Capitolo sette

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Stephan

Ero tornato in Cina da un mese e mezzo circa, Elisa era rimasta a Milano con la sua famiglia di comune accordo per la sicurezza di Aurora, in realtà non proprio di comune accordo dato che l'avevo stressata con la mia ansia fino a quando non mi aveva fatto vincere.
Sapevo benissimo di essere opprimente ma era più forte di me, convivevo con l'ansia perché sapevo di non poterci essererci al 100% e se fosse successo qualcosa mentre lei era a casa sola mentre io ero ad allenarmi o in trasferta non me lo sarei mai perdonato.

Tutto sommato però andava tutto bene, ci sentivamo ogni giorno attraverso facetime e la pancia cresceva di giorno in giorno, facendomi pentire sempre di più della mia decisione presa quasi un anno prima, non essere presente ad ecografie, visite, compere, ai primi movimenti, non poter soddisfare tutte le sue voglie come quella di cime di rapa alle due di notte, mi faceva stare malissimo.
Questo malessere arrivò all'apice una mattina , mentre mi allenavo in palestra  sentii in lontananza la suoneria del mio cellulare, lo presi svogliatamente pensando fosse mio fratello ma trovai il nome di mia moglie sullo schermo, mi allarmai subito perché in Italia erano circa le 4 di notte e risposi

"Pronto Eli? Stai bene?"

"Stephan sono il padre, Elisa sta male da un po' quindi abbiamo deciso di andare in pronto soccorso e ho pensato che fosse il caso di avvisarti"

"Oddio, che è successo? Prendo subito l'aereo e corro a Milano, però per favore tenetemi informato su tutto quello che succede e fatemi parlare con lei appena sta meglio, ditele che sto arrivando"

"Stephan stai tranquillo però, starà bene ma non posso farti parlare con lei se stai così, la fai stare peggio. Ora sto aspettando lei e mia moglie giù in macchina e appena arriviamo e la visitano ti dico tutto"

"Aspetto notizie allora"

Presi alla rinfusa le mie cose e abbandonai l'allenamento chiamando Manuel per fargli risolvere la situazione, non mi interessava minimamente delle  conseguenze.
Andai in aereoporto con solo i vestiti che avevo di ricambio per dopo l'allenamento e la divisa con un caricabatterie per il cellulare, trovai solo un biglietto in economy ma me ne fregai e lo prensi, appena mi sedetti realizzai di non poter chiamare nessuno per troppe ore, avrei viaggiato letteralmente per mezza giornata
Chiusi gli occhi e con forza mi morsi la guancia per evitare di piangere dal nervoso
Mandai un messaggio veloce dicendo che ero appena salito sull'aereo e mi costrinsi ad addormentarmi dopo aver provato a pranzare anche se non avevo voglia, mi risvegliai quando eravamo quasi arrivati e aspettai le ultime due ore di viaggio fissando il finestrino e pregando che non fosse successo nulla.
Appena arrivai a Malpensa però tutte le mie speranze crollarono vedendo che mi erano venuti a prendere mia madre e mio fratello che avevano entrambi una faccia triste che cercavano di nascondere con sorrisi tirati, pensai subito che fosse una cosa grave perché per come era fatta Elisa non avrebbe mai fatto salire i miei da Savona inutilmente, loro mi abbracciarono e mi portarono subito via dato che non avevo valige

"Potete dirmi cosa è successo invece di stare zitti e guardarmi?"

"Ste..."

"Vi prego ditemelo"

"Elisa ha avuto dei problemi con la gravidanza di cui la ginecologa non si era minimamente accorta, dopo qualche ora hanno deciso di farle un cesareo d'urgenza, la bambina è nata ed è viva per ora ma è debole, è nata a 33 settimane ed è gravemente prematura. Elisa sta benino ma le hanno dovuto asportare tutti gli organi riproduttivi per salvarla , non potrà più sostenere una gravidanza"

La storia di un uomo|| Stephan El Shaarawy Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora