Ti è mai capitato di amare?!

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Gerard non era un cattivo padre, anzi. Lui voleva che sua figlia avesse tutto quello che desiderava, ma in realtà non capiva realmente quello che lei voleva. Lui l'amava, come mai aveva amato qualcuno. L'amava e avrebbe dato tutto per un suo sorriso.
Louis lo sapeva. Louis sapeva sempre tutto, e aveva una dote innata nel convincere gli altri. Grazie a questo Louis era riuscito a convincere Harry a non arrivare a conclusioni affrettate, che ci sarebbero state alternative a quella cosa. Louis soffriva nel vedere il suo migliore amico ridotto in quello stato senza poter far nulla che potesse aiutarlo; allora si limitava a stargli accanto, a dirgli quello che Harry si voleva sentir dire, ad evitare che peggiorasse ancora. Ma Louis si era stancato, non tollerava che Harry si aggrappasse e seguisse quella decisione, per cui si era rimboccato le maniche e aveva dato sfogo al suo... dono.
-Secondo me è una gran puttanata, Lou..- erano i soliti ripensamenti quelli di Harry, dovuti soprattutto alla paura di quello che sarebbe potuto succedere.
-L'hai detto già quattro volte, Harry.- il castano lo bloccò per le spalle e lo guardò dritto negli occhi. -E' l'unica cosa che potresti fare per riprendertela.-
-E se non funzionasse?- Harry abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quello di ghiaccio del migliore amico. -Se la perdessi definitivamente?-
-Harry, svegliati!- Louis lo scosse per fargli alzare lo sguardo. -Non vedi che l'hai già persa?- scrutò i suoi tristi e gonfi occhi verdi. -Mantieni la promessa, lotta! Fai quest'ultimo tentativo, Harry. A meno che... tu in realtà non la ami...- si staccò da lui e si allontanò leggermente, pensieroso.
Harry lo fissò. -La amo più della mia stessa vita, lo sai.-
A Louis si congelò il sangue nelle vene, pensando all'altra soluzione, quella di Harry. Eccome se lo sapeva. Guardò l'amico con dolcezza. -Allora perchè hai dei dubbi?-
Già.. perchè aveva dei dubbi? Nemmeno il ricciolino lo sapeva, lì, fuori dalla porta di "casa sua", in cui si sentiva più prigioniero che a scuola.
-Lou....- uscì quasi come un sussurro, ma bastò. -Ti è mai capitato di perdere qualcuno che ami? Di lottare con tutto te stesso per non accettare di... averlo perso, mentre il resto del mondo va avanti senza di te? Di non sentirti all'altezza di tutto questo?- guardò l'amico, assottigliando gli occhi per il sole, allargando le braccia per indicare il "mondo". Sospirò. -Ti è mai capitato di essere deluso, soprattutto da te stesso?- Louis guardò il ricciolino, scuotendo la testa. -Io amavo mio padre, Lou..- continuò quello. -Non hai idea di quanto lo amassi... E quando lo persi io... non volevo accettarlo, sai- fece un gesto strano con la mano, come per dire "andiamo avanti". -Ero deluso, da lui, si, ma anche da me. Da me per essermi fidato di un uomo del genere.-
Louis strinse leggermente gli occhi. -Harry, questo cosa c'entra?-
Harry rise. -Io le ho fatto una promessa, Louis, ma non l'ho mantenuta. Se ora seguissi il tuo consiglio, ma non andasse a finire bene, mi deluderei ancora, e non è una bella sensazione.-
Louis rise leggermente. -Pensi che la tua, di soluzione, sarebbe meglio?-
Harry scosse la testa. -No, ma sappi che è il piano B.-
Louis alzò le sopracciglia. -Come siamo melodrammatici.-
Harry rise. -D'accordo, sono pronto.- fece per aprire la porta di casa.
-Buona fortuna, Hazza..- lo abbracciò.
-Dove vai, scusa?- chiese questo spaventato.
-Uh... a scuola. Sai.. io ci vado ancora.- disse Louis indicando la strada.
Harry sbuffò ed entrò in casa facendogli il verso.

