Il momento di crescere

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-Studenti del primo anno! Studenti del primo anno con me!
Sentirono una voce conosciuta ma inaspettata. La professoressa Caporal, con Aladdin che trotterellava al seguito, chiamava a raccolta i neofiti verso il Lago Nero. 
-La Caporal? 
Esclamò Jasmine, alzando un sopracciglio.
-Dov'è Hagrid?
Chiese Frannie, guardandosi intorno. L'unico che vide fu Tony dare qualche informazione a Ernie McMillan e Hannah Abbott. Dovevano essere i prefetti di quell'anno. Frannie sorrise. I due, soprattutto Hannah, stavano abbastanza simpatici al ragazzo. Si sarebbe trovato bene.
-Non lo so. Magari ha il raffreddore.
Disse Margaret, pensandoci su. Aurora sembrava preoccupata ma non troppo; effettivamente non era mai stata una fan del professore. Le tre ragazze adocchiarono una carrozza libera e si lanciarono per evitare che venisse occupata da qualcun altro. Gocciolava, non tanto da impedir loro di comportarsi normalmente ma abbastanza da infastidirle. Frannie si spostò una ciocca umida da davanti alla faccia, sbuffando. 
-Spero che arrivino presto, altrimenti saremo costrette a lasciarli indietro.
Borbottò.
-Non possiamo lasciarli indietro!
Esclamò Aurora indignata.
-Io la pioggia per loro non me la prendo.
In quel momento, un fulmine si abbatté in lontananza.
-Forse hai ragione, Fran...
Sospirò Margaret. Proprio mentre pronunciava quelle parole però scorsero due figure che arrancavano verso di loro.
-Laets e Al hanno preso un'altra carrozza. Possiamo andare.
Disse Edmund, seguito da un
-Oh, ciao Jasmine.
Si issarono sulla carrozza, che partì. Come sempre, sembrò muoversi senza che nessuna forza la trainasse. I ragazzi sapevano che non era così.
-Mi chiedo quando vedrò morire il primo paziente.
Sussurrò Tony, sovrappensiero.
-Oh, per Merlino. Perché mai dovresti chiederti una cosa del genere?
Chiese Aurora. 
-I thestral. Li vedrò un giorno, sicuramente. Ci stavo pensando, tutto qui.
Concluse a mezza bocca, e Frannie gli accarezzò la spalla. Proseguirono il viaggio in silenzio. Anche Edmund guardava verso il traino invisibile, sicuramente chiedendosi quando avrebbe visto i thestral anche lui. Margaret gli diede un bacio sulla guancia, e Aurora sospirò. 
Nella Sala Grande, i quattro lunghi tavoli delle Case si stavano riempiendo sotto il cielo nero privo di stelle, identico a quello che si scorgeva dalle alte finestre. Candele galleggiavano a mezz’aria sopra i tavoli, illuminando i fantasmi argentei sparpagliati nella Sala e i volti degli studenti immersi in fitte conversazioni, intenti a scambiarsi notizie dell’estate, a gridare saluti agli amici delle altre Case, a osservare i loro nuovi abiti e tagli di capelli. I ragazzi scorsero con gli occhi la sala e notarono che Hagrid non si trovava neanche lì. Passando in rassegna il tavolo dei professori, cercarono il solito volto ignoto. La testa di Silente era china verso la strega seduta accanto a lui, che gli parlava all’orecchio. Aveva l’aspetto di una zia zitella: tarchiata, con corti capelli ricci color topo in cui aveva infilato un orrendo cerchietto, rosa come il vaporoso cardigan che indossava sopra la veste. Voltò appena il viso per bere un sorso dal calice e Frannie riconobbe con orrore una faccia pallida da rospo e un paio di gonfi occhi sporgenti. 
-Oh no. Oh no.
-Cosa c'è, Fran?
Chiese Margaret, rivolgendole la sua attenzione.
-Quella è Dolores Umbridge. La seconda in comando di Caramell. Mia madre si è lamentata di lei tutta l'estate, è membro del Wizengamot. È stata quella che ha votato contro Potter una settimana fa.
-Sembra un vecchio rospo grasso.
Commentò Edmund.
-Suvvia, non è una cosa carina da dire!
Lo rimproverò Aurora. Tony sospirò.
-Beh ragazzi, noi andiamo al tavolo. Ci vediamo dopo cena. 
Disse il ragazzo, trascinando l'amica al tavolo Tassorosso. Anche Edmund, Frannie, Margaret e Jasmine si diressero verso il tavolo Serpeverde e si sedettero.
Qualche istante dopo si aprirono le porte e dalla Sala d’Ingresso entrò una lunga fila di bambini dall’aria spaventata. In testa c’era la professoressa McGranitt, che reggeva uno sgabello sul quale era posato il cappello parlante. 
Il chiacchiericcio nella Sala Grande svanì. I bambini del primo anno si allinearono davanti al tavolo degli insegnanti, col viso rivolto verso il resto degli studenti: la professoressa McGranitt posò con cautela lo sgabello davanti a loro, poi si trasse in disparte. I Serpeverde si accomodarono sulle sedie, aspettandosi la solita canzone. Il cappello parlò.

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