Capitolo 7

147 16 3
                                    

Ignazio era sdraiato sul letto con lo sguardo perso rivolto verso il soffitto e immagini del litigio con il padre avuto solo un paio di ore fa iniziarono a scorrere nella sua mente.

"Lo odio" furono le uniche parole che uscirono dalla sua bocca con tono freddo mentre il principe si toccò di nuovo la guancia dove era stato schiaffeggiato e il respiro gli tornò affannoso come se stesse per arrabbiarsi ancora ma si placò quasi subito. Che ragione c'era di adirarsi ancora di più contro il padre? Nessuna, ormai il sultano aveva preso la sua decisione di giustiziare Piero e sicuramente l'avrebbe portata a termine e a ciò il volto del principe iniziò ad incupirsi. Se l'amico era in prigione e condannato a morte era perché era stato sorpreso in sua compagnia ed Ignazio si sentiva in colpa.

"È... è solo colpa mia" il ragazzo disse "se fossi rimasto al mio posto ora Piero non sarebbe in cella e non sarebbe condannato a morte.. invece, invece lo è e ce l'ho mandato io! tutto solo perché mi trovavo a casa sua, solo per questo mio padre ora lo manderà a morte e questo mi fa infuriare! Non posso permettergli di fare quello che vuole, è inammissibile che qualcuno venga punito così... soprattutto Piero. Lui non ha fatto nulla, non è colpa sua è un ladro. Lui è povero e vuole solo sopravvivere.".

Ignazio proprio non riusciva a vedere un senso logico per giustificare il comportamento del padre e proprio questo lo faceva imbestialire; un motivo logico non c'era... suo padre poteva sì punire Piero ma non in quel modo.

"Non glielo perdonerò mai".

E poi la sua mente si rivolse a Piero e pensando a lui diventò triste fino al punto di lasciar cadere delle lacrime.

"No. Non me lo perdonerò mai se lo perdo. È solo colpa mia, mi sento uno schifo nei suoi confronti. Come ho potuto? Come ho potuto fargli una cosa del genere? Io ci tengo a lui... non voglio perderlo per causa mia.".

Sprofondò nel cuscino mentre lo stringeva più stretto di prima e intanto le lacrime non lo lasciavano solo e il principe si sentì il cuore serrarsi nel petto.

"Non voglio perdere Piero, lui è l'unica persona alla quale mi sono affezionato e non ce la farei a vederlo sparire dalla mia vita. Io... io lo amo, amo solo lui. Nel mio cuore c'è e ci sarà solo lui e per sempre.".

E dopo essersi ricomposto Ignazio si mise poi seduto sul letto e passò le mani fra i capelli.

"Devo vederlo... devo vedere come sta".

Si alzò e si specchiò per mettersi a posto e fu in quel momento che notò il dorso della sua mano con le nocche ancora sanguinanti e dopo essersi pulito coprì la ferita con uno straccio.

Volse poi lo sguardo fuori dalla finestra ammirando il sole che stava tramontando per poi farlo tornare d nuovo dentro la stanza dove notò il disordine. Gli sembrò che fosse passato di lì un tornado... quando invece era stato lui a crearlo.

"Meglio mettere a posto" sospirò.

**

Sistemò il candelabro sulla mensola e guardandosi poi attorno Ignazio vide che finalmente tutto era in ordine.

"Bene" disse soddisfatto e poi rivolse gli occhi di nuovo fuori dalla finestra.

Si era fatta notte e la luna brillava piena nel cielo stellato ed il principe rimase affascinato a quel panorama con occhi sognanti fino a quando un pensiero ricorse nella sua mente destandolo e riportandolo alla realtà.

"Piero!" esclamò "devo vederlo... Forse a quest'ora della notte non c'è nessuno, posso andare tranquillo da lui".

Ma neanche il tempo di uscire dalla stanza e fare qualche passo che...

Ovunque sei è vicinissimo || Ignazio Boschetto x Piero BaroneOù les histoires vivent. Découvrez maintenant