Capito venti

251 15 0
                                    

«Non posso neanche chiederti dove andiamo?»

«Non so, hai già visto il centro?»

«Si, ci sono stata con Alessandro» dico voltandomi verso di lui che però non fa lo stesso, mi risponde tenendo lo sguardo fisso in avanti.

«Bene, allora andiamo più o meno nei pressi del centro; è una zona di periferia e sono sicuro che con lui non ci sei neanche passata per di lì» mi sembra quasi soddisfatto della cosa.

«Perfetto!» Ad essere sincera con Alessandro non ho visto proprio nulla; insistette così tanto per prendere il bus panoramico e non mi sono goduta la "visita"...ma non lo dico a Matteo.

Scesi dalla metro, prendiamo, come immaginavo, una strada diversa da quella che feci con Alessandro.

«Sembri esperto, sei già stato qui a Londra ?»

«Mia sorella ha studiato per tre anni qui, siamo venuti a trovarla spesso e ci ho fatto un po' l'abitudine a passeggiare per queste strade; poi l'appartamento dove alloggiava si trova proprio su questa strada»

«Capito...» gli sorrido.

«Puffo magari dopo passiamo anche in centro, per ora seguimi» annuisco soltanto, avrà capito?

Entriamo in un parco, un giardino, o non so come sia meglio definirlo.
Scommetterei che anche qui l'erba è verdissima solo che ora è tutto bianco, ricoperto dalla neve. Siamo fermi dinanzi ad un salice che con l'effetto che crea la neve è davvero stupendo. Fino a quando Matteo sposta i rami e parte della neve cade. Mh.
Wow! Altro che neve, qui dietro c'è un altro mondo.

«È...wow»

«Fidati Puffo, non so chi abbia costruito questa casetta ma lo ringrazio»

«È davvero bellissimo e a parer mio è soprattutto per la casetta che appare tutto così ... boh! Sembra di essere usciti dalla realtà«

«È proprio quello che provo io» e nel dirlo sposta un ciuffo ribelle che gli copre l'occhio destro.
«Su Puffo, tu ci entri anche più facilmente...»

«Ma io dico, il mio nome è così facile»

«Puffo lo è ancora ancora di più»

«...fa un po' come vuoi», in risposta ricevo uno sguardo vittorioso, quello di chi non aspettava altro che queste parole.

La casetta è in legno ma all'interno è tutta tappezzata di disegni.

«Mi è sempre piaciuto disegnare qui»

«Come sai che non ci viene  nessun'altro in questo posto?»

Nel mentre parlo mi soffermo ad ammirare tutti questi fantastici disegni, alcuni colorati, alcuni che hanno come soggetto una figura astratta, altri colorati in bianco e nero, tele con schizzi di colori...

«Quando sono arrivato qui a Londra,a settembre, è stato il primo posto in cui sono venuto ed ho trovato tutto come lo avevo lasciato due anni fa, quindi do per scontato che non ci venga nessun'altro»

«Ah, bene, meglio così...che belli questi!» indico un foglio sul quale ci sono un insieme di fiori.

«Non far caso a quello del cane; è il mio primo ritratto, se così si può definire questo sgorbio...»

«Invece è fatto proprio bene, non capisco perché lo definisci sgorbio!»

«Mh, grazie...che dici, restiamo qui oppure no ?»

«Si Matth, aspetta solo un attimo» annuisce corrugando la fronte.

Esco fuori dalla casetta, sposto i rami del salice e una volta arrivata fuori prendo quanta più neve mi è possibile. Rifaccio il percorso all'indietro per tornare da "occhi mistero" e scarico la neve su di lui.

Quello che vedo nei tuoi occhi Where stories live. Discover now