Eravamo una famiglia

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Ero sola in casa. Erano giorni che pensavo a ciò che era successo e ancora non ci credevo.
Avevo paura, tanta tanta paura. Affrontare quell'esserino da sola sarebbe stata una cosa più grande di me.
Qualcuno suonò il campanello perciò io andai ad aprire.
«Possiamo parlare?» chiese Riccardo fuori dalla porta. Annuì.
Entrò in casa ed andammo in camera mia.
«Parto con il presupposto che tra me e Sara non c'è stato, non c'è e non ci sarà mai niente.» disse lui con le lacrime agli occhi.
«Io sono tornato dall'america perché amavo te! Perché sei il motivo per cui vado avanti.» continuò balbettando.
«Perché te mi colori le giornate, mi fai vivere.» disse prendendomi la mano.
«Ero ubriaco e ho sbagliato ma non ci sono momenti in cui non mi pento di ciò che è successo. Io ti amo Fede.» disse lui guardandomi negli occhi. Feci un piccolo sorriso e poi annuì.
«Ascolta Fede..» disse abbassando lo sguardo.
«..non c'è bisogno di dediche. Non c'è bisogno di grandi parole, non c'è bisogno di ripeterti in continuazione quanto io ti ami. Lo sai. Lo sai bene.» continuò guardandomi come mai aveva fatto prima.
«Tu sei uguale a me, io sono uguale a te. Io mi rivedo in te, tu ti rivedi in me. Siamo uguali nella nostra diversità. Io sono un maschio, tu sei una femmina. Le mani sono diverse. I capelli sono diversi. Le mie gambe sono diverse dalle tue. Il colore degli occhi è diverso. Ma nonostante tutto siamo uguali. Io sarò sempre uguale a te ogni volta che dirai che sono il tuo ragazzo, sempre.» affermò trattenendo le lacrime.
«Sei il mio ragazzo Riki.» dissi più felice che mai. Lui mi avvolse in un abbraccio e poi mi baciò. Quando ci staccammo mi guardò sorridendo.
«E poi ora abbiamo un bambino tutto nostro ed è la cosa più bella che potessi desiderare.» rispose iniziando a piangere.
Mi fu naturale: lo abbracciai forte forte ed iniziammo a baciarci con tanta passione.
Poco dopo Riccardo posizionò la mano sulla mia pancia.
«Posso baciarlo?» chiese sorridendo. Annuì.
Iniziò a dare teneri baci sul mio ventre ed io iniziai a piangere come una bambina.
«Sono pronto a vivere questo splendido sogno insieme. Ti amo Federica Carta, ti amerò per sempre.» disse anche lui piangendo.
Sorrisi e poi ci baciammo.
Eravamo una famiglia, finalmente.
Io, Riki e il nostro fagiolino.

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