》Chapter 20《:One Month

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Un mese. Un mese era passato da quei recenti avvenimenti, e Izuku e Katsuki erano felici di trascorrere finalmente in modo meno sconbussato, bensì più sereno, la loro vita. Infondo erano eroi, e gli eroi non avevano una vita facile, purtroppo. Deku continuava ad avere incubi sempre più frequenti, e Katsuki lo calmava sempre, stringendo il suo corpo tremante fra ke sue forti braccia, barriera protettiva che permetteva ad ogni male esistente al mondo di non avvicinarsi al suo Izuku.

Quando lo toccava si spostava, e lui si sentiva perennemente in colpa per non esser stato lì, in quel momento a salvarlo all'individuo che regalava brutti sogni al suo ragazzo. Lo capiva, era traumatrizzato e impressionato, e quel rapporto fondato sulla violenza era stata la goccia a far traboccare il vaso già pieno di per sé di odio e altri pensieri contrastanti nei confronti di Ciro. Quell'uomo era peggiorato, e maniaco non era certo un termine adatto per descriverlo, ci voleva una parola peggiore, una parola da aggiungere nel vocabolario, che non sarebbe stata innocente come "petaloso". Qualcosa che andava a superare il concetto di infinito, ecco.

Da quando Izuku e Katsuki seppero di Awa, figlia del verdino, avevano iniziato a vedersi più spesso, e i due la consideravano quasi come una figlia. Anche se era stata cresciuta -male, perché a quanto pare il padre non le aveva trasmess, nulla, perfortuna- sotto l'ala di Kenshi per diversi anni dopo lo spostamento dall'omegaverse. Da Deku aveva preso l'innocenza, l'intelligenza e la passione per la lettura -senza contare il fatto che fosse peggio di una suora di clausura, parole di Takou-, mentre da Kenshi la furbizia, l'astuzia e la fermezza. Ed aveva gli stessi obbiettivi di entrambi i genitori: far avverare i propri sogni.

Per il resto, era educata e molto timida, ma con Kacchan e Deku si trovava bene, si sentiva a casa, al sicuro. E questo Awa non se lo spiegava, ma non ci dava alcun peso, anzi, se avrebbe potuto li avrebbe definiti come suoi genitori ufficialmente -tranne Izuku, lui è già ufficiale di suo-, e godersi beatamente la sua vita. Ah, lei ora era in una casa famiglia, e con lei vi erano molti altri ragazzi della sua età e non. Come ad esempio una bambina di sei anni in stanza con lei. Era come una sorella maggiore per la piccolina, e lei oramai, infatti, la nominava "sorellona". Piccola e tenera, con i suoi capelli marrone chiaro e gli occhi verdi, Giujinso era risuscita a conquistare il cuore -con i suoi occhioni da cucciolo e la sua tenerezza- di quella che considerava un unico membro della famiglia.

Era felice, dannatamente felice, proprio come Izuku quel giorno. Ma è meglio spiegarsi meglio ed andare nei dettagli. Era una mattinata di sole, nel cielo azzurro limpido non vi era traccia di alcuna nuvola e i ciliegi oramai in fiore, davano a quei momenti di malinconia nel suo cuore infranto un senso di leggerezza, come i loro petali portati via dal vento, che gli solleticava il viso costellato da luminose lentiggini, uniche stelle in cielo in quel momento della giornata tanto limpido e caldo. Si era preso la briga di respirare l'aria pulita e fresca, tentando di mascherare e cacciare via i brutti pensieri, che però vennero spazzati via dalla corrente non appena si girò a guardare Katsuki intendo a mangiare il suo cornetto farcito di marmellata all'albicocca.

Lui stava mordendo con audacia e fame il suo dolce al cioccolato, che gli si squagliava in bocca, piacevolmente. Il profumo era ineguagliabile, era quello dei dolci di quella panetteria dove li portavano le loro mamme da bambini, e i suoi brutti ricordi vennero sostituti con quelli belli, quelli del passato più remoto della loro esistenza scombussolata. Sentì una risata cristallina da parte di Kacchan, e incurvó le sopracciglia con fare confuso. «Cosa c'è? Perché ridi?» Chiese, guardandolo con i suoi occhi luminosi più del sole alto nel cielo mattutino. «La tua faccia è sporca di nutella. Ah, no...lo sono anche le mani! Ahaha—» Sembrava un bambino, perché lui da piccolo si spiegava sempre di cioccolata, anche le mani, esatto. La madre ridacchiava nel vederlo in quello stato, e Katsuki all'epoca della loro remota giovinezza lo trovava estremamente adorabile, mentre ora era davvero un bell'uomo, affascinante e dalle buone qualità per essere l'eroe numero uno. Gli pulí il viso con un fazzolettino, sotto lo sguardo innocente di Izuku, che osservava con occhi luccicanti ogni suo movimento, fino afa combaciare le loro labbra.

