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ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ IV

[ 🍃 ]

-Motivo numero uno-

-Per favore taci!-

Il rosso urla serrando gli occhi e scuotendo la testa.
Carminie ciocche di capelli gli dondolano davanti al volto accompagnando il movimento in segno di negazione.
Chi è quel mostro che alza le dita per contare le motivazioni valide a non farlo buttare?
Cosa vuole da lui quel serafico demone dal volto angelico e dagli occhi vispi?
Non lo vuole sentire, non sopporta che tutta questa situazione gli stia sfuggendo dalle mani come fosse acqua.
Almeno mentre pone fine alla sua misera vita, di vergogna e menzogna, può non essere vessato dall'eterna maledizione dell'uomo?
Desidera solo che, per una volta, gli sguardi affilati delle persone si spostino da lui.
Pretende, per la prima volta in vita sua azzarda una pretesa, che le persone non notino la sua miseria che ha tanto cercato di nascondere per anni, nel tentativo di celare la sua inadeguatezza nell'adempiere al più difficile ma naturale dei compiti: esistere.
Ma Dazai non è certo conosciuto per la sua pietà, la sua bontà, od il suo riguardo per il prossimo:

-Tu non vuoi avere un morto sulla coscienza.
Non vuoi che il tuo suicidio abbia come ulteriore conseguenza la perdita della vita di un altro uomo, anche se si tratta di uno sconosciuto crudele.
Può sembrare una cosa stupida alle tue orecchie, come a quelle di chiunque altro.
Dal momento che stai ponendo fine alla tua esistenza cosa mai dovrebbe importartene del fatto che tu abbia "ucciso" qualcuno?
Assolutamente nulla, nessun avvocato ti giudicherà e nessun tribunale verrà a condannare la tua carcassa fredda e le tue ossa frantumate.
Ed allora perché?
Sarà forse per una tua morale personale?
Ma cosa dico, quando sarai cenere non avrai più memoria di ciò che è stato, quando sarai chiuso in una bara di legno e ferro la tua morale sarà buia come l'eternità in cui resterai.-

Il suo discorso è ragionevole, come se stesse davvero cercando una logica ed un senso preciso alle azioni dell'altro, alle risposte del suicida alle sue mosse.
Ed il fulvo, che ha passato tutta la vita nel terrore dell'imprevidibilità umana, ora è quasi confortato dal suo impietoso vicino:

-Potrei azzardare a dire che tu abbia paura di Dio, che il far morire un altro essere umano possa condannare la tua eterea e candida anima all'inferno.
Le tue membra rinsecchite tremano al pensiero di dover perire in eterno sotto il peso del fuoco, sotto il pungolare dei forconi e tra le fauci del nero demonio?
Assolutamente no, le tue mani minute non hanno mai sgranato le opache perle di un rosario e le tue labbra ricurve non hanno mai pregato un Dio.
Poi, se così fosse, ora non saresti ad ascoltare uno sporco peccatore che è pronto a gettare al vento il più grande dono che il Signore gli ha conferito, piuttosto avresti preferito confessare parole umide di lacrime ad un uomo in toga nera, un arido omuncolo con gli occhiali tondi troppo preso a pensare ai suoi chierichetti per sentirti.
Tutto questo mi porta alla più logica delle conclusioni: tu non vuoi davvero morire.
Il tuo volto solcato dal pianto me lo dice, i tuoi movimenti esitanti ed i sussulti del tuo corpo negli istanti in qui l'equilibrio ti viene meno me lo dicono.
Non è la brama di suicidio quella che ti scivola sulle spalle, come acqua gelida, è solo la stanchezza e l'incapacità di portare avanti quello che hai costruito sino ad ora.
Sei sempre stato debole o lo sei diventato con il passare degli anni?-

Il pugno pallido del rosso si abbatte sul davanzale in pietra dove è seduto, producendo uno schiocco crudo per via della pelle che si scontra con esso.
Alza lo sguardo ceruleo, carico di risentimento, su quello scuro e spento dell'altro mentre gli risponde con un tono di voce ringhiante e sbiascicato, simile all'abbaiare dei cani randagi:

-Tu non hai idea di quello che voglia fare o meno, non sai cosa io abbia macchinato per anni.
I tuoi ragionamenti folli ed aspri non potranno mai nemmeno sfiorare quello che mi ha portato sino a questo punto!-

― 𝐌𝐢𝐬𝐚𝐧𝐭𝐡𝐫𝐨𝐩𝐲 *̥˚ 𝐬𝐨𝐮𝐤𝐨𝐤𝐮Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz