Dobbiamo parlare...

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Il giorno dopo Rachel si alzò e si guardò allo specchio. Harry l'amava. Ora tutto aveva senso. Harry l'amava... L'AMAVA! Sorrise al ricordo della serata prima. Le mani di Harry sulla sua schiena, la lingua sulla sua intimità, il suo membro dentro di lei.. i suoi baci, la sua voce roca. Lo amava, questo era sicuro. Si vestì e scese per la colazione. Erano già tutti li, e con tutti si intende anche Harry. Non avevano parlato di come avrebbero dovuto agire, per cui Rahcel optò sull'essere normale.

-Buongiorno a tutti!- sorrise sedendosi al suo posto e prendendo una mela dal centro del tavolo.

-Buongiorno.- rispose suo padre Gerard, poi seguito da Anne. Harry non alzò lo sguardo dalla scatola dei cereali, intento a leggere gli ingredienti.

Rachel ci rimase un po' male, non vedendo Harry che la salutava nemmeno con un gesto della testa, ma pensò che fosse parte del "piano" per trovare un modo per stare insieme e non ci diede troppo peso.

Harry era nel suo mondo, anche lì, mentre guidava verso la scuola.Sbuffò, pensando. La sera prima era stata senza dubbio la sera più bella della sua vita. Prese il colletto della maglietta e la allargò leggermente, sospirando. Continuò a guidare verso la scuola con la musica a busso, tentando di non pensare. D'altronde, erano fratelli, no? Però l'amava troppo.. troppo. Oh, che diamine, non doveva pensare, non ancora. Guidava torturandosi la collanina, simbolo di nervosismo. Una volta a scuola parcheggiò l'auto nel suo solito parcheggio e spense il motore. Fissò davanti a sè e sospirò. Si guardò allo specchietto. Sbuffò e si sistemò i ricci con la sua "mossa" che, sapeva, faceva sbavare quasi tutte le ragazze. Aprì la portiera dell'auto perso nei suoi pensieri ed entrò a scuola.

-Wooo!!- il suo migliore amico Louis si avvicinò a lui. -Indovina chi è riuscito a farsi la capitana delle cheerleader?- gli chiese indicandosi.

Zayn, un altro suo amico, sbuffò. -Ho perso la scommessa, ti rendi conto?- chiese ad Harry.

-Avevate scommesso su una ragazza?- chiedo io.

Louis e Zayn lo guardarono e poi: -SII!- urlarono felici per poi battersi il cinque.

Ma Harry non poteva ribattere. No. Lui era distratto, quel giorno. Potevano dirgli qualsiasi cosa, ma lui non avrebbe ascoltato. Si ricordava i gemiti soffocati di Rachel appoggiata sul lavandino del bagno che, senza saperlo, i suoi genitori avevano usato quella mattina. Si ricordava le sue mani che gli graffiavano la schiena e le sue labbra che gli lasciavano succhiotti sul collo, succhiotti ancora visibili. Si ricordava come l'aveva sbattuta per bene e, soprattutto, si ricordava il corpo della sorella scosso da spasmi di un orgasmo che nemmeno lui aveva mai provato. Sorella... già. "E' mai possibile amare tua sorella?" Era quello che, quel giorno, la parte più ragionevole di lui si ripeteva. "Ma quella non è tua sorella". E quella era la parte passionale, la parte innamorata.. ovvero tutto se stesso.

I suoi amici continuavano a parlare, persi nei dettagli della scopata di Louis, ma Harry non li ascoltava. Non li ascoltava perchè dietro di lui, in fondo al corridoio, una ragazza dai lunghi capelli castani parlava sorridente alla migliore amica. Quella ragazza era davvero bella, e tutta la scuola lo sapeva. Era compito di Harry proteggerla. Quella ragazza lui l'aveva difesa dai tanti pretendenti, per paura che la sua innocenza venisse portata via, ed era stato proprio lui, letteralemente, a sfondarla sul lavandino del loro bagno. Ma Harry non si pentiva, no, non l'avrebbe mai fatto. E nemmeno Rachel, con i suoi capelli castani ad incorniciarle quel sorriso, pareva non pentirsene. Rachel l'avrebbe rifatto, lui lo sapeva. E anche lui l'avrebbe rifatto, lo sentiva nelle vene, nel cuore... nel pene. Lo SENTIVA. "Ma forse è meglio di no.." eccola, la parte ragionevole. "Lei è così innocente.. così piccola.. la tua sorellina."

