Ormai il danno è fatto

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Quando arrivò finalmente il giorno del compleanno di Edmund, Margaret era sull'orlo di una crisi di nervi. Si svegliò sudata, dopo aver dormito a malapena quattro ore, e aprì gli occhi con riluttanza. Nel letto alla sua destra, Frannie dormiva profondamente. Margaret fece una smorfia di disappunto.
Guardò il comodino su cui era posato il regalo che avrebbe dovuto dare a Edmund. La tazza Serpeverde sembrava stare in bella vista per sfidarla. Si chiese, per l'ennesima volta in quei giorni, se gliela avrebbe regalata davvero. In caso negativo, avrebbe sempre potuto tenerla lei. Si morse le labbra al pensiero. Se davvero si fosse lasciata con Edmund quel giorno, non pensava avrebbe mai potuto berci il tè delle cinque. Più tardi avrebbero avuto una lezione in banco insieme, storia della magia, e lei sentiva che quello sarebbe stato il momento.
Era perfetto: Frannie sarebbe stata in giro, probabilmente coi gemelli, loro avrebbero potuto confabulare al loro banco senza essere sentiti e senza dare nell'occhio e Ruf di certo non li avrebbe notati.
-Che cavolo fai?
Sentì una voce impastata dal sonno, venire dal letto tra lei e il bagno. Era Frannie.
-Hai la prima lezione alle dieci, torna a dormire, per Godric! Sto cercando di riposarmi, qui!
Borbottò la ragazza, girandosi su un lato. Mag combatté contro l'istinto di strozzarla e decise di non rispondere. Erano le otto e un quarto, e come Margaret suo malgrado ricordava bene, a breve la compagna di stanza si sarebbe dovuta buttare giù dal letto per andare alle nove a divinazione. Cercò di sbrigarsi mentre si lavava, non tanto per non farle un favore ma per uscire prima che si svegliasse del tutto.
Frannie, Dal canto suo, aveva smesso di credere alla storia del malessere fisico di Mag e aveva iniziato a capire che la ragazza, per quanto si sforzasse di non manifestarlo, aveva qualcosa contro di lei. Margaret la aveva trattata freddamente senza motivo apparente per tutti i gironi precedenti, e lei dunque aveva iniziato a rispondere alla sua maniera, cioè con stizza.
Infatti Margaret la sentì sbuffare sonoramente e scendere pesantemente dal letto. Quando finalmente Mag uscì, lavata e cambiata, lei fece un sorriso forzato e borbottò
-Alla buon'ora!
Sgusciando in bagno e chiudendo la porta senza salutarla. Margaret pensò
"Sono io che devo trattare male lei, non il contrario! Come si permette?"
E uscì in Sala Comune. Decise di restare lì qualche motivo per non incontrare Edmund. Era il suo compleanno e avrebbe dovuto sorridergli e fargli gli auguri, cosa che era ultima nella lista dei desideri di Margaret. Per sua fortuna, anche Edmund a quanto pareva in quei giorni desiderava ignorarla quanto lei.
Ma quel giorno non avrebbe potuto. Quel giorno era il giorno della verità.
Improvvisamente, mentre accendeva il fuoco nel camino con la bacchetta, un pensiero la colpì.
"Merita di sapere. Se non lo farai tu, lo farò io a modo mio."
Rimase immobile a guardare le fiamme, senza muovere un muscolo.
"E se non volesse più dirmelo?"
Tutto era nato dal desiderio di Frannie di rivelare a Margaret la verità, qualunque fosse. Era lei che aveva insistito con Edmund e lo aveva ricattato per fargli dire tutto. Ora che avevano raffreddato di colpo i rapporti, magari Frannie non aveva più interesse a obbligarlo, e quindi lui si era sentito esentato dal rispettare l'ultimatum.
Per un attimo pensò che fosse più intelligente chiedere scusa e riconfermare il malore, in modo da essere sicura che Frannie continuasse con i suoi propositi, ma con una smorfia scosse la testa. Non ce la avrebbe fatta a essere carina con lei, non con quello che aveva combinato alle sue spalle. Ormai il danno era fatto.

