Capitolo trentatrè

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«Alessandro»

«Si, sei ancora arrabbiata con me»

«E come vuoi che stia? Hai idea di come ci si stenta a stare dall'altra parte? Io non ho mai ceduto alle tue belle parole, alle tue attenzioni, alle tue bugie, ma chi lo fa? Chi crede di essere importante davvero ?!»

«Bea, con te non è la stessa cosa, non ho mai avuto quelle intenzioni. Ci ho provato con tante ragazze diverse ma soltanto tu hai occupato il mio cuore»
Si, è decisamente come nei miei libri, solo che io sono la protagonista sbagliata.

«Ma per favore, con queste frasi patetiche! Ecco perché, ad esempio, mentire in merito ai ritratti! Vero?»

«Quello l'ho fatto soltanto perché non volevo che Matteo fosse più importante per te»

«Come facevi a sapere che fosse lui?»

«Non lo sapevo! All'inizio non sapevo minimamente di cosa stessi parlando, poi dopo la sera in cui mi hai detto tutto, ho iniziato ad indagare»
E virgoletta l'ultima parola.

«E poi hai pensato bene di continuare a mentire!»

«Si!» Che sfacciato.

«Senti, io me ne vado in camera mia, ciao.» Mi allontano ma mi fermo quando lo sento schiarirsi le voce.
Mi volto.

«Credi che Matteo sia diverso ?»

«Che intendi?»

«Sta giocando anche lui; guarda come si comporta con quella nuova...»

«Forse non conosci una cosa di me; non credo finché non ci sbatto la testa contro. Puoi dirmi ciò che vuoi per screditarlo ma non baderò alle tue parole. È sempre stato un mio difetto ma allostesso tempo un pregio»

«Va bene, però poi non ti dirò "te lo avevo detto", quando piangerai»

«Tranquillo, non piango più per nessuno da tanto tempo ormai. Poi tra me e lui non c'è nulla, a maggior ragione non piangerò!»

Vado via ma con un pensiero fisso in testa: non c'è nulla tra me e lui? Ne sono davvero convita?
Mi addormento ugualmente con un sorriso enorme stampato in viso, ripensando a tutte le emozioni vissute oggi.

[...]

Sto maledicendo la sveglia del telefono che, nonostante sia domenica, per qualche assurdo motivo sta suonando.

Prendo il telefono da terra e guardo l'orario.
Mi stropiccio gli occhi;penso di aver letto male.
NO! Non ho letto male! Sono davvero le 03:20 ?! Ma è serio?

Poi mi accorgo che sul retro del telefono c'è incollato un foglio. Lo stacco, accendo la torcia del telefono stesso e leggo:

Scendi a vedere l'alba insieme a me? Sono sul retro del campus.”

Sorrido con la speranza che sia Matteo ma ancor più con la speranza che non stia sognando, sarebbe deludente come cosa, lo dico solo perché ho provato molte volte questa terribile sensazione.
Non mi va di scendere in pigiama quindi al volo metto un leggins nero con la felpa rosa.

Quando arrivò giù, mi dirigo sul retro.

Lo trovo lì seduto a terra, sull'erba che odora di bagnato.
Poi senza voltarsi dice:

«Sapevo che saresti venuta»

«Ed io sapevo che fossi tu»
Intanto mi siedo affianco a lui impugnando le maniche della felpa.

«Come mai?»

«A) solo tu puoi pensare certe cose;
B) solo tu piombi in camera mia, anche di notte a quanto pare»

Quello che vedo nei tuoi occhi Where stories live. Discover now