-Harryy!!- una vocina stridula e fastidiosa gli penetrò nel cervello. Si girò è una ragazza civettuola e superficiale si avvicinava a lui con i suoi tacchi a spillo rumorosi. "Ah, già... Jasmine." pensò. La ragazza si avvicinò e gli diede un bacio sulla punta della bocca. Quella bionda falsa gli sorrise, poi, come sempre, cominciò a guardargli i pettorali, i muscoli, gli occhi e tutto ciò che lui non le avrebbe mai dato. Lo sguardo di Jasmine cadde sui succhiotti sul collo del riccio e una fitta di evidente gelosia fece apparire la sua voce più stridula del solito. -Chi è la troia?- urlò tanto che molta gente si girò, compresi alcuni professori. Harry la guardò interrogativo, poi si girò verso gli amici al suo fianco per cercare di capire. Loro fecero una faccia perplessa, così il riccio si rigirò verso la bionda, che in tutta risposta toccò uno di quei succhiotti. -Chi è stata?- chiese, secca.

Harry alzò le spalle. -Che ti frega.-

Jasmine non era niente. Non era la sua fidanzata, non era una sua amica, la conosceva appena, se era per questo. E la detestava, anche. Lei era una di quelle persone iperprotettive, quando pensava o sentiva qualcosa come suo, allora quel qualcosa era fottuto. E Jasmine vedeva Harry come suo. Jasmine sognava che un giorno Harry l'avrebbe sbattuta come aveva fatto la sera prima con la sorella, Jasmine lo voleva, punto.

Rachel quel pomeriggio tornò a casa felice, ignara di tutto quello che realmente sarebbe successo. I genitori erano al lavoro e lei ed Harry sarebbero stati a casa da soli. Rachel era FELICE, finalmente. Sorrideva mentre aspettava Harry seduta sul divano sistemandosi i capelli nervosamente.

-Ciao.- la salutò Harry, freddo, entrando in casa.

Lei gli sorrise e gli andò incontro, tranquilla. -Ciao!- fece per abbracciarlo ma Harry la fermò.

-Dobbiamo parlare.- le disse, senza nemmeno guardarla negli occhi.

Lei si bloccò un attimo, incerta, poi gli sorrise. -Certo..- si risedette sul divano e gli fece cenno di sedersi accanto a lei.

Harry era nervoso, incerto e... non voleva ASSOLUTAMENTE fare ciò che stava per fare. Insomma, stava rovinando tutto. I suoi 18 anni, il suo senso di responsabilità erano TROPPO presenti nel suo carattere. Lui doveva, a tutti i costi, proteggere Rachel, persino da se stesso. Camminava avanti e indietro davanti al divano, passandosi le mani tra i ricci che gli ricadevano sulla fronte. Rachel picchiettava sul pavimento con il piede sinistro e, con le braccia conserte appoggiate sotto al seno, stava appoggiata allo schienale del divano, sbuffando, e aspettando che il ricciolino parlasse.

Ad un tratto lui si fermò e la guardò. -Ok.. Non possiamo negare quello che è successo.- Lei alzò le spalle. Lui ricominciò a camminare. Lei continuava a non capire. -I...io...- Harry sbuffò. -Ci ho pensato, Rachel.-

-A cosa?- chiese lei.

Harry sospirò. -A noi... tu.. io... siamo una famiglia. Sei mia sorella.-

-..astra.- precisò. -Sorellastra.-

Il ragazzo alzò le spalle. -Alla fine è la stessa cosa!-

Lei lo guardò male. -Cosa stai cercando di dirmi?-

Lui guardò il pavimento e disse in un sussurro: -Non possiamo continuare con questa storia, mi dispiace.-

Fu un sussurro, ma riuscì a colpirla direttamente al cuore. Lei lo sentì, chiaro e tondo. Sentì il suo rifiuto, sentì le sue parole, sentì il suo cuore spezzarsi. Lo guardava con le lacrime agli occhi e lui non riusciva ad alzare lo sguardo da terra. Lui era forse più distrutto di lei, perchè sapeva di non stare causando dolore solo a se stesso, ma anche a lei. Anche lui aveva le lacrime agli occhi, anche lui voleva andare da lei e baciarla facendola sua, per sempre, ma non poteva, no. Lei era sua sorella.

FratellastriWhere stories live. Discover now