02 | nuova versione

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Mister maniaco non ha mentito – c'è davvero una casa, e si trova a soli due isolati di distanza dal mio supermercato - sfortuna sia che, con il forte vento proveniente da sud e la neve che non smette mai di scendere dal cielo, anche il più breve s...

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Mister maniaco non ha mentito – c'è davvero una casa, e si trova a soli due isolati di distanza dal mio supermercato - sfortuna sia che, con il forte vento proveniente da sud e la neve che non smette mai di scendere dal cielo, anche il più breve spostamento risulta come la più difficile impresa del mondo.

Sollevo a forza la gamba destra, liberando l'anfibio nero dalla spessa superfice di neve caduta negli scorsi giorni e continuo a trascinarmi con lentezza su questa, cercando di non scivolare su qualche pozza di acqua ghiacciata.

Non sono mai stata una fan dell'esercizio fisico, e il fatto che sia riuscita a slogarmi due volte la caviglia in tre mesi ne è la prova lampante.

«Vieni, è questa.»

Mister maniaco urla, cercando di farsi sentire oltre il forte vento mentre forza la porta di una casetta a schiera dalle imposte rosse. Ha una piccola torcia tonda legata al polso, quasi fosse un orologio, e questo è tutto ciò che ci permette di vedere oltre l'oscurità della notte.

Alzo lo sguardo verso il cielo, coprendomi gli occhi con una mano inguantata mentre cerco le stelle. Non trovo nulla, nemmeno la luna, e ciò significa che, prima che torni il sereno – e la possibilità di andarmene da Zola - dovrò aspettare ancora qualche giorno.

Qualche giorno in compagnia di un maniaco.

«Hai intenzione di farti portare via dal vento?» Chiede questo, già al coperto, mentre mi scruta con un sopracciglio alzato. Non potevo semplicemente rubargli la pistola e farla finita? No, ho deciso di vivere.

Grande errore, Becky.

«Faccio da sola,» dico, scontrosa, quando lui mi porge una mano per aiutarmi a risalire dalla neve al piccolo porticato, tirandosi subito indietro.

«Come vuoi.» Chiude la porta alle mie spalle, lasciando il vento e la tempesta al nostro solo ricordo e, da esperto, avvicina il polso con la piccola luce a quello che sembra un contatore, azionando qualche levetta nera. «L'ultima volta ho avuto luce e gas per cinque ore, poi altre sette di buio. Ti conviene farne buon uso.»

L'ultima volta?

«Da quanto tempo sei in questo posto?» Chiedo, confusa, per poi chiudere velocemente gli occhi, infastidita dall'accendersi, in contemporanea, di tutte le luci del piano.

«Non così tanto,» sento dire, e, intanto, lo sconosciuto si toglie il cappotto bagnato e gli anfibi, restando semplicemente con le calze spesse sul pavimento ricoperto da moquette rossa.

Strabuzzo un paio di volte le palpebre, cercando di riabituarmi alla luce artificiale dopo così tanti mesi passati a sforzare la mia vista alla penombra dei raggi lunari o a quella delle torce. La maggior parte di noi è ormai così abituata al buio da essere riuscita a sviluppare una sorta di sesto senso per questo ma, per me, nessuna dote eccezionale si è mai decisa a mostrarsi.

BEFORE DAWN / Daniel SharmanWhere stories live. Discover now