che si nascondeva perché non lo vedesse piangere. Ricordava il dolore degli aghi nelle braccia e nelle gambe, perché facevano sempre più fatica a trovarle le vene. Ricordava sua madre completamente calva per esserle vicina, e così papà, e così pure sua nonna, che se n'era andata poco dopo. Per molto tempo non era tornata all'asilo d'infanzia, e quando era successo le era parso tutto più piccolo. Per un po' i sorrisi erano riapparsi e lei aveva iniziato la scuola elementare entrandoci con le sue gambe. Poi la sedia a rotelle, soltanto per precauzione, a spingersi da sola prima, a manovrare un piccolo comando sul bracciolo poi. La mamma non era tornata al lavoro, papà aveva provato a portarsi lo studio a casa, ma poi c'era stata una crisi, lei era caduta dal letto, le gambe che sbattevano ovunque, la corsa in ospedale, di nuovo, e lo zio Tom che era accorso e aveva detto che non c'era più tempo, dovevano arrivarci adesso, dovevano farlo per lei. Le aveva spiegato che era costretto a rubarle il papà per un po', perché erano vicini a trovarle una cura, che avrebbero recuperato poi. E la mamma l'aveva portata a scuola fino all'ultimo, finché le insegnanti non avevano detto che non se la sentivano più, perché Cora era sempre stanca, si addormentava spesso, non volevano quella responsabilità. Quindi c'era stato un istitutore in casa, poi nemmeno quello. Del suo ottavo anno di vita, di nuovo, ricordava solo flash, la sua stanza, il letto, la televisione sempre accesa, la camera di ospedale. E un frammento, unico ma prezioso, di quel giorno in cui suo padre l'aveva riportata a casa e le aveva detto:

«Siamo in tempo.»

Poi suoni strani, voci sconosciute, quindi la sensazione di solletico sotto ai piedi, una penna che scorreva da sotto in su, e lei che scostava la gamba dopo che da mesi riusciva a malapena a muoverla. La mamma che cadeva a terra con le mani sulla faccia, piangendo e ridendo, papà che le faceva domande stupide, se lo sentiva, se sapeva chi fosse e dove si trovasse. Aveva aperto gli occhi sulla sua cameretta, nove anni tra due mesi e il corpo piccolissimo di una bimba di sette. Ma viva. Era arrivata gente del governo, nessuno aveva voluto vederla ma Cora sapeva benissimo che parlavano della cura che papà aveva sperimentato su di lei senza autorizzazione. Era ancora debolissima, come se in anni di immobilità i muscoli si fossero arresi prima di lei, ma era sveglia e cosciente come non le succedeva da tempo. Capiva che i suoi erano preoccupati, che ciò che suo padre e lo zio Tom erano riusciti a fare aveva un peso enorme. Erano partiti di notte, improvvisamente, ricordava solo che l'avevano presa in braccio direttamente dal letto, coperte e tutto, per sdraiarla sul sedile posteriore.

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