Chapter 7: What Makes You Beautiful

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"Dovevamo proprio vederci per dar da mangiare alle papere a Central Park?".

Sospiro girandomi verso Luke, per niente stupita dalla sua ignoranza: "certo. Lo faceva Queen B, lo faccio io".

"Beyoncé veniva a dare da mangiare alle papere?" Domanda, perplesso, ed io mi limito ad alzare gli occhi al cielo.

"L'altra Queen B, Blair Waldorf" rispondo, e Luke mi osserva perplesso qualche secondo prima di schioccare le dita.

"La tizia con i cerchietti di Gossip Girl!".

"Tizia... Blair, perdona questo essere inferiore" mormoro, finendo il pane raffermo nascosto ad Arba per le papere prima di girarmi verso di lui, "comunque sì, lei".

"Ho sempre odiato quella serie tv. La gente pensa che siamo davvero così, pieni di complotti strani, figli che spuntano come funghi e feste ogni due per te... Le uniche cose che succedono ogni due per tre sono le sbronze delle sorelle Mason. A trent'anni non avranno più un fegato".

"Chi?" Domando, perplessa, facendo sorridere leggermente Luke che accavalla le gambe, mettendo un braccio sullo schienale della panchina.

"Anastasia e Nanda Mason, le eredi della catena Boutique de Paris... Non puoi non conoscerle".

Rimango perplessa qualche secondo, cercando di ricordarmi questi nomi, quando una lampadina non mi si accende nel cervello.

O, meglio, ricordo di un articolo che Claire mi ha tanto gentilmente letto.

"Anastasia Mason non è quella con cui hai partecipato al ballo delle debuttanti?" Chiedo, cercando di mostrare indifferenza, ma se c'è una cosa che sono, questa è curiosa, specie quando si tratta delle vite dell'élite di Manhattan.

Peccato che questo interesse mal si combini con la mia memoria da pesce rosso in fatto di nomi.

Un sorriso intriso di malizia fa la sua comparsa sulle labbra di Luke: "vedo che hai fatto le tue ricerche, Diana. Non pensavo di essere così interessante ai tuoi occhi".

Ed ecco che il suo ego torna a presentarsi come un fastidioso terzo incomodo.

"Non per rovinare la tua fantasia in cui mi interessi, ma non so se sei al corrente che basta scrivere 'Manhattan' su Google per vedere articoli su di te e sulla tua famiglia" gli ricordo, inarcando un sopracciglio, ma Luke continua a guardarmi con un certo scetticismo.

"Certo, e tu ti ricordi ogni dettaglio, suppongo, tanto da ricordarti che sono stato l'accompagnatore di Anastasia al ballo delle debuttanti... Sette anni fa?" Ribatte, e a quelle parole sento le guance farsi rosse per l'imbarazzo, motivo per cui decido di sviare il discorso.

"Comunque, non è questo il motivo per cui ti ho chiesto di vederci" continuo, cercando di cambiare argomento, ma Luke sembra intenzionato a riportarlo sul suo argomento di conversazione preferito.

Se stesso.

"Immagino ti mancassi. Non ti biasimo, a New York e con il lavoro che fai non sei solita vedere bei faccini come il mio".

Dio, assistimi o lo prendo a calci fino a farlo cadere nello stagno insieme alle papere che gli beccano il culo.

"Scusami?" Domando, offesa, ma lui non se ne rende minimamente conto, stringendosi nelle spalle.

"Ma sì, Diana, non fare la finta tonta. Gli uomini che vedi ogni giorno sono brutti e disperati a tal punto da pagare per una finta fidanzata per delle foto su Instagram!".

Quando troppo, è troppo.

"Ascoltami, piccolo stronzetto che si crede un cazzo e mezzo solo perchè ha gli occhi azzurri e due spicci in più sul conto" comincio, furiosa, puntando un dito minaccioso contro Luke, "va bene lodarti e crederti Dio sceso in Terra, ma vedi di ridimensionarti perchè ti ricordo che anche tu paghi una ragazza affinchè finga di essere la tua fidanzata perchè sei troppo brutto dentro per permettertene una vera. Quindi vedi di abbassare le ali, che la tua faccia preferirei non vederla nemmeno in cartolina, vista tutta la merda che esce dalla tua bocca".

Un silenzio cala tra di noi dopo queste parole sibilate con astio da parte mia, ed io mi ritrovo ad incrociare le braccia al petto e a dondolare il piede nel disperato tentativo di sbollire la rabbia.

Riconosco di non avere un lavoro canonico o particolarmente nobilitante, ma questo non dà il permesso a un ricco figlio di papà con i soldi che gli escono dal sedere di pontificare su di me, sulla mia vota e sugli altri in generale come se la bellezza fosse l'unica cosa che conta.

Le persone come lui rendono la società brutta.

"Il motivo per cui hai chiesto di vederci?" Domanda dopo qualche secondo, girandosi con espressione indecifrabile, e per un attimo ho quasi la sensazione di aver esagerato nei suoi confronti.

"Ho bisogno di sapere a che ora passerai a prendermi per andare negli Hamptons" rispondo, girandomi verso Luke che tiene lo sguardo fisso davanti a sè, ma non sta guardando davvero le papere o il laghetto.

"Non passo a prenderti, ti mando l'indirizzo via messaggio e trovi un passaggio, non mi interessa" ribatte, degnandomi di uno sguardo, ma i suoi occhi Sono tremendamente duri, così duri come li ho visti solo una volta, la sera del Gala, quando eravamo nella sua macchina.

"Mi trovo un passaggio? Sei davvero così meschino?" Domando, sorpresa dalla sua risposta, perchè pensavo fosse antipatico, ma non a questi livelli di cattiveria.

Luke si stringe nelle spalle, alzandosi poi dalla panchina e girandosi verso di me: "sono brutto dentro, l'hai detto tu stessa. E trovati un passaggio, puoi dire a una tua amica di fermarsi, tanto nessuno si accorgerà di un'invitata in più. Sinceramente, non mi interessa. Voglio solo che tu faccia ciò per cui ti pago e che questa settimana finisca alla svelta".

Oh, caro Hemmings, non hai idea di quanto lo desideri io.

Fake Girlfriends Agency || Luke HemmingsWhere stories live. Discover now