Katsuki rimase immobile per qualche istante, godendosi poi quel bacio che parve durare un'eternità. Non vi erano secondi, né minuti, neanche le ore, il tempo si era completamente fermato attorno a loro. Quando si staccarono, i loro respiro erano irregolari e veloci come i loro cuori pulsanti. «Mi spiace per tutto quello che è accaduto, Kacchan.»;
«Non preoccuparti, è tutto ok.» E gli sorrise, felice com'era. Il verdino ricambió con altrettanta gioia quel gesto, e lo prese per mano portandolo nel parco dove trascorrevano anni fa intere giornate a giocare insieme.

Quel luogo colpo di alberi da ciliegio racchiudeva in sé tutti i loro ricordi e tutte le loro emozioni, sia negative che merivigliose, dalle cadute dalla bicicletta senza le rotelle alle offese dei compagni delle elementari. Erano cresciuti lì, in quel parco colmo di alberi, le quali chiome rosa confetto erano ricoperte di fiori sbocciati, come il loro amore, come i loro sentimenti reciproci e la loro crescita psicologica. Quegli alberi raccontavano di loro attraverso i sussurri ed i contatti del vento con le foglie, che portavano con loro ogni loro nuova esperienza. I loro sorrisi erano impressi sui loro volti, e Katsuki era sempre più nervoso ed asioso. Le  sue mani sudavano, i suoi piedi tremavano, ed ad un certo punto si fermò, ancorando i piedi alla stradina di terra.

Izuku di girò verso di lui, identificando lo sguardo di Kacchan indecifrabile. Le foglie insieme al vento erano pronte a raccontare una loro nuova avventura, e quel parco avrebbe racchiuso al suo interno nuove esperienze e un momento che avrebbe dato modo di avere un nuovo inizio. Il biondo fissò gli occhi smeraldi di Deku con determinazione, e promise a sé stesso di essere sicuro di sé, stringendo le sue mani in due pugni ferrei, così stretti da far divenire le sue nocche bianche. «Cosa—» Venne interrotto dalle parole del biondo, tremanti di agitazione. «Izuku... prima di tutto voglio scusarmi per tutto il male che ti ho causato, voglio... voglio chiedere il tuo perdono anche se siamo fidanzati da anni.» Disse, mentre gli occhi del lentigginoso erano fissi sulla sua figura.

«Io ti ho già perdonato di tutto, Kacchan, perché ti amo.» Dichiarò fermamente lui, guardandolo dolcemente, facendo sciogliere Katsuki con uno dei suoi più bei sorrisi. «Cazzo, lo so e ti amo da morire anche io... Ma io... io non so come tu faccia a sopportare me, che sono uno stronzo. Voglio dirti che nonostante tutto io ci sono, e purtroppo quando eri in pericolo, un mese fa... io non ero con te a supportarti... Mi dispiace, Izuku, mi dispiace!» Il diretto interessato lo vide inginocchirsi, e si sentì in imbarazzo, anche se a quell'ora non vi era nessuno ad assistere. «Io ti amo per tutto. Per me, ogni tuo difetto diventa automaticamente un pregio. Poi... Non è colpa tua se tutto ciò è successo... q-quindi...»

La sua voce tremava, e Katsuki lo chiamò dolcemente. Quando il verdino incrociò i suoi occhi con quelli vermigli e focosi di Kacchan, sentì dopo tanto tempo dei piacevoli brividi id piacere. Il biondo nascondeva le iridi rosse dietro ciglia folte dal color del sole, e fece scivolare la mano in una sua tasca, respirando profondamente. Quando mostrò ciò che vi era all'interno al suo ragazzo, questo quasi non fece un passo indietro ed inciampare. «Midoriya Izuku... ti ringrazio per tutto quello che Gai fatto per me in questo lasso di tempo lungo come la nostra intera vita, ti ringrazio di cuore per tutti i sorrisi che mi hai dedicato...» Il verdino sentiva gli occhi sull'orlo delle lacrime, lacrime di gioia, e singhiozzo debolmente nel vedere Kacchan aprire il cofanetto ricoperto di velluto rosso, mostrando un anello in argento. «Mi vuoi sposare?» In un attimo, il biondo si ritrovò con le braccia di Izuku -che piangeva sorridente- al collo.

Si diedero un bacio sulle labbra, casto e passionale, per poi staccarsi. «S-sì, sì!» Il suo cuore scoppiò, sentendo tutte quelle emozioni positive invaderlo da capo a piedi, e strinse colui che lo avrebbe accompagnato per il resto della sua vita fra le braccia, sorridendo. Speró che l'anello che portava al dito suggellare il loro amore per sempre, che chiudesse le ferite da lui aperte anni or sono. Ma speró soprattutto di vedere per infiniti giorni il sorriso di Izuku illuminargli la vita più del sole e la luna, insieme alle stelle, fedeli accompagnatrici silenziose nel buio notturno, che li guardavano brillanti della loro passione nei loro atti d'amore.

Quel giorno, lasció che il riflesso argentato delle loro fedi e dei loro sorrisi illuminasse loro strada verso un modo di pace e serenità, di una nuova vita, la loro vita. E si lasció andare in un pianto di gioia anche lui. In quel momento, gli unici al mondo parvero loro.

  ║Wolf In Sheep's Clothing║〉〉 BakuDeku/KatsuDekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora