Parte 6 - Resa dei conti

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Ecco... l'ha detto. Finalmente è riuscito a confessare tutto e sente che quel peso, che per lungo tempo gli ha tolto il respiro, si sta allontanando.
Lo guarda di sottecchi, certo di vederlo più calmo, e si stupisce nel notare la furia ritornare nei suoi occhi.. nei suoi gesti.. nelle sue parole.
-Carlos? Stai scherzando, vero? Carlos? Che ruolo può mai avere Carlos in questa storia. Non ti consento di rabberciare una scusa d'effetto. Il problema era tra te e me, non tra te, Carlos e me. Carlos è solo un collega che mi ha supportato in una ricerca medica... non confondere i temi del discorso. Non è mai entrato nella mia casa, nella mia vita, tanto quanto tu hai fatto... malgrado abbia vissuto con me. Carlos ... mi rifiuto di continuare su questa strada. Mi rifiuto.
-Adesso sei tu a mentire. Carlos è il to compagno, me lo ha detto lui, così come ha avuto la delicatezza di avvertirmi che ero diventato solo un peso per te e che era meglio che sparissi dalla tua vita.
-Mio Dio! E' peggio di quanto mi aspettassi. Ma ti ascolti quando parli? Ti rendi conto di quello che mi stai dicendo?  E da quando in qua ti sei sentito in dovere di preoccuparti della mia vita intima? Delle mie inclinazioni sessuali? E perché hai ritenuto di doverlo fare? Forse occupavi un posto particolare nella mia vita o forse ti sei preoccupato di volerlo ricoprire? Per te non ero altro che un benefattore.. un amico, forse.. di certo non uomo che risvegliasse, in te, desideri particolari. Non è forse così? Perché se è il contrario... se mi dimostri che ho frainteso il tuo modo di essere... allora ciò sta a significare che ho perso il bene del giudizio!
-No... è vero... però neppure tu ti comportavi con me diversamente. Mi trattavi come un ...
-Come volevi che ti trattassi? Non eri preparato... neppure ci pensavi... la tua mente era lontana anni luce dalla possibilità di avere un rapporto diverso tra di noi. Come pensavi che ti potessi trattare? E poi... non credere che la cosa sia di poco conto... hai preferito credere ad un estraneo invece che chiedere a me.
-Come potevo chiedere a te se lui era stato così convincente.
-Come? Stavate parlando proprio di me. Di me!... A me dovevi chiedere spiegazioni. Non a lui.
-Mi avresti detto la verità?
-Ti risulta che ti abbia mai mentito? Con difficoltà... ma l'avrei fatto. Vuoi che te la dica adesso la verità che tanto hai avuto paura di chiedermi?
-In silenzio... completamente dipendente dalle sue parole, Mario affronta gli spettri del suo passato.
-E' vero... mi piacciono gli uomini... è vero, sono stato con Carlos... ho fatto sesso con Carlos... e mi è piaciuto tanto da ritornare...
I peggiori timori confermati, Mario si accascia sul letto continuando a guardarlo inerme.
-Non commettere l'errore di pensare che lo amassi... perché non ho mai amato nessuno... perché non mi sono mai innamorato in passato. Perché hai creduto a lui? Non è importante sapere cosa e come te l'ha detto... voglio sapere il perché. Porca miseria ... cosa ha fatto Carlos, un estraneo nella tua vita, per te? Cosa? Perché non lo hai chiesto a me? Forse il mio comportamento era cambiato, nel frattempo? Ti trattavo diversamente da prima? O forse era vero il contrario? Tu ti eri allontanato da me, ogni scusa era buona per starmi lontano e lasciarmi solo... per non parlare con me con lo stesso piacere di prima... Tu, hai cercato una scusa per andare via. Questa è la verità! A te andava stretto rimanermi accanto; ti eri annoiato, seccato della vita che facevi... volevi fare altro... vedere altro... frequentare altri... ti sentivi in trappola e sei andato via. La prima scusa... e hai semplicemente infilato la porta!
Guardare le cose dalla prospettiva di Claudio lo annienta... perché è vero, non ha avuto fiducia in Claudio oppure in se stesso.. non può dargli tutti i torti se, adesso, è così furioso con lui.
-Non è così... lo so che sembro uno stupido nel ripetere sempre le stesse cose ma io non mi ero stancato. Io adoravo trascorrere ogni momento libero con te. Non mi bastava mai... non mi bastava mai...
-Bel modo di dimostramelo!... Non ti bastava mai?
-L'ultima settimana che sono rimasto qui è stato un inferno continuo... non avevo più forze per restare... non...
-E questo ci porta all'ultima volta che ci siamo visti... quando sei andato via da questa casa. Sai una cosa, caro mio? Se veramente ci avessi tenuto a me non saresti andato via in quel modo.
-Non mi credi?
-No, non ti credo. Chi ama davvero non si comporta così. Fa di tutto per chiarire le cose. Rimane accanto alla persona che ama. E se ha un momento di sbandamento, se commette un errore...ritorna sui suoi passi. A qualsiasi costo... non come te che sei sparito per sei mesi... sei mesi... mesi non giorni... senza che potessi sapere nulla di te, nascondendo ogni traccia.
-Vado via. Se non mi credi, non ha alcun senso restare qui.
-No, tu adesso resti qui e mi ascolti fino in fondo. Non abbiamo finito di parlare.
Claudio si avvicina a Mario pericolosamente, costringendolo ad arretrare fino a poggiare le spalle al muro.
-Adesso rimani qui, non ti consento di andartene, perché ti manca un pezzo della storia e io, al contrario di te, non ho alcuna paura di affrontare i miei demoni.. non ho paura nell'affrontare la verità. Vuoi sapere cosa è successo dopo che sei andato via?
Non aspetta una risposta... in realtà non la vuole... continua a parlare con lucida furia.
-Ti ho aspettato per tutta la notte... una notte intera trascorsa a chiedermi cosa fosse successo... cosa avesse messo a soqquadro il mio mondo... se avessi fatto qualcosa ... se ti avessi messo in imbarazzo o fatto sentire costretto... ma non sono riuscito a darmi una risposta... poi, il giorno seguente ho disdetto tutti gli appuntamenti e sono andato in giro per la città, come un pazzo, per trovarti...  ma non c'è stato verso di trovarti ...e tu lo sai benissimo perché hai fatto in modo che nessuno potesse farlo... allora è stato il turno del telefono... ho chiamato tutti gli ospedali... niente... poi è stato il turno dei centri di riabilitazione... alla fine... quello degli obitori... hai un'idea di cosa si prova nel chiamare un obitorio?... la disperazione che ti serra la gola mentre aspetti una risposta? ... no non lo sai... e non è finita qui.
Le frasi come folate di vento gelido... lo investono, lo spintonano... lo intontiscono con la violenza contenuta.
-Poi è stato il turno della polizia... devo dire che Eugenio ha fatto l'impossibile per trovarti ma si è dovuto arrendere. Sembrava ti avesse ingoiato la terra. Tutte le tue cose erano rimaste qui... tutte...avevi solo i documenti e il denaro che avevi in tasca... perché tu, in questi mesi, non hai prelevato un euro dal tuo conto corrente... non hai usato la carta di credito... non un movimento bancario... nulla. Come lo so? Perché dopo la polizia sono andato da un investigatore privato. E tu sai cosa ha scoperto?
Muto, le spalle contro la parete, Mario guarda Claudio affascinato da questa rabbia finalmente lasciata libera, che stranamente lo rassicura.
Come si può provare piacere per un dolore altrui?... non è in grado di dare una risposta... ma questa violenza, stranamente, sana tutte le sue ferite e lo fortifica.
Lo sguardo fermo, continua a fronteggiarlo, man mano sempre più sicuro di se stesso.
- Niente, non è stato in grado di scoprire nulla. Non eri in città... questo era l'unica cosa certa.  Non avevi preso un autobus, un treno oppure l'aereo. Sei andato via in autostop, non è così? Ma dove? Non sei stato assunto da nessuna parte. Eri scomparso.  Allora ho capito che, per trovarti, dovevo scomparire anch'io.  Questo ti avrebbe fatto uscire dalla tua tana.
Il suo volto a dieci centimetri da quello di Mario, i palmi delle mani poggiati al lato del suo volto... lo sguardo ancora intenso... fuso in quello di Mario... che lo accoglie.. lo sostiene... lo invita mutamente a proseguire.
-Cos'hai provato quando hai scoperto che ero scomparso? Quando hanno ipotizzato che potevo essere morto? Cosa...
-Sono morto anche io... come puoi pensare il contrario? Te l'ho detto. Non ti ho mai mentito. La mia vita sei tu.. senza di te... non posso vivere senza di te....Questi giorni lontano da te non sono stati vita... ho mangiato, lavorato, dormito...mi sono sforzato di non pensare... perché ogni pensiero mi riportava a te... sei libero di non credermi ma è così. Sono stato il peggiore nemico di me stesso... ma non è stato semplice... o facile... comprendere che le cose tra di noi erano cambiate. Non sapevo come... non sapevo il perché... sapevo che era successo... tu non mi aiutavi a capire ed io ero confuso... allo sbando... impreparato... infelice...
