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"Quindi

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"Quindi...state insieme?"
Christine ci guarda, indicandoci con il cucchiaio per la minestra. Intanto, Jack boccheggia confuso.

"No," dico.
"Sì," ribatte Daniel e subito si volta verso di me, sconvolto. "No? Credevo avessimo deciso di sì."
"Tu lo hai deciso. Io ho detto che prima dovrai tornare vivo dalla guerra, poi potremo pensare alla promozione."

Daniel alza gli occhi, come irritato, ma, subito dopo, mi stringe a sé e sorride, baciandomi la fronte.

"Santo cielo," commenta Jack, guardandoci: "sto sognando?"
"Temo di no," assicura Christine, incerta.
E, con lei, tutti i membri dell'ospedale che ci guardano storti: a quanto pare, tutti sapevano e nessuno credeva che io, alla fine, cedessi.
In realtà, avevano ragione.

"Dan, credo che ti stiano chiamando," nota Jack, indicando alcuni lupi distanti. Questi, infatti, si stanno avvicinando veloci, cercando di attirare lo sguardo del ragazzo.

"Torno subito," promise questo, e mi baciò ancora la fronte prima di andarsene, richiamato dai sui incarichi. Lo seguo con lo sguardo, non riuscendo a non sorridere mentre lo vedo così, perso nel suo mondo di sfide.

"Devo ammettere che questa volta mi hai sorpreso, Becky," ammette Jack, tornando a mangiare la sua zuppa. "Nell'arco di una mattina sei passata dall'essere l'irritata nuova arrivata alla fidanzata del capo."

"Non stiamo insieme," ricordo, puntigliosa e, subito, mi rivolgo a Christine, che, invece, sembra distratta dal suo pasto. Per una volta, ed una volta sola, mi sembra di notare un lato docile nel suo punto cieco. Christine è una ragazza giovane, tanto ruvida quanto decisa, ma, nascosto da qualche parte, deve esserci un cuore.
Forse siamo più simili di quanto crediamo.

"Ti volevo ringraziare, Christine," rivelo, finalmente. La bionda, subito, alza lo sguardo, sinceramente confusa.
"Mi ringrazi?"

Annuisco. "So che il nostro rapporto non è...dei migliori, ma sei stata sincera con me, questa mattina. Potevi fingere, potevi spaventarmi e così peggiorare il mio rapporto con Daniel. Ti voglio ringraziare per questo, per essere stata gentile."

Quelle parole hanno un costo, ed è l'aver stravolto le mie idee. Fin dal primo momento, mi sono ripromessa di detestare Christine e il suo fastidio, ma sono stata cieca e ottusa.
Sono ancora in tempo per rimediare.

"Quindi, accetti le mie scuse per essere stata una pessima compagna di fine del mondo?"
Lei non sorrise ma, anzi, parve incupirsi. Notandolo, mi insospettisco. "Christine?"

"Non ti ho mai odiato," sputa, così: "ma avevo paura."
Presa di sprovvista, cerco sostegno in Jack, ma anche lui sembra sconsolato, quasi avesse sperato da tempo in questo momento.

"Paura?" Chiedo e lei annuisce, risoluta.

"Sono stata io la prima ad arrivare sul posto, quando abbiamo scovato Daniel. Era ferito e affamato, pressoché morto, e, fra le mani, stringeva quella dannata foto. Quella scena mi ha stravolta," ammette, e poi beve un sorso d'acqua: "una volta ripreso, gli ho chiesto il tuo nome e sai lui cosa mi ha risposto? Un giorno lo saprò. Hai idea di che cosa significa? Ti ha amato e ti ha amato molto, ancor prima di diventare un lupo. Quel sentimento mi ha fatto paura. Daniel era il favorito del Professore e, sicuramente, avrebbe raggiunto in fretta una carica importante, eppure, nonostante questo, continuava a sperare in te. Ha aumentato i controlli delle città, si presentava ad ogni superstite ritrovato, sperando di avere tue notizie. Col tempo, credevo che la sua foga terminasse ma, una volta trovata te, ho avuto paura che avrebbe perso la testa. Eri irascibile, non eri affatto grata e lo trattavi male. Ho creduto che gli avresti spezzato il cuore e ho avuto paura, per questo ti ho allontanato. Già una volta ho dovuto salvarlo dalla morte, non volevo che ve ne fosse una seconda."

