Capitolo 16

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Era da anni che Davide non andava più a teatro con suo padre; talmente tanto tempo che neanche si ricordava l'ultima volta...
O forse, molto semplicemente, non ci siamo neanche mai stati a uno spettacolo teatrale insieme, si ritrovò a pensare con tristezza.

Evidentemente era per quello che, tutta la settimana, casa sua era stata avvolta da una scarica di emozioni ed eccitazioni che avevano preso suo padre talmente forte da non averne più per quella serata. Era crollato sfinito, dopo neanche dieci minuti dall'inizio dello spettacolo, addormentandosi sulla poltrona in una posizione estremamente scomoda per lui, che era troppo alto.
Sapeva già che si sarebbe ritrovato con un mal di schiena terribile se fosse restato in quella posizione.
Per fortuna, però, non aveva mai avuto il vizio di russare; sarebbe stato troppo imbarazzante se, durante la rappresentazione, avesse disturbato in quel modo.

Ma non poteva biasimarlo. Aveva passato l'intera giornata al computer, cercando di risolvere un problema improvviso, mangiando poco che niente, e, nonostante ciò, aveva mantenuto la promessa fatta.
In realtà, a Davide, sarebbe bastato anche vedere un semplice film in televisione, ma il padre aveva insistito.

Il ragazzo si appoggiò meglio allo schienale della poltrona, appoggiando la testa su esso, osservando con un mezzo sorriso la commedia che stavano rappresentando.
Aveva pensato che si sarebbe annoiato a morte, invece si stava anche divertendo.
Toccò per sbaglio il braccio di suo padre, quando cercò una posizione più comoda, e l'uomo si mosse un poco, risvegliandosi.
Osservò il figlio con occhi assonnati, ma poi si tirò su mettendosi composto, per evitare che il sonno lo prendesse ancora.

Al ragazzo scappò un sorriso, intenerito per quella visione, che si spense quasi subito quando la recita venne sostituita con il canto.
Adesso capiva il motivo dell'insistenza del padre per quella serata.
Avrebbe preferito vedere solo una semplice commedia, ma non si scompose.

Dalla sua sinistra ci fu un movimento, e poi sentì il fiato di suo padre prima che parlasse.
«Davide, io...» sussurrò con tono preoccupato.
«Tranquillo papà. Va tutto bene» lo bloccò, girandosi verso di lui e sorridendogli per rassicurarlo. E, in realtà, andava veramente tutto bene. Non sentiva nessun bisogno di uscire da lì; scappare dalla musica come gli era accaduto più volte mesi prima.

Aveva capito che lo sfogo della settimana precedente aveva messo il padre in stato di allarme, tenendo che lui facesse qualcosa di sconsiderato.
Ma non era così. Aveva avuto un crollo per gli esiti degli esami - quello sì - perché aveva capito che sarebbe stato molto difficile, se non impossibile, far ritornare tutto come prima. Ma la speranza di poter aiutare un'altra persona a riprendere in mano la sua vita, gli aveva dato nuova forza; adesso sapeva per cosa lottare, nonostante si promise di non smettere di credere che anche lui, un giorno, avrebbe potuto tornare in quel mondo che tanto adorava.

Suo padre lo stava osservando con le sopracciglia alzate, sorpreso di quella sua tranquillità, ma poi lo vide ricambiare il sorriso. E fu proprio in quel momento che un movimento dall'altra parte della sala attirò la sua attenzione.

Tra tutte le persone che stavano con lo sguardo affascinato puntato sul palco, solo una sembrava intenzionata ad uscire da lì il prima possibile. Una ragazza, gli sembrava.
Gli venne in mente lei, ma subito pensò che fosse impossibile. Abitava a Trento ed era assurdo che fosse a Pergine per vedere uno spettacolo teatrale, considerando tutte le rappresentazioni che facevano nel capoluogo.
Osservò meglio la scena, che comunque non si rivelò facile a causa della penombra.
La figura si era alzata, e stava cercando di passare tra i posti stretti, costringendo molti a fare lo stesso. Un'altra persona, seduta vicino a lei, cercò di fermarla quando le passò davanti, ma non potè trattenerla per molto e lei sembrò non ascoltare.

Riuscì a uscire e Davide la seguì con lo sguardo fino a che la porta non si richiuse. Era riuscito a scorgere il colore dei capelli. Rosso scuro. Taglio medio corto. Di nuovo gli venne in mente la possibilità che fosse lei e sentì lo stomaco stringersi dall'ansia.

Pochi secondi dopo, anche la persona che l'aveva trattenuta si alzò e la seguì.

Iniziò a credere che veramente fosse accaduto qualcosa. Se, come il suo presentimento gli assicurava, era effettivamente lei, il vedere uno spettacolo musicale poteva solo averla turbata.

Non ci pensò più di tanto; anche se fosse stata un'altra persona, ora si sentiva in dovere di controllare che quella ragazza stesse bene. Perciò avvertì suo padre che sarebbe uscito un attimo e lui non obiettò, convinto che alla fine il figlio non fosse riuscito a resistere ai ricordi.

Appena Davide lasciò la sala, la luce lo colpì, insieme all'aria più fresca.
Percorse il corridoio arrivando all'atrio, guardandosi poi attorno alla ricerca delle due persone che erano uscite prima di lui.
Al banco non c'era nessuno a cui chiedere, ma non era una novità. Dopotutto, Pergine era un piccolo paesello, diventato solo recentemente città, dove la tranquillità era sovrana e lo staff del teatro non riteneva necessario restare tutto il tempo dietro al bancone, come invece capitava spesso a Trento.

Sentì delle voci provenire alla sua destra e seguì il suono, facendo confermare le sue preoccupazioni.
Si ritrovò davanti una scena che non avrebbe mai voluto vedere: Marianne era appoggiata al muro, boccheggiante e bianca tanto quanto le pareti, mentre il ragazzo che era con lei la stava guardando con gli occhi sbarrati, farneticando qualcosa che assomigliavano tanto a delle scuse. Il terrore l'aveva reso incapace di muovere un solo muscolo.

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Prossimo capitolo sabato 23/03

Il Suono della Passione [Completa; in Revisione]Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang