Capitolo 33 - Ipotesi pericolose e intuizioni potenzialmente mortali

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Octavianus non aveva mai avuto l'occasione di apprezzare particolarmente qualsiasi tipo di volatile si fosse adattato alla vita nella Civiltà, ma se avesse dovuto esprimere un giudizio, il corvo si trovava sia in cima alla lista dei più affascinanti, che a quella dei più odiati.
Aveva rischiato di rimetterci un occhio, per colpa di quell'ammasso di metallo sferragliate. Il giovane si chiese se l'universo non l'avesse per caso destinato a perdere tutti i suoi pezzi uno ad uno; forse, la gamba non era stata che l'inizio. Eppure, qualcosa nel baluginio sporco di quell'automa l'aveva colpito e gli era rimasto impresso addosso. Era una sensazione di brivido e fascino che gli risaliva languidamente lungo la spina dorsale, stuzzicandolo, spingendolo a farsi delle domande. E poi, c'era lo stile in cui era stato progettato e costuito. Octavianus era stato soltanto un ladro e un manovale, poi un meccanico per le squadre Alpha, ma ricordava molto bene i raffinati modelli illustrati nel libro che Clelia gli aveva procurato. Ora sapeva riconoscere un manufatto risalente alle origini della Civiltà, quando ne vedeva uno. Com'era possibile che fosse ancora in circolazione?
Sapeva anche affermare con un buon grado di certezza che era stata la ninnananna del carillon a fermarlo, e non i loro sforzi maldestri di abbatterlo. Sospettare che tutto fosse in qualche modo collegato era naturale.
Eppure.
Mentre il resto del gruppo analizzava il cofanetto da vicino tentando di sbloccarne il fondo, che a detta di Clelia avrebbe potuto nascondere un comparto segreto, c'era un eppure che frustrava la mente stanca di Octavianus. Non aveva dimenticato l'intuizione avuta mentre cercava di prendere sonno sul pianoro levigato dai ghiacci prima, dall'acqua poi.

"Clelia, la chiave ce l'hai tu?" La voce di Drusilla sembrava leggermente deformata da un misto di apprensione e trepidazione.

Una scarica di panico percorse le membra del giovane, al pensiero che il magro frutto del loro lavoro fosse stato perso dalla ragazza. Sempre che quell'oggettino di metallo lavorato fosse utile, e non una falsa pista. Poi, udì uno scatto. Dalla sua posizione rannicchiata e pensierosa, gettò uno sguardo al trio.

"Lo sapevo che doveva esserci un uso per questa chiave" esultò la cartografa, con un sorriso trionfante, mentre Clelia si affrettava a intascare nuovamente l'oggettino.
Le dita di Drusilla corsero allo scomparto che era scivolato a fatica fuori dal cofanetto, e vi estrassero qualcosa di sottile, avvolto da una stoffa umida. Octavianus si avvicinò per guardare meglio, mentre le dita scure e affusolate della cartografa lo svolgevano con la delicatezza che avrebbe riservato alle componenti più sottili delle sue protesi.

Carta. Il ritrovamento aveva tutta l'aria di essere un plico di carta ingiallita e intaccata dalle muffe. Drusilla li porse alla sorella, più esperta di lei quando si trattava di maneggiare questo tipo di materiali.
Una maschera di impassibilità calata su un viso che altrimenti avrebbe vibrato di curiosità ed eccitazione, la ragazza si diede da fare. Ma ben presto, troppo presto, l'impassibilità si mutò in sconforto.

"Non si legge quasi niente" si lamentò, la voce venata di amarezza. "Soltanto qualche parola o frase qua e là, e delle linee strane..." Clelia corrugò la fronte, ma Octavianus riuscì a cogliere uno scintillio sul fondo delle sue iridi. "...ho mai raccontato della luce sui tetti, di come le mongolfiere talvolta la punteggino di ombre scure e leggere? ... Carissima... So che non vedrò Alba più bella... lo scorso inverno era più brillante del solito, più soffice...grossi fiocchi di neve come piume di colomba..." lesse ad alta voce, inciampando qua e là su parole non troppo leggibili.

"Meditor"

"Come? No, 'Silla, non c'è scritto meditor".

"Non sulla carta. Qui, sul fondo, guarda." Drusilla diede una lucidata al fondo ossidato del comparto, senza però grossi risultati. Ciò che si leggeva era però sufficiente affinché anche gli occhi allenati della ragazza vedessero l'incisione svolazzante.
Octavianus, ora al fianco del gruppo, sentì un'ulteriore scarica. Il presentimento era tornato alla carica.

A pochi secondi dal cielo - NaNoWriMo 2018Where stories live. Discover now