Uno.

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Tornare a casa da sola nel buio notturno. una delle cose che odio di più.

Tornare a casa da sola, nel buio notturno e col cuore spezzato. Forse mi fa ancora più schifo.

O forse mi fa più schifo lui, che diceva di amarmi e che poi, come tutti, mi ha voltato le spalle. Mi ha lasciata nel periodo più brutto della mia vita, mi ha mollata per una donna più bella, più attraente. Più vuota? Non lo so, forse è solo la mia rabbia che parla.


Cammino veloce per i vicoli veneziani, doveva essere la nostra vacanza, il nostro ritorno alla calma dopo un anno di studi. invece, ha preferito lasciarmi partire per poi piantarmi in asso una volta arrivata. Qui. Sola.

Stringo fra le amni il mio telefono, una melodia che rimbomba nelle mie orecchie. Hungry eyes. Cristo, a qualcuno piace molto prendermi per il culo.

Metto un piede davanti l'altro, distrattamente. Guardo per terra, non presto attenzione al mondo che mi sta attorno. 

Forse faccio male, forse no. Ma proprio mentre rimugino sulla mia scarsa attenzione, qualcosa mi si scaraventa addosso. Non qualcosa, qualcuno.

"Ma perché cazzo non guardi dove stai andando?"

"Seriamente? Avevi lo sguardo fisso per terra e lo chiedi a me?"

"Fino a prova contraria, sei tu ad essermi venuto contro"

"E tu ti sei immessa nel mio campo visivo senza che me ne accorgessi"

Alzo la testa e scruto meglio il mio interlocutore. un ragazzo moro, probabilmente poco più grande di me. La maglietta estiva fa trasparire il corpo asciutto e non troppo muscoloso. Non male. Potrei anche consolarmi questa sera. Basta Martha. Smettila, sei solo troppo incazzata.

Il giovane, probabilmente accortosi del mio blackout momentaneo, sta tenendo fissi i suoi occhi su di me, come in attesa di una qualche reazione, che non arriva.

Chissà cosa pensa.

"Mi stavo chiedendo come mai non stessi ancora urlando, tirando fuori il telefono per chiedermi una foto o qualcosa di simile"

Merda, l'ho fatto di nuovo. ho espresso quel pensiero ad alta voce. capita troppo spesso ormai.

"Scusa, saresti? non mi sembra di averti mai visto, non riesco a giustificare la tua presunzione"

"Cristo, scusa. So essere proprio stronzo a volte. mi chiamo Tom, Tom Holland. Sono un attore, ed ormai i miei incontri per strada si articolano più o meno allo stesso modo: urla, pianti, foto"

"Io mi chiamo Marta, Martha Harrison. Non sono proprio nessuno, se te lo stessi chiedendo"

"Non sei di qua allora. dove vivi?"

"Sono americana, di Aberdeen. Per studiare, però, mi sono trasferita all'UCLA."

"Come mai qui in italia?

"Dovevo partire con qualcuno. Non è finita molto bene"

Rido, quasi per ironizzare davanti questo sconosciuto, al quale mi sto presentando con gli occhi gonfi dal pianto  le occhiaie scavate.

Lui sembra accorgersene. Mi guarda preoccupato.

"Tu perché sei qui?"

"Sto girando un film, resterò qui per qualche giorno."


Il silenzio ci risucchia, trattiene a sé ogni parola. Condivide il suo spazio con l'imbarazzo.

Proprio quando sono sul punto di salutare il mio bell'interlocutore, lui sembra riprendersi dalla trance.

"So che il nostro primo incontro non è partito col piede giusto, e mi piacerebbe rimediare. Un caffè, domani pomeriggio in piazza San Marco. 17.00."

Accetto, mi dico che tanto non ho nulla da perdere.

Ci congediamo, io mi giro nella mia direzione. 

Realizzo, mi volto verso Tom, già all'altro capo della strada. 

"Non ho il tuo numero, come posso cercarti?"
"Mi farò trovare, promesso"

Mi rigiro. 

Non verrà, posso starne certa.


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Ok, non mi rimettevo a scrivere da un bel po'. Ho cancellato la mia storia da quattordicenne delirante, ed eccomi di nuovo qui. Spero di riuscire ad essere costante e di non stancarmi di questa storia dopo qualche capitolo.

Fatemi sapere se ha senso continuarla. Alla prossima!

Wicked Game/ Tom HollandWhere stories live. Discover now