Capitolo 6

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In silenzio e con la testa chinata verso il basso i due giovani camminarono l'uno a fianco dell'altro fino ad arrivare alla muraglia che circondava il palazzo. E lì, giusto prima di essere scortato dentro, Ignazio rivolse lo sguardo verso l'amico un'ultima volta per poi vederlo andar via con le guardie.

"Cammina".

E come i cancelli si aprirono il principe eseguì l'ordine senza fiatare.

Fu condotto nella sala del trono e come le guardie chiusero le porte dietro la schiena del giovane nell'aula regnò il silenzio più assoluto... ed Ignazio non si sentì a suo agio anche per via del padre che dal trono lo fissava arrabbiato e sentendo i suoi occhi addosso cominciò a spaventarsi e tenne la testa bassa. Almeno fino a quando vide l'ombra del padre su di sé e come alzò lo sguardo il sultano gli diede uno schiaffo.

"Come ti sei permesso?!".

Ignazio non aprì bocca era ancora sconcertato dal ceffone ricevuto.

"Scommetto che non è la prima volta che vai in città... e forse quel ladro c'entra qualcosa!".

Il principe sgranò gli occhi al sentire il padre nominare Piero in quel modo davanti a lui e ancora una volta rimase in silenzio. Che doveva dirgli se lo aveva già scoperto? Oltremodo non era nell'umore di rivolgere parola a nessuno per come si sentiva ancora umiliato per come le guardie si erano comportate con lui.

E scostò lo sguardo e lo diresse verso il balcone.

"Guardami quando ti parlo Ignazio!". Trasalì come il re gli urlò innervosito. "e rispondimi. Non fare queste scene che mi fai solo venire ancora di più il nervoso!".

"Non ho nulla da dirti" il giovane infine aprì bocca solo per rivolgersi in modo freddo al padre. "Non ho nulla da dirti perché non ho fatto nulla di male; e sì, non è la prima volta che vado in città. Che male c'è? Ho fatto qualcosa di sbagliato per caso? Noi ce ne stiamo qui crogiolati nella ricchezza ed ignoriamo il popolo che vive nella miseria... e tu invece di preoccuparti di loro preferisci preoccuparti di me e di mandarmi a sposare qualcuno che nemmeno amo e conosco!".

Iniziò ad arrabbiarsi anche il principe in quel momento e non mancò molto che il loro discorso divenne un confronto molto acceso.

"Come ti permetti di rivolgerti in questa maniera a tuo padre?" il sultano si inviperì a quel comportamento del figlio che non gli andava affatto a genio. "Sei un maleducato, un irrispettoso!".

Chiamò poi dentro le guardie ordinando a loro di prendere il principe.

"Non ti riconosco più figlio mio, ti stai comportando come un bambino e adesso io ti tratterò come tale!".

"E tu invece sei un egoista!" Ignazio li rispose subito dopo alzando la voce da quanto era irritato.

"Mi deludi così figlio mio. Non mi ascolti e fai quello che ti pare sgattaiolando fuori ed immischiandoti con la gente... facendo addirittura 'amicizia' con quel scapestrato!".

A ciò Ignazio si arrabbiò e non poco.

"Non ti permetto di parlare in quel modo di di Piero! Lui è mio amico!".

"È talmente tuo amico che lo hai offerto su un piatto d'argento alle guardie.... condannandolo alla prigione e alla morte! Proprio un bell'amico sei stato con lui eh?" il re gli rinfacciò e a ciò il principe sbiancò.

Non voleva crederci, non voleva credere che suo padre lo avrebbe fatto giustiziare in quel modo il suo amico, il ragazzo che gli piaceva.

"Cos... cosa? Cosa vuoi fare??".

"Quel ladruncolo da quattro soldi avrà la fine che merita... ha i giorni contati in quella cella, se non ore"dichiarò il sultano mentre si sedeva sul suo trono "che ti piaccia o no Ignazio farò giustiziare il tuo amico".

"Noooo!!" gridò il giovane mentre le guardie iniziarono a portarlo via "Non te lo permetterò! Non ti lascerò fare una cosa del genere! Giustizialo ed io non ti riconoscerò più come mio padre!".

