2. Dove sono adesso? E loro chi sono?

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Apro un occhio. Poi l'altro. Mi fa male la testa, sono ancora a terra... ma terra sul serio, non asfalto: sono stesa su un sentiero di ghiaia e polvere. Strano... a Tokyo non ci sono strade di terra. La pioggia continua a ticchettare attorno a me e scende lungo il mio viso graffiato, l'odore di fango si insinua nelle mie narici. Provo ad alzarmi appoggiandomi sulla mano, ma un improvviso mal di testa si impossessa di me e mi fa ricadere sulle pietre affilate. All'improvviso, un rumore di zoccoli si avvicina. Cavalli? Finalmente mi azzardo ad aprire gli occhi e quello che vedo mi sembra stranissimo. Come mai le case che mi circondano sono tutte rotte? Perché non c'è nessuno? E le macchine? Dove sono finite? L'unica cosa che è uguale a prima è la pioggia che mi fa bruciare i graffi e non accenna a smettere. Ho paura, sono in ritardo, devo tornare a casa!

Sono quasi paralizzata dal terrore quando i cavalli mi raggiungono: vedo un bimbo più grande di me, particolarmente basso. Ha un giubbotto di pelle marrone con dei disegni e degli strani tubi e scatolette di metallo attaccate addosso. I suoi capelli sono neri ed ha lo sguardo di ghiaccio grigio... si guarda intorno nella pioggia, sembra teso. Poi si volta dalla mia parte... non so se mi abbia visto, ma sul suo volto non passa alcuna emozione. Un brivido mi scende lungo la schiena: e se fosse cattivo? Chiama una sua amica, credo. "Hanje, guarda qua!"

La donna arriva da noi, scende dal cavallo e mi si inginocchia accanto. Mi sembra seria come zia Yui.
"Ciao piccola... come stai? Hai visto i giganti? Sei ferita? Scappavi da Shiganshina? I tuoi genitori chi sono?"
Giganti? Shiganshina? Chi sono loro? Mi fa male la testa! Cerco di rimanere seria anche io: questi sconosciuti non devono sapere come sto, soprattutto se non sono certa delle loro intenzioni. 
"Non so dove sono i miei genitori. Forse ho perso la memoria... cosa sono i giganti? E Shi...shig...Shiganshina? E quei muri grandissimi? E voi?"
Mormoro queste parole cercando di trattenere le lacrime, sapendo perfettamente di star mentendo. Voglio solo che mi lascino in pace, ora che sto così male. Mi si stanno chiudendo gli occhi e non so fino a che punto riuscirei a resistere se si rivelassero veramente cattivi. E se invece volessero solo aiutarmi? In queste condizioni non posso certamente resistere a lungo, soprattutto in un posto che non assomiglia neanche un po' alle mie strade pulite e rassicuranti.
Hanje sembra stupita dalla mia risposta e, da quel poco che riesco ad intuire affidandomi ai miei occhi stanchi, pare che mi stia per chiedere altro. Il bambino, che è rimasto impassibile ad osservarci per tutto questo tempo, si accorge che forse sono solo leggermente spaventata, quindi dice: "Basta, quattrocchi. Portiamola da Erwin. Guardala, è ferita."
"Ma Levi..."
"Niente "ma". Va bene mocciosa, prendi il mio mantello e salta su, davanti a me", sputa, rivolto a me. Alzo appena la testa per guardarlo in viso, cosa non facile data la pioggia che mi offusca ancora di più la vista. L'ultima cosa che vorrei è seguirli, ma non ho altra scelta: potrei sempre lasciare che mi rimettano in sesto e, se le cose si dovessero complicare, scappare. Il luogo dove potrei andare è ancora un'incognita, ma ora non sono in grado di pensare ad una soluzione migliore.
Quando sono quasi giunta alle mie conclusioni, vedendo che non do segni di vita il bambino mi allaccia il suo mantello verde, calandomi il cappuccio sulla testa con un'accidentale carezza. Il tocco caldo della sua mano, così in contrasto con la pioggia che sembra star riempendo il mio cuore di tristezza e abbandono, mi fa sbocciare un piccolo sorriso sulle labbra che non cerco nemmeno di nascondere. Mi prende delicatamente in braccio, sbraitando qualcosa alla sua amica, poi mi issa su un cavallo dal manto nero grondante di pioggia. Sale anche lui e dopo poco iniziamo a muoverci, lasciandoci sballottare dal passo irregolare dei cavalli che ci portano in groppa. Andiamo contro la pioggia e ci lasciamo alle spalle il paesaggio devastato che sembra far male ai due sconosciuti, che si trasforma in una distesa di campagne, foreste e luci lontane.

Trascorro la maggior parte del viaggio in una specie di dormiveglia, mentre guardo il cielo: si tinge di una miriade di sfumature di rosa, giallo, azzurro, fino a lasciare spazio ad una coperta nera che ci avvolge, accentuando le mie preoccupazioni. Nonostante questo, però, arrivo ad un punto tale che non mi permette nemmeno più di farmi tanti problemi, quindi riesco a rilassarmi. Cullata dal trotto del cavallo, con questo nuovo bambino che mi stringe una spalla per evitare che io cada, mi addormento concedendomi di abbassare la guardia e rimandando le preoccupazioni ad un altro momento.

Sasageyo,
Arienty

Attack on Titan: Lost in the WallsNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