Risveglio

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Quando riaprii gli occhi pensai fosse stato tutto un brutto sogno, ma non era così.Le pareti di acciaio mi circondavano praticamente da ogni parte. Nella parete di fronte in
un letto incassato nel muro, Liz dormiva apparentemente tranquilla. Tornai a guardarla e poi mi toccai i capelli. Ero quasi pelata. Com'era possibile? Mi guardai terrorizzata il braccio,
flebo: mi faceva male il solo pensiero di averne una applicata al braccio, anche se non la sentivo pizzicare. La porta scattò dall'esterno, io trasalii.

- Ti sei svegliata?- la donna che venne verso di me assomigliava molto a quella che avevo visto a scuola, ma aveva i capelli più corti ed era vestita in maniera molto diversa. 
- Sono qua, per spiegarvi: io sono Trinity e questa è la Nabucco do Nosor, l'astronave di Morpheus - iniziò. La guardai stupita.

- Sono passati tre giorni da quando hai preso quella pillola - ammise Trinity. Io la guardai inebetita, come se avessero rubato metà della mia vita, senza perché.
- Cominciamo da capo è più semplice - aggiunse raccontandomi di IA e della guerra tra le macchine e gli uomini. E come infine IA ci aveva fatto suoi schiavi costruendo Matrix.

- Come è possibile, noi uomini consumiamo energia non la produciamo!- obbiettai.
- La usiamo solitamente, però se pensi di non correre, non camminare, di dover
dormire tutta la vita, non ne usi che una piccola percentuale - mi spiegò lei. 

- Mi sfugge qualcosa, non capisco perché proprio me? Perché il mio nome è su quella lista? Io non so fare nulla, non gioco a fare l'hacker come Michael, non sono un asso del disegno virtuale come Liz. Io non ho nulla di speciale, non sapevo nulla di Matrix e mai e poi mai ci sarei arrivata - ammisi.
- Nessuno sa cosa puoi fare, ma se il tuo nome è su quella lista, c'è un perché. Lo scopriremo insieme. - propose Trinity.

- Prima a scuola, sembravi molto scossa -  ricordò Trinity. Sapevo che l'aveva notato. Abbassai gli occhi poi osai guardare Liz anche se solo per un attimo. Forse era meglio trovare un altro posto lontano da lei. Già sarebbe stata molto tesa a svegliarsi senza capelli e in quello stato.

- In Matrix non mi andava molto bene ultimamente - dissi soltanto.

- La scuola è un brutto periodo, ma poi passa - disse Trinity per incoraggiarmi.

- Non importa, ormai non la finirò più - alzai le spalle. Feci per alzarmi, ma lei mi rimise a letto. -E' meglio se ti riposi un altro po'. I primi giorni è dura, fidati di me - disse con voce calma. Mi abbassai lentamente per appoggiarmi al cuscino. Quando improvvisamente con la mano sentii un pezzo di ferrò piantato nella nuca. Trinity colse il panico nei mie occhi.

- Lo so, a me fa ribrezzo tutt'ora. E' così che eri connessa a Matrix - disse Trinity.
Fu tremendo toccarla, mi sentii fredda e inutile come quel metallo e una parte di me si rifiutava di credere che io fossi nient'altro che un dispositivo I/O disconnesso; eppure la presa era lì sotto le mie dita. Trinity mi sistemò la flebo in modo che non mi desse fastidio.

- Questa flebo che tanto ti spaventa è in grado di rigenerare le tue fibre muscolari e tutto ciò che non hai usato per così tanto tempo. Anche i capelli...Gli psicologi dicono che accelera l'accettazione del nuovo sé. Così abbiamo creato una sostanza che ne incentiva la crescita. Funziona, tutte le persone che liberiamo ora si adattano molto prima di quanto non abbiamo fatto io e Neo o Morpheus - raccontò.
- Ma Morpheus tanto è sempre pelato - osai ribattere. Lei rise. Poi aggiunse: - riposa e non ti preoccupare per lei - disse indicando Liz.

- Ognuno di voi ha fatto la sua scelta in autonomia, la vita di prima vi sembrerà presto molto lontana - aggiunse prima di ritirarsi chiudendo la porta dietro di sé.  E se le persone che avevi deluso erano quelle con cui avevi fatto quel salto verso la libertà?  Fu questo che pensai mentre mi giravo verso la parete, mandando giù il magone. Perché avevo scritto quella lettera? Perché non avevo semplicemente lasciato andare le cose e fatto finta di nulla? Perché avevo complicato tutto? E soprattutto perché ero andata a giocare a Quake Arena? Non ero nemmeno capace e mi avevano massacrato tutti. Era tutto solo per sentirmi meno sola? Mi sentivo un impostore. Qualcuno che occupa una posizione che non gli spetta. Lì come a scuola in realtà cambiava poco. Dovevo convivere coi miei errori.

Matrix the endDove le storie prendono vita. Scoprilo ora