Capitolo uno

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Stephan

Dopo pochi secondi capii che quella ragazza era in difficoltà e corsi a darle una mano, appena la vidi ebbi un sussulto, se da lontano era bella da vicino, nonostante avesse il viso rigato dalle lacrime, era una visione.
Non ero bravissimo nel parlare inglese ma me la cavavo, quindi le chiesi se stesse bene ma lei era come bloccata in un mondo tutto suo e continuava a fissare il vuoto e singhiozzare, ad un certo punto mi accorsi però che le parole che sussurrava di tanto in tanto erano in italiano e sospirai sollevato

"Ehi, sei al sicuro ora... stai tranquilla ci sono io con te"

Lei si riscosse dal suo stato di trance e fece una cosa che mi scioccò: mi guardò negli occhi e mi abbracciò scoppiando a piangere ancora più forte.
Non sapendo cosa fare per aiutarla la strinsi ancora di più fra le mie braccia e le accarezzai la schiena, pian piano il suo respiro si calmò ed anche lei smise di tremare.

"Grazie mille, sei un angelo. Scusa per la mia reazione, solo che mi sono spaventata troppo"

"Non scherzare, non è stato un disturbo. Hai bisogno di qualcosa? vuoi chiamare il tuo ragazzo o qualcuno?"

"Non ho un ragazzo e non ho nessuno qui, non saprei chi chiamare..."

Ricominciò a piangere disperata ed io l'abbracciai ancora, vederla in quello stato non mi faceva sentire in imbarazzo come probabilmente si sarebbero sentiti altri ma mi faceva davvero male, sentivo le sue lacrime come se fossero le mie

"Dai, posso aiutarti. Ora calmati, così andiamo dalla polizia e denunciamo tutto"

Aspettai ancora qualche minuto e vedendo che non accennava a calmarsi la presi di peso e dopo averle asciugato le lacrime la riportai sulla strada principale e fermai un taxi, ci fermammo alla stazione della polizia che però non ci aiutò più di tanto e dopo ore ed ore senza ottenere nulla decidemmo di andarcene, non volevo lasciarla andare e non volevo che tornasse a casa da sola siccome era ancora terrorizzata...

"Che ne dici di andare a comprare un cellulare nuovo ed andare a fare colazione?"

"Non ho abbastanza soldi neanche per comprare un nokia, ma per la colazione va bene"

"Il cellulare è un mio regalo, non preoccuparti non mi costa nulla, credimi."

"Non esiste....non so il tuo nome ma non pensare che ti lascerò spendere soldi per me che sono una sconosciuta "

"Stephan, piacere. Ora che conosci il mio nome ed io il tuo possiamo andare?"

"Io non ti ho detto il mio nome"

"Ma lo hai scritto per firmare la denuncia, Elisa."

Lei sbuffò e la trascinai di nuovo su un taxi, quella ragazza mi intrigava sempre di più, aveva un carattere molto particolare e, nonostante io avessi visto solo ed esclusivamente la parte più fragile, ero sicuro che avesse altre mille sfumature che volevo cogliere e conoscere.
Non ero mai riuscito a provare un interesse verso una donna che andasse oltre la camera da letto, avevo da sempre come obiettivo il calcio, soprattutto dopo la mia prima storia che mi aveva fatto fatto distrarre anche fin troppo, ma dopo anni in cui avevo visto tutti i miei amici sposarsi e costruirsi una famiglia avevo
cominciato a soffrire di questa cosa.
Quando arrivammo al negozio lei riprese a lamentarsi ma io la ignorai e presi il telefono uguale al mio, costava un po' ma non era un problema. Litigammo per un perché lei non voleva assolutamente accettarlo ma alla fine la convinsi

"Va bene, accetto il telefono solo se almeno mi fai offrire la colazione, o pranzo ormai dato che è già la mezza"

"Affare fatto, però ti prego non andiamo al ristorante, ho bisogno di cibo italiano"

La storia di un uomo|| Stephan El Shaarawy Where stories live. Discover now