Margaret sbuffò e decise di uscire, per non incontrarla quando avesse finito di sistemarsi. Sbuffò. Nel bene e nel male, non vedeva l'ora di finire quella giornata. Dopo mezzanotte, qualunque fosse la verità, lo avrebbe saputo. E allora avrebbe potuto iniziare ad andare avanti.
Uscì di fretta dalla Sala Comune, lasciandosi dietro il fuoco scoppiettante. Sarebbe stata una giornata lunghissima, ma sarebbe finita.
"E cosa altro finirà con lei?"
Si chiese.
Intanto Frannie usciva dalla stanza, in divisa perfetta, e pensò con rammarico che a quell'ora Tony doveva essere a erbologia e non lo avrebbe neanche salutato. Era scura in volto. Non sapeva perché, ma Margaret in quei giorni la evitava e ogni tanto si rivolgeva a lei con sufficienza.
"E io che ho litigato con Edmund per il suo bene."
Pensò, alzando gli occhi al cielo. Almeno lui, al contrario di Margaret, si stava addolcendo e ora non sembrava più tanto arrabbiato. Probabilmente sotto sotto non vedeva neanche lui l'ora di raccontarlo alla ragazza, ed era felice di aver trovato una scusa per farlo, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
Infatti, quando Frannie entrò in Sala Grande per colazione, lui le sorrise debolmente, distogliendo subito lo sguardo e forzando ostinatamente il broncio.
-Ehi, birthday boy. Buon compleanno.
Il ragazzo grugnì in risposta.
-Tanto lo so che non sei più arrabbiato. Muori dalla voglia di dirglielo.
-Shhhh finiscila di parlarne come se fosse una cosa normale! Potrebbero sentirti!
La interruppe, guardandosi intorno nervosamente e facendo segno di tacere con la mano.
-Sai, parlarne con naturalezza è il modo migliore per passare inosservati. Tanto più se, come me, non dici di cosa stai parlando. Quello che fai tu dà un attimino più nell'occhio.
-Sei irritante.
Lei si fece scivolare l'offesa addosso con un gesto distratto e addentò la torta cioccolato e melassa, la preferita di Edmund.
-Buona, vero?
Lui alzò gli occhi al cielo e annuì controvoglia. Frannie diede un sorso al succo di zucca.
-L'ho chiesta io nelle cucine ieri sera, gli altri tavoli oggi hanno quella alla crema. Lui la guardò sorpreso, la vide che gliene porgeva un'altra fetta.
-Graz...
La ragazza gli fece l'occhiolino e si alzò in piedi.
-Te ne vai?
Chiese Edmund sorpreso, sembrava si fosse dimenticato di dover fare l'offeso.
-Ho divinazione, sono in ritardo. Buon compleanno, Ed.
Rispose, e si allontanò, lasciandolo a scuotere la testa, arreso. Era molto facile restare arrabbiati con Frannie se lo era anche lei, poteva essere davvero odiosa, ma difficilissimo se invece cercava di fare pace. Era molto brava a stemperare una situazione tesa. Edmund pensò che sarebbe stata perfetta alla cooperazione magica internazionale. Diede un morso alla torta sollevando gli occhi al cielo, ma provò una irresistibile tentazione di sorridere. Quella tentazione svanì immediatamente pensando a Margaret. Quello era il gran giorno. Avrebbe dovuto dirle tutto.
In effetti, doveva ammetterlo almeno a sé stesso, la vedeva un po' anche come una liberazione. Ultimamente, sapendo cos'era veramente l'Ordine, sapendo chi ne faceva parte, a cosa serviva, si era preoccupato a morte. Pensando a Peter e pensando a sua madre. Lei era uscita indenne dalla prima guerra magica ovviamente, ma poco dopo era stata distrutta dalla morte di suo padre e non si era più ripresa. Per un po' di tempo era stata al reparto psichiatrico del San Mungo, il tempo che i ragazzi erano stati da Jadis, e neanche dopo essere stata dimessa pareva essersi sentita molto meglio. A volte non capiva le cose, sembrava come se spegnesse il cervello. E si buttava nel lavoro come se non volesse permettersi di avere tempo per pensare. Voleva ai figli molto bene, ma i Pevensie erano spesso lasciati a loro stessi. Peter e Susan erano sempre stati un po' il capo e la capofamiglia, cosa che a suo tempo Edmund odiava e ora capiva quanto era stata una fortuna.
La donna sembrava essersi ripresa proprio ora che l'ordine era tornato in auge. Probabilmente, così diceva Peter, la vedeva come un'occasione per resettare il passato e ricominciare. Ma comunque era stata malata per molto tempo. Era mentalmente fragile, e non più abituata. Edmund pregava ogni giorno che non le dessero missioni che fossero troppo per lei. La vedeva già finita come il padre, ennesima di una nutrita lista di persone che lo lasciavano solo. Quanto a Peter, preferiva non provare neanche ad accarezzare l'idea col pensiero. Non vedeva l'ora di prendere i MAGO e venire coinvolto, solo così sarebbe potuto essere più tranquillo.
Ma Margaret... Margaret. Di sicuro dopo aver provato a farlo desistere dal partecipare all'azione, avrebbe voluto contribuire anche lei. Pensare a suo fratello, sua madre, sicuramente sarebbe entrata anche Frannie, ma soprattutto Margaret... tutti nell'ordine della fenice e rischiare di essere uccisi... no, non poteva scommettere una posta così alta. Se fosse andata male, cosa altro avrebbero potuto togliergli?
Scosse la testa mordendosi il labbro. Probabilmente alla fine sarebbe stato impossibile nasconderglielo, ma Edmund avrebbe voluto mentire a sé stesso ancora un po'. Non era un rischio che avrebbe voluto prendere in considerazione adesso. Ma Frannie aveva parlato. Non poteva più scappare. Che sciocco che era stato, a pensare che quella farsa sarebbe potuta durare a lungo. Ormai il danno era fatto.

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