CAPITOLO I

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Una storia difficile

Erano le ore 11.00 del 27 luglio 1964, a Terni, quando nella sala parto dell’ospedale civile Santa Maria si levò un urlo di dolore e di gioia.
Ero nato.
I miei genitori, madre sarta e padre artigiano, mi diedero una sana educazione insegnandomi l’onestà e un’impostazione di vita legata a una frase guida, che ancora oggi ricordo: “Fai del bene, scordalo; fai del male, pensaci! Prima di farlo pensaci almeno due volte, perché sicuramente farai star male non una ma mille persone”.
La mia adolescenza è trascorsa nelle vie di un paesino che si affaccia e segna le porte di una splendida vallata, la Valnerina.
La mia vita imprenditoriale comincia presto, molto presto, all’età di nove anni.
Oltre all’attività artigianale, mio padre aveva in gestione una sala cinematografica di quel paese e si dilettava nella proiezione di film.
Il suo era un hobby perché non ci guadagnava nulla, anzi i profitti della sua attività artigianale, in parte venivano utilizzati proprio per mantenerselo .
Io all’epoca, mi occupavo della distribuzione di noccioline, bruscolini e pop-corn.
I pop-corn li producevo direttamente a casa.
Acquistavo il mais, che facevo rosolare in casseruola con olio di semi, e il gioco era fatto.
Le noccioline e i bruscolini, invece, li acquistavo in un magazzino all’ingrosso a Terni e poi li imbustavo in sacchetti di plastica.
La resa era altissima, ogni domenica ricavavo ben cinque volte quella che era la spesa originaria, tanto che mio padre cominciava a vedere guadagni non più dalla proiezione dei film, ma dalla vendita dei miei prodotti.
Aggiunsi successivamente un’altra attività, quella pubblicitaria.
Attraverso un marchingegno che mi ero inventato, avevo collegato il mio registratore a cassette al circuito di amplificazione della sala e mentre c’erano gli intervalli tra il primo e il secondo tempo, insieme con l’esito delle partite di calcio, inviavo pubblicità dei negozi presenti nel mio piccolo paese.
La mia passione per l’elettronica mi spinse, in maniera autodidatta, a realizzare, quando avevo tredici anni, un piccolo laboratorio casalingo, in cui provavo a riparare TV e altre apparecchiature.
Il passaparola nel paese si stava spargendo tanto che cominciai a essere chiamato a effettuare i primi, veri interventi di riparazione.
La mia piccola attività mi stava dando dei buoni risultati.
Questo mi permetteva di non chiedere più la paghetta a mio padre.
Da qui iniziai a montare le prime autoradio stereo con amplificatori sulle autovetture dei miei amici.
Quest’attività, ahimè, terminò dopo appena sei mesi, a seguito del montaggio dell’autoradio sull’autovettura del sindaco del paese, la quale dopo circa tre chilometri, ebbe un cortocircuito sull’impianto elettrico, che andò in fumo.
A sedici anni fui ispirato dalla musica e cominciai a costruirmi una consolle dove elaboravo e riproducevo cassette per i miei amici.
Anche da questa attività traevo degli ottimi profitti.
Poi arrivò il momento dell’inizio di una carriera da deejay.
Il mio debutto fu la Festa dell’Unità (festa dell’epoca del partito Comunista Italiano).
Da quel giorno cominciai a ricevere continue richieste da parte di amici e amiche, per prendere parte a feste di compleanno e ricorrenze.
Questo successo mi portò ben presto a lavorare nelle discoteche della zona.
E arriviamo finalmente ai miei diciotto anni.
La porta della vita e della libertà si stava aprendo ma, soprattutto si era aperta quella della mia prima automobile: una splendida Fiat Uno regalatami dai miei genitori e da mio zio canadese.
E sì! Anch’io avevo uno zio d’America, ricco e di successo, come nelle fiabe.
Nella realtà, era completamente l’opposto, senza un dollaro e pieno di problemi.
La mia automobile significava libertà di muovermi, di agire, di fare.
Da lì a poco iniziai un altro lavoro, che si aggiungeva già a quelli che svolgevo.
In poche parole, a diciotto anni, oltre ad andare a scuola, svolgevo attività di riparazione elettrodomestici, realizzavo cassette musicali mixate, ero deejay, cameriere e nello stesso tempo avevo anche una fidanzata.
Il mio dinamismo, all’epoca mi portò anche a creare un club nel mio paese, il “Linus Club” .
I miei coetanei ancora se lo ricordano!
Uno straordinario punto di ritrovo per noi giovani, che non sapevamo dove andare e che fare.
L’impostazione iniziale del club fu di offrire ai ragazzi un punto d’incontro, cultura e studio, rimpiazzando il vecchio oratorio, ormai chiuso da un pezzo.
Ben presto, però, il Linus Club si rivelò un posto di “incontri” non più culturali ma di altro tipo, tanto che una volta che c’era una festa di compleanno, qualcuno erroneamente accese la luce del locale e si intravidero una serie di coppie avvinghiate tra di loro che, non fosse stato per quella banale “svista”, sarebbero decedute per asfissia…
Ma il mio primo e vero impegno di lavoro fu quando vinsi un posto come censore del primo censimento dell’agricoltura.
Una bella esperienza, che mi portò nelle famiglie delle frazioni del mio comune, a contare le galline, le mucche, le pecore e a prendermi delle sbronze incredibili.
Sì, perché a ogni visita regnava dapprima la diffidenza ma poi, una volta entrato, allacciavo subito uno splendido rapporto, che mi portava inesorabilmente a un bel bicchiere di vino e una fetta di prosciutto, come dicevano loro, “nostrano”.
Questo lavoro mi diede una spinta a cercare una nuova attività, non più precaria come quelle che svolgevo, ma che potesse occuparmi a tempo pieno, anche in vista dell’iscrizione all’università e in considerazione del fatto che non volevo più dipendere economicamente dai miei genitori.
Accadde tutto in una notte.
Era in uso, tra noi ragazzi, vedere film un po’ spinti su una televisione locale, che venivano messi in onda dopo mezzanotte.
Mentre in maniera furtiva, una sera, mi trovavo di fronte alla tv della mia sala da pranzo, a guardare uno di questi film, passò uno spot con il quale si cercavano collaboratori per un lavoro a tempo pieno e si offriva un fisso mensile.
Questo messaggio pubblicitario mi suscitò tanta di quella curiosità che, il giorno dopo, telefonai al numero apparso in sovrimpressione e andai al colloquio che mi venne fissato.
Fu da quel giorno che iniziai un nuovo lavoro, che mi spinse a diventare un imprenditore “piccolo”.

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⏰ Last updated: Jul 07, 2019 ⏰

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BANCAPIRINAWhere stories live. Discover now