Ha notato un momento di incertezza della sua postura.. e ne approfitta.
-Per questo Carlos ha avuto gioco facile, ora lo capisco. Voleva levarmi di mezzo ed io gli ho reso le cose semplici. Tutto è cominciato quando non sei venuto alla mia laurea... lui mi ha chiamato per telefono e mi detto che ti annoiavano le lauree... che ti eri pentito di avermi promesso che saresti venuto e che stavi cercando una buona scusa per giustificare la tua assenza. Non gli ho creduto... ma tu non sei venuto.
-Avevo avuto un'urgenza. Te lo avevo detto: Ti ho chiamato per avvertirti in tempo.
-Adesso lo so... ma allora il dubbio ha iniziato a tormentarmi. Non ci avevo creduto ma tu non eri venuto. Io mi ero laureato per te, mi sono dannato l'anima per terminare tutti gli esami come tu volevi... e tu non eri accanto a me, non eri venuto...non t'interessava. Per orgoglio non ti ho chiesto spiegazioni; ormai, ero in balia di Carlos.
-Di Carlos? Perché? Ti ha detto altro?
-Mi ha detto che era il tuo compagno... che non mi avevi detto nulla per non sconvolgermi... perché ero un ragazzetto carino, proprio così, lui mi ha detto ragazzetto carino come tu mi hai detto tante volte.. Li ho compreso che lo scenario, tra di noi, era cambiato e che io non sapevo cosa fare. Che se tu lo amavi... io non lo sopportavo...
-Non lo sopportavi?
Altro cambio di umore nello sguardo di Claudio. Lo sguardo sempre attento, intenso, ma un fuoco di diversa natura ha occupato il posto della furia. La postura del corpo più rilassata.
-No. Non lo sopportavo... non sapevo far fronte a quello che sentivo... sapevo solo che stavo male e che...
-Che eri geloso...
-Che ero geloso... da morire ero geloso... come potevo dirtelo? Come potevo confessarti che ti amavo se non ero nemmeno sicuro di cosa provassi tu per me?
-Non eri sicuro?
-No. In quel momento non più. Ho cominciato a spiare tutti i tuoi movimenti, tutte le volte che uscivi insieme a lui... mettevo a confronto il tempo passato con Carlos con quello che passavi con me.
-Ma in quel periodo ero molto occupato con l'intervento Molinesky, come ti è venuto in mente di...
-Carlos ne ha subito approfittato. Ha capito che in quel momento ero particolarmente influenzabile e mi ha detto ... mi ha detto che l'intervento Molinesky era una scusa per sganciarti da me.
-E tu lo hai creduto?
-Si. Sono stato uno stupido ma... tu eri circospetto con me... non eri lo stesso...
-Perché tu ti comportavi stranamente.
-Io non lo sapevo... io vedevo solo te,.. e non sapevo come comportarmi con te. Non sapevo se confessarti tutto... se chiederti spiegazioni... se chiarire semplicemente.
-E poi?
-Poi tu sei andato via per tutto il fine settimana. Sei partito con lui... senza spiegarmi nulla... così... semplicemente..
-Ti ho lasciato detto che andavo via per lavoro.
-Ma non mi avevi detto che andavi con Carlos... mi mancavi così tanto che...
-Che cosa hai fatto?
-Ti ho chiamato. Erano le tre del mattino... non resistevo più a starti lontano e ti ho chiamato.
-Non ho sentito il cellulare, mi dispiace Mario. Ero stanco... sicuramente dormivo lontano dal cellulare... ma questo non basta per giustificare la tua reazione.
-Qualcuno mi ha risposto... prima dal telefono della tua stanza e poi dal tuo cellulare... Carlos..
-Carlos?
-Si... mi ha risposto lui e mi detto che non potevi rispondere... che eri troppo stanco e che dovevi riposare... e poi ha interrotto la comunicazione.
-Che figlio di puttana, le tre di notte? Tutto combacia, siamo ritornati molto tardi in albergo, mi ha chiesto il cellulare in prestito perché il suo era senza batteria ed evidentemente era ancora nella mia stanza quando hai chiamato.
-Cosa volevi che pensassi?... le tre di notte... tu eri lontano... e lui che risponde al telefono... al tuo cellulare...
-Per questo sei andato via?
-Si... non riuscivo a controllarmi... non riuscivo a pensare ad altro... avevo voglia solo di scappare via.
-