16| Leyphia

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«Che stanchezza!» ripetè Brianna per la centesima volta, intanto che le sue mani si sbarazzavano delle foglie giallastre.

«Brianna» la zittì il riccio, «Nessuno qui sta oziando. Di certo continuando a lamentati non risolverai nulla e ti stancherai più facilmente» sbuffò cercando di spazzare via le foglie in un sacchetto con più foga, «E per giunta questa non è l'unica stanza da sistemare.»

Svolgevano tutti una mansione esatta: io, obbligatoriamente, ero distesa sul letto a viaggiare con la mente, Logan era al mio fianco nel caso avessi avvertito malori o avessi voluto compiere azioni stupide, quei due sistemavano casa e Kian era uscito per fare la spesa.

«Davvero un afflusso di vento ha fatto accadere questo?» domandai a mio fratello mentre pensieri e fantasie sempre più strane divagavano senza sosta.

«Sì. È stato così forte che per pochi istanti tutto è divenuto freddo» la voce di Logan risultava così pacata da mettere i brividi. Nel momento in cui le sue palpebre si serravano con lo stesso ritmo della sua voce, fissava un punto imprecisato della parete meditabondo e assorto in uno stato di trance.

Ero certa che se avessi approfittato del momento per alzarmi se ne sarebbe accorto lo stesso.

«Wow. Su di un'isola caldissima è bastato così poco per fare freddo?» lo interrogai susseguita da un ruggito da parte del mio amatissimo stomaco.

«Già, la stranezza sta proprio nel fatto che è bastato un alito di vento a congelare una casa intera» precisò l'aiutante di mia sorella, «Chissà se è riuscito a raffreddare tutta Agrova» mormorò come se fosse una riflessione rivolta solamente a se stesso.

«È assurdo» Brianna si alzò in piedi sbattendo le mani per terra, «Come accidenti è possibile che da quando siamo arrivati l'ordine delle cose sia stato manomesso. Perbacco, sembrano guardarci tutti in modo strano!»

Il rumore dei sui passi deliranti alterò il mio stato d'ordine.

«E l'hai capito soltanto adesso?! Ti ricordo che ti sei fidata di una famiglia completamente sconosciuta, sei stata sciocca!» mi distaccai dalla tastiera del letto per cercare di avvicinarmi a lei, ma Logan mi tenne giù.

«Parli proprio tu che sei andata in giro di notte, da sola» i suoi piedi trovarono finalmente pace bloccandosi sul posto, mentre con uno sguardo eloquente mi fulminava.

«Ti ricordo che, a differenza tua, ho quel minimo di conoscenze che mi servono per ammazzare qualcuno» allargai le narici come un toro pronto ad attaccare, «Non parlarmi in ques-»

«Basta!» ci ammonì Logan ed entrambe ci ricomponemmo come se nulla fosse accaduto, «Siete due bambine, quanti anni avete mmh? Cinque?!» gridò, «Ora tu» disse indicando Brianna e poi Gildar, «Continui quello che stavi facendo» le sue pupille infiammate arrivarono su di me, «E tu stai al tuo posto come si deve.»

«Cosa diavolo dovrei fare tutto il giorno su un letto? Non sono una statuina di porcellana, mi sento meglio ora!» imbronciata incrociai le braccia al petto.

«Puoi non polemizzare una buona volta?! Sta' buona.»

Se mi riaddormentassi senza problemi arriverei a pensare di avere qualche problema di glucosio nel sangue.

«Puoi almeno portarmi qualcosa da leggere?» mi disperai nel tentativo di smuoverlo, «L'ultima volta ho comprato un nuovo libro, dovrebbe essere da qualche parte in cucina.»

Brianna corrugò le sopracciglia modellando due avvallamenti tra esse nel sentire dell'acquisto di un nuovo libro. Mi scrutò con la coda dell'occhio e una sua occhiata perplessa mi fece intendere che poi avrei dovuto raccontarle tutto.

I pirati di Ethis. Where stories live. Discover now