Capitolo 4

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«C'è un pacco per te.»

La paura aveva contagiato Martha, Steve, Rose, Jerome, perfino il viscido signor Belchior sembrava guardarsi intorno con aria più guardinga, quando Cora entrava e usciva dal palazzo. Abbott aveva richiesto immediatamente i filmati di sorveglianza della metropolitana, ma Font La Due non compariva in nessun fotogramma. Il tenente non si era dato per vinto e aveva confrontato le immagini registrate all'arrivo del treno con quelle del passaggio ai tornelli, e i pochi passeggeri che uscivano dal convoglio non erano gli stessi che poi li attraversavano.

«Sapeva che me lo avrebbe detto e ha fatto manipolare i filmati. Ha le mani su tutto, la città è sua.»

«Ma perché?» lo rintuzzava Cora «Perché prendersi tutto questo disturbo per me? Lei è il solo ad avermi presa sul serio. Sono una testimone scomoda? Che mi faccia uccidere!»

Si era sentita in colpa subito dopo aver pronunciato queste parole, non era giusto, suo padre e sua madre avevano dato la vita per lei. E forse era questo ad esasperarla, lei voleva vivere, voleva vivere pienamente, e non ne era più capace. La sensazione era quella di essere perennemente sorvegliata, forse solo dagli uomini di Abbott, forse no. Eppure le facce non erano mai le stesse, l'uomo con la giacca blu non si era mai più visto, i pazienti cambiavano. Ma la sensazione non se ne andava. Ricordava lo sguardo di quel ragazzo, uno sguardo privo di qualunque cosa, intenzione, sentimenti, identico quando avevano sparato a un uomo davanti a lui e quando l'aveva guardata dalla panchina. Vuoto, come se stesse guardando attraverso un vetro.

Un fantasma.

L'appoggio di Abbott e la fiducia incrollabile che le dimostrava non erano sufficienti, pensava che se era tutto vero l'atteggiamento della polizia fosse inaccettabile. Font La Due comandava la città e nessuno se ne accorgeva? Manipolava i filmati delle telecamere, faceva uccidere gente, esplodere depositi e per loro andava tutto bene? La sera dopo la partita aveva detto che sarebbe andata allo stadio per affrontarlo, e solo minacciando di chiamare i suoi genitori Martha era riuscita a farla desistere.

«Se è vero un decimo di quello che dice Abbott allora dovresti barricarti in casa!»

Martha la forte, Martha la dura aveva paura. E così Steve, insolitamente affettuoso, sempre con una scusa per ciondolarle in casa quando prima faceva fatica a convincerlo a passare la notte da lei.

«Dovresti farti montare delle telecamere, così potrei controllare tutto dal mio divano.» e lo aveva detto abbastanza serio.

I giorni erano passati senza che succedesse niente, Cora non era andata allo stadio ma l'immagine di Font LaDue, invece, le aveva fatto visita giorno e notte.

Poi era arrivato il pacco.

Era un pacco semplice, una grossa busta plastificata che veniva da Wheenhill, il paese dove era nata e cresciuta. Si trovava dall'altro lato del paese e ci aveva messo una settimana ad arrivare, posta ordinaria, un timbro come mittente.

«Non aprirlo, chiama Abbott.» l'aveva avvisata Martha, ma Cora non le aveva dato retta e aveva strappato la busta.

Dentro c'era un volume rilegato, copertina blu e scritte d'oro.

"Wheenhill Primary School"

Insieme un biglietto che recitava:

"Gentile signorina Whitman, speriamo di farLe cosa gradita inviandoLe il nostro annuario scolastico. Benché Lei abbia frequentato la nostra scuola per soli due anni siamo certi che conserverà ricordi indelebili di quel periodo."

Lo aveva firmato il nuovo preside, quando ci era andata lei ricordava che a dirigere la scuola era una donna simpatica che si chiamava Fancy, Fairy, qualcosa del genere. Due anni soli prima che la malattia le rendesse troppo difficile seguire le lezioni, il primo ancora sulle sue gambe, il secondo sulla sedia a rotelle. Per la foto di classe aveva preteso che la facessero sedere sulla panca con gli altri, ma non riusciva a stare dritta, così l'avevano sorretta due sue compagne, Maude ed Amy, facendolo sembrare un abbraccio fraterno.

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⏰ Last updated: Mar 16, 2019 ⏰

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