Quindi, Christine ha davvero un cuore.
Vuole bene al cugino, ne vuole a Daniel e, forse, anche un poco a me.
Non è una persona crudele, né spietata, ma solo una ragazzina sopraffatta dalla paura di perdere un'altra persona cara.

Stringo le sue mani, accarezzandone il dorso con il pollice e le sorriso. "Sarò gentile con lui."
Lei, così colpita, quasi si commuove, e prova a nascondersi dietro le mani. Jack, felice per quella scena, abbraccia la cugina, facendola sentire protetta.
È bellissimo.

"Becky."

Alzo lo sguardo, notando Daniel in piedi di fronte a me. È serio come non mai.
Corrugo la fronte, confusa. "Che succede?"
Lui, pensoso, prende la mia mano e mi porta con sé, scortandomi lontano. "Devi venire con me."

Seguendolo, mi ritrovo in un posto conosciuto: le celle.
Trevor.

Daniel tiene la mia mano sino all'ultimo momento, quando, superato l'ingresso di vetro, mi ritrovo proprio davanti al ragazzo, ora steso e legato al suo letto e con una pezza insanguinata al collo. Sembra frebbricitante ed è tutto sudato.

"Si è accoltellato con la forchetta," spiega il ragazzo: "se l'è piantata nel collo."
"Non voleva parlare?" Chiedo, continuando ad osservare la scena.
Dovevo essere io ad ucciderlo.

Ci ho provato, quella notte nella casa nel bosco, ed ho fallito. Ora, a guardarlo così, non provo niente. Nessuna pena, nessun disgusto, nessun senso di sollievo.
Trevor non vale niente per me.

"Ha preferito il silenzio," conclude Daniel, tetro. "Se non scegliamo, entro pochi minuti morirà dissanguato. L'abbiamo aiutato una volta, potremo ancora."

Aiutarlo.
Quasi mi viene da ridere.

"Rebecca."

Trevor sorride, voltandosi lentamente verso di me. Quel gesto deve procurargli una sofferenza enorme, eppure lo fa comunque, volendomi guardare in volto. "Sapevo che saresti venuta, Becky. Non puoi fare a meno di me."

Un moto d'odio assale il mio cuore e, istintivamente, stringo la mano di Daniel, temendo di saltargli addosso.
Mi sono ripromessa di essere migliore.

"Trevor, stai morendo," lo informa Daniel, serio, ma Trevor non riesce a far meno di sorridere, voltandosi dall'altra parte.

"Beatrice era più carina. Beatrice era la sorella migliore. Che peccato che se ne sia andata."

Daniel mi guarda, capendo il peso di quelle frasi. Ma io resto immobile, non mi sbilancio, sopportando in silenzio.
In questo bivio, la soluzione deve essere una, così come la persona che dovrà subirne le conseguenze.
Mia sorella è morta, la sua vita non vale più niente, ma io sono ancora viva, e, per quanto possibile, devo ripagare ciò che è stato fatto.
Devo essere una persona migliore.
Magari, incomincerò domani.

"Trevor ha scelto da solo," dico, così, e, senza attendere ancora, esco dalla stanza. Giungo all'esterno e, esausta, mi appoggio al muro, prendendo a respirare. Passano pochi secondi, fuggenti istanti, e veloci le lacrime scorrono lungo le mie guance.
Ho ucciso un assassino.
Finalmente, qualcuno ha pagato.

Alzo lo sguardo, notando Daniel al mio fianco mentre mi guarda. È serio, è presente, e subito allarga le sue braccia, attraendomi a sé.
L'ultimo abbraccio prima dell'addio.

-2❤️

BEFORE DAWN / Daniel SharmanWhere stories live. Discover now