Capitolo 23 ➳ "Solo una stella"

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[ Riprodurre One More Light - Linkin Park ]

Salì le scale, per andare in camera e riposarmi in quell'unica ora disponibile che avevo, ma quando arrivai vicino alla porta, sentì dei singhiozzi nella camera di fianco che mi fecero abbandonare l'idea di riposare, così, titubante, dopo minuti passati davanti alla porta di Lauren, entrai.

Lauren era seduta sul letto, mentre piangeva a dirotto. Rimasi impietrita nel vederla in quello stato.

Poi vidi un cellulare a terra, con lo schermo rotto. Forse, per uno scatto d'ira Lauren lo aveva rotto.

Cosa stava succedendo?

"Lauren...?" la chiamai titubante, e lei alzò i suoi occhi deboli sui miei. "Che succede?" riabbassò il volto e singhiozzò più forte.

Mi sedetti vicino a lei e le accarezzai la schiena.

"Cosa succe-" Lauren mi abbracciò così forte che quasi persi l'equilibrio. "Lauren... dimmi cos'hai. Posso aiutarti" giocai con le sue ciocche corvine sulla sua schiena e sospirai.

"Non puoi far ritornare in vita un morto, Camz" disse lei.

Fermai istintivamente le mie dita sui suoi capelli e rimasi a fissare il vuoto.

"Chi?" domandai triste. "Chi è morto?" chiesi.

"Normani" il nome uscì spezzato a causa dei suoi singhiozzi.

Le mie mani tremarono, mentre sentivo una strana sensazione formarsi al petto. Una tristezza profonda. Sembrava che stessi scivolando in un abisso senza fondo e senza uscita.

"L'hanno uccisa. L'hanno uccisa Camz" continuò.

Dai miei occhi non uscirono lacrime. Non so spiegare il perché. Ma cioè faceva soltanto più male, perché non potevo sfogarmi, nemmeno con le parole : il mio cervello non riusciva a elaborare delle parole sensate.

"Perché?" domandai, mentre le sue braccia strinsero di più i miei fianchi.

Il suo fiato pesante sul mio collo mi fece rabbrividire. Potevo anche sentire il suo cuore battere così forte nella cassa toracica per quanto forte mi tenesse a sè.

"Non c'è un motivo, Camz. Lì uccidono e basta. Non c'è sempre un motivo. Anzi, non c'è mai. Nessuna morte è giustificabile" era strano sentire quelle parole dette da lei, ma non dubitavo che lo pensasse.

"È... tutto okay" sospirai, accarezzando i suoi capelli profumati.

"Non va tutto okay, Camz" mi disse. "Era la mia migliore amica, diamine. Io non volevo che entrasse in quel posto, ma i miei... i miei hanno controllato tutto. Camila, io non voglio uccidere nessuno. Non sono il capo di niente e nessuno. Sono solo una pedina"

"Lo so..." dissi, ricordando che fin dall'inizio non mi sembrava una ragazza cattiva. "Non so che dire, Laur. Io... davvero... mi dispiace"

In quel momento Lauren si allontanò dal mio corpo e si asciugò le lacrime.

Era così adorabile, ma nemmeno quello poteva risollevarmi di morale.

Era morta un'altra stella, ma le persone non l'avrebbe mai notata. Non avrebbero potuto notare una luce in meno sul cielo. Eppure, io e Lauren, sì. Avremmo notato sempre l'assenza della sua luce. Della luce di Normani, che conoscevo da ben poco ma che mi aveva aiutata come una vera amica.

"Camz..." i suoi occhi erano bassi e insicuri, mentre io la guardavo con tenerezza per il nomignolo.

Le sue gambe erano incrociate sul letto e sembrava che volesse reprimere qualcosa che voleva uscire dalle sue labbra.

"Mi dispiace che tu sia entrata lì dentro" il suo sguardo era fisso sul pavimento. "Saresti... saresti..." i singhiozzi stavano ritornando.

"Hey, ascoltami" mi avvicinai e le alzai il suo viso dal mento, facendo riafforare alcuni ricordi di quando Lauren faceva lo stesso con me. "Adesso sto bene. Stiamo bene, okay? Adesso... non siamo più in quell'inferno"

"Camz..." sospirò e riabbassò lo sguardo. Stava pensando a qualcosa. Qualcosa di orribile. "Ci ritornerai. I miei genitori sono spietati. E appena si stancheranno, ti riporteranno lì"

"Lo credo anch'io" ammisi. "Ma non mi importa"

"Devi promettermi una cosa" mi guardò decisa negli occhi. "Dovrai fare tutto quello che ti chiedono"

"Lauren..."

"Non voglio che muoia anche tu"

Deglutì, ricordando lo sparo al fianco. Potevo sentire ancora quel dolore, ma era sopportabile.

"Non mi fa paura morire" fui sincera. "All'inzio sì. Mi preoccupavo tantissimo. Avevo tanta paura di morire. Ma Lauren, è inevitabile che succeda. Succederà prima o poi, con o senza motivazione. Morirò lì dentro. E non sarà per colpa della mia superficialità nel rispettare i programmi, ma per l'odio dele persone nei miei confronti"

"Non dirmi queste cose" scosse la testa, mentre alcune lacrime riiniziarono a formarsi.

Io scossi la testa e mi chinai per asciugare i suoi occhi, che studiavano i movimenti dei miei pollici.

"Non piangere" dissi, sentendo un nodo alla gola a veder di nuovo alcune lacrime sulle sue guance rosse per il precedente pianto.

"Non morire"

*

I prossimi capitoli saranno molto happy, ma soltanto perché ho un'idea malvagia. Così mi faccio perdonare in anticipo con questi capitoli Camren.

Homophobia ➳ CamrenWhere stories live. Discover now