-Signorina Clove, aspetti un attimo.- il professor Brancy fece cenno a Rachel di rientrare, mentre il resto della classe le passava accanto dandole involontariamente spallate, nella fretta di uscire da quella aula.
Rachel sbuffò alzando gli occhi al cielo e ritornò difficilmente davanti alla cattedra, dietro alla quale un uomo solcato dalla vecchiaia e magrino si toglieva gli occhiali dal naso curvo. Le sorrise, tentando di sembrare incoraggiante, mentre era lui il primo a disagio. Il professor Brancy era un uomo solo e vecchio che cercava di non avere rapporti con gli alunni al di fuori delle ore di lezioni. Non aveva una moglie nè figli, viveva con sua madre, miracolosamente ancora viva.
Rachel lo guardò stranita. -Mi dica...- disse a disagio.
Il professore si massaggiò le tempie chiudendo gli occhi, poi guardò la mora. -Signorina Clove...- iniziò. -Ho visto una certa carenza di... attenzione, da parte sua... Non vorrei giungere a .... conclusioni affrettate, ecco ma...- il professore era visibilmente in imbarazzo, ma mai quanto lo era Rachel. L'uomo sbuffò, rimettendosi gli occhiali. -...Ha forse dei problemi in casa, signorina?- chiese infine.
Rachel guardò la lavagna, dove complicate disequazioni erano scritte in maniera illeggibile a causa della calligrafia storta e trasandata di un suo compagno sfaticato. Guardò ovunque, pur di non guardare il professore. -No, prof.. tutto a posto.- sussurrò.
L'uomo annuì impercettibilmente, alzandosi. -Allora mi aspetto più attenzione da parte sua.- disse indicandola. -Può andare.-
Rachel annuì e si avviò verso la porta.
-Ah, signorina Clove?!- Rachel si girò verso il professore, ora appoggiato alla cattedra con le braccia incrociate sul petto. -Mi sa dire che fine ha fatto Styles?- le chiese. -Manca ormai da due settimane..-
Rachel sospirò, sentendo una pressa nel petto. -E'... malato.- mentì. -..credo.-
L'uomo si sporse leggermente verso di lei. -Crede?!-
La mora aprì la porta, sempre girata verso il professore. -No, no... ne sono sicura lui...- si girò appena. -E' malato..- mentì.
Il professore annuì, non molto convinto. -Due settimane..- fece una smorfia. -Che si faccia curare, questo ragazzo.- mormorò con un cenno della mano, che indicava alla ragazza di poter uscire.
-Finalmente!- un sorriso accecò la vista di Rachel mentre si richiudeva quella pesante porta alle spalle. -Pensavo non uscissi più!-
Rachel si grattò la testa in imbarazzo sorridendo appena. -Si... mi ha tenuto dentro voleva.. parlarmi.- spiegò.
Zayn prese la mano della ragazza. -E cosa voleva?-
Rachel abbassò lo sguardo per vedere la sua mano intrecciata a quella del moro... che non era Harry. -Sapere perchè...- sbuffò e alzò lo sguardo per incontrare quello profondo di Zayn. -perchè sono distratta.- concluse alzando le spalle.
Zayn si sistemò il suo amato ciuffo biondo con la mano libera, a disagio. Guardò la ragazza. -Stai bene?- le chiese.
Rachel si bloccò. Nessuno le aveva mai chiesto come stava, non realmente. Sapeva che era visibile il suo star male, ma il rispondere alla domanda era come se si liberasse da un peso.
Corrugò la fronte per cercare il termine adatto. -Sono confusa.- disse, infine.
Zayn le si avvicinò pericolosamente. -Come mai?-
La ragazza era a disagio. Lei non amava Zayn, non l'avrebbe mai amato, e ne era consapevole; dentro di se era convinta che anche lui lo sapesse. Ma stare con Zayn, passare del tempo con lui, che fosse un'ora o un minuto, le faceva dimenticare i suoi problemi, le sue agonie, la faceva sentire viva. Anche se c'era un po' quella pesantezza che non l'abbandonava mai del tutto.
-Zayn... Rachel..- i due si girarono verso quella voce non molto sviluppata.
La castana sbiancò. Una parte di se non voleva che Harry venisse a sapere di lei e Zayn, anche se il riccio sapeva già. Lei non voleva che lui soffrisse ancora le pene dell'inferno.
-Lou!- lo salutò Zayn sorridente.
-Che stavate facendo?- chiese il castano fissando Rachel, che abbassò lo sguardo.
-Stavamo.. parlando.- disse Zayn, cercando di alleggerire la situazione.
Louis rise tra se e se, poi si girò ancora verso Rachel. -Puoi venire un attimo?- le chiese indicandole il corridoio poco distante con la testa. -dovrei parlarti.-
Rachel guardò Zayn, poi tornò a guardare Louis e annuì lievemente. Louis sorrise e le cinse le spalle con un braccio una volta che gli si avvicinò, girandosi poi a guardare male l'amico.

Harry era terribilmente convinto che non avrebbe funzionato, ma era anche sicuro che partire da quel presupposto era sbagliato. Era come non fidarsi di se stessi. Voleva avere la dote di convincere di Louis, Harry. La voleva con tutto se stesso. Dannato il suo migliore amico, a convincerlo a fare quella pazzia! Sbuffò e si guardò allo specchio.
-Ce la farai.- si disse al suo riflesso. -E tutto andrà bene.- sorrise, ma un secondo dopo quello sparì. -Ma a chi la do a bere.- appoggiò le mani sul lavandino e abbassò la testa sconfortato. LA LORO PRIMA VOLTA. Li, in quel punto esatto. Rialzò lo sguardo al suo riflesso con un peso sul cuore. Sua madre aveva ragione, avrebbe dovuto ricominciare a mangiare, aveva perso svariati chili. Scosse la testa. Doveva uscire dalla sua situazione. Si rimise la maglietta. Anche gli sbalzi di calore, aveva! Almeno sua madre non aveva visto il nuovo tatuaggio, i due uccelli sul petto. Probabilmente lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani. Potrebbe essere il piano B, pensò il ragazzo uscendo dal bagno.
Ebbene, via. Scese le scale in cerca di quell'uomo che gli aveva rovinato la vita.
-Gerard..- lo chiamò quando lo vide.
L'uomo di girò sorpreso. -Dimmi.- disse, sorridendo.
Cazzo ridi, deficiente?! -Devo parlarti.- Se non funziona ti uccido, Lou.

FratellastriWhere stories live. Discover now