6| Vulnerabile

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Arrivammo sani e salvi nella nostra nuova villetta dai toni chiari e apparentemente accogliente. L'abitazione si affacciava su uno splendido giardino di grandezza media, dove fra i fili d'erba spuntavano rose rosso sangue, papaveri, gelsomini e una minoranza di margherite e narcisi.

Mil ci aveva procurato quell'adorabile casa a due piani grazie a un suo amico e ogni due mesi dovevamo pagarlo con i Kelyoros, ovvero cinque monete d'oro.

«Grazie Mil, ti avviseremo quando saremo pronti a ispezionare il territorio!» Logan urlò a squarciagola con la testa fuori dalla finestra, agitando la mano mentre l'uomo si allontanava.

«Ma dobbiamo per forza!?» sbottò Brianna sbattendo le braccia lungo i fianchi e alzando gli occhi al cielo. I suoi capelli ramati erano mantenuti da una coda alta, acconciatura che la caratterizzava poiché non lasciava quasi mai i capelli caderle sulle spalle.

«Non ti lamentare, non ti va di scoprire nel dettaglio questa splendida terra?» chiese il nostro capitano, «O preferisci rimanere a gironzolare senza sapere dove andare? Quando saremo pronti andremo a visitare l'isola! Oggi faremo acquisti, ci servono cibo nella dispensa e abiti nuovi» terminò Kian guardando all'interno dei mobili e tossì quando una folata di polvere gli finì in viso. Egli peccava di curiosità, anche per questo eravamo molto simili. A entrambi piaceva scoprire porzioni di luoghi o persone nuove e nessuno dei due si faceva intimorire dalle peripezie in vista.

La lunga camminata per giungere sotto un tetto dove vivere non aveva fatto altro che stancarci ulteriormente, Agrova era di dimensioni colossali. Nonostante ciò Kian aveva ragione, avevamo bisogno di alimenti e di rifare il guardaroba dato che la nostra stiva era ormai vuota e ci erano rimaste solo tante monete, delle vesti consumate e delle spade usurate.

Quello sarebbe stato l'ultimo sforzo della giornata, dopodiché il letto ci avrebbe accolto senza la perenne paura di morire per mano di qualcuno o per disastri naturali. Non dormivamo tranquillamente da quasi un decennio, dovevamo abituarci a rilassare i muscoli e le nostre menti prima di bearci del sonno, anche se quest'ultime risultavano difficili da gestire quando a cullarti erano dolorosi ricordi.

«Hai ragione, ma ricorda che non sei più il nostro capitano!» esclamò Brianna sporgendo il labbro inferiore in fuori, «Però sarei contenta di comperare oggetti del luogo e abbigliamenti» proferì pacatamente cercando di mascherare la sua festosità, ma il suo sorrisetto mandò in fumo il suo tentativo.

Kian sorrise compiaciuto all'affermazione della riccia, conoscendo già il suo lato maniaco delle spese.

«Io in realtà avrei soltanto bisogno di riposare, questo viaggio mi ha stremato.» Gildar era disteso sul divano con la mano destra che gli copriva gli occhi eterocromi, uno dal colore marrone e l'altro color avio.

In lui aveva sempre dominato l'ozio ed era capace di dormire una giornata intera come un ghiro. Non si era svegliato con la palla di cannone che ci aveva colpito, solo grazie a Kian si era reso conto di ciò che era successo.

Malgrado quello che poteva essere considerato un difetto sotto punti di vista diversi, era un ragazzo costante nel seguire i propri ideali. Gli piacevano molto gli scontri corpo a corpo o più e ambiva al miglioramento ogni giorno, proprio per questo alle volte svolgevamo insieme esercizi per rimanere in forma.

«Bene» assunsi una posizione eretta, dato che poco prima ero appoggiata al davanzale della cucina, «Io e Brianna compreremo tutto ciò che serve per saziare la nostra fame collettiva, degli utensili e perché non pensare all'estetica? Voi potreste procurarvi delle armi, cosa che faremo anche noi, indumenti e magari dedicarvi ai pazzi acquisti!» Secondo lo stereotipo quasi collettivo le donne erano coloro che spendevano più soldi in assoluto in abiti, ma i ragazzi molto spesso potevano essere esageratamente vanitosi più delle signore.

I pirati di Ethis. Where stories live. Discover now