La voce di Ignazio rimbombava nei corridoi del palazzo per poi smorzarsi una volta che si trovò in camera dopo che la porta si chiuse dietro di lui.

E una volta sicuro di essere da solo si sfogò con un urlo.

Era furioso con il padre, con le guardie, con tutti e quella sua rabbia lo stava divorando dentro. Voleva scaricarsi da tutta quella collera e così preso dall'ira iniziò a rovesciare tutto quello che vedeva in camera: gioiello, ornamenti, tutto proprio tutto... tutta quella ricchezza gli faceva ribrezzo ormai.

E una volta che la stanza diventò un completo disastro con tutto sparso sul pavimento Ignazio come si fermò si ritrovò davanti allo specchio e rimase a guardare la sua immagine, lui in pompa magna con i vestiti da principe e gioielli addosso.

Non ce la faceva proprio a guardarsi, si faceva così schifo in quello stato che sferrò un pugno così forte sul vetro che volarono frammenti in giro e le sue nocche iniziarono a sanguinare. Poi si fermò e dandosi una calmata, se così si può definire, si accasciò a terra e lì si lasciò andare in un pianto liberatorio.

"Mi fa schifo, mi fa schifo tutto... io mi faccio schifo!!" disse singhiozzando "mi fa schifo essere il principe! È un fardello così pesante. Io non ce la faccio, non ce la faccio più!".

Il ragazzo era proprio distrutto e sì, essere il principe ultimamente gli pesava tantissimo e lo disgustava. Una volta non si faceva così tanti problemi ma da quel fortuito scontro con Piero era iniziato a cambiare, quel ragazzo lo aveva fatto cambiare e rivolgendo il pensiero a lui le lacrime presero a scendere copiose.

Aveva paura per lui, aveva paura di perderlo per sempre e questo non lo sopportava; non sopportava il fatto che lo aveva tradito e voleva rimediare ad ogni costo con Piero e riaverlo come amico.

"Un cretino, un idiota" disse fra i pianti e singhiozzi "come ho potuto nasconderglielo a lui? Come??? Che importa ora.... ormai l'ho perso, ho perso la sua fiducia.. non sono più suo amico".

Scosse la testa, non voleva abbattersi proprio in quel momento.

"Non lo perdonerò mai a mio padre, non me lo perdonerò mai se lo lascio proprio in questo momento. Per colpa mia adesso Piero in prigione e verrà giustiziato... devo rimediare per quello che gli ho fatto, lui non si merita tutto questo".

Cercò di ricomporsi nonostante gli risultava un po' difficile e si asciugò le lacrime prima di sdraiarsi sul letto.

"Non posso abbandonarlo adesso. Lui è mio amico e devo salvarlo ad ogni costo".

In quel momento iniziò a rilassarsi e sentendo le palpebre calare si concesse un po' di riposo.

**

Piero intanto si trovava in cella.

Rinchiuderlo in prigione non era abbastanza per le guardie che oltre a buttarlo in gattabuia lo ammanettarono alla parete per essere sicuri che non scappasse; e una volta che la porta si chiuse il silenzio regnò sovrano in quella stanzetta; l'unica cosa che faceva rumore erano i pensieri del giovane.

<< il principe >> continuava a ripetersi Piero << Ignazio è il principe... come ha potuto farmi questo e non dirmelo? Che stupido che sono stato, uno stupido e basta. Sono stato uno scemo a fidarmi. Io sono uno straccione e la vita mi ha ripagato in questo modo >>.

"...Dopotutto chi nasce straccione muore straccione" sospirò guardando fuori dalla piccola finestra.

Il sole era ancora alto nel cielo ma non sarebbe mancato molto al tramonto e a pensare a ciò il giovane si sentì un grande rammarico dentro di sé; come il sole anche la sua vita stava per tramontare.

Aveva ancora poco da vivere e quel poco che gli rimaneva lo avrebbe trascorso in solitudine, oltremodo rinchiuso in una cella... e a quel pensiero una lacrima gli scese sulla guancia.

Ovunque sei è vicinissimo || Ignazio Boschetto x Piero BaroneWhere stories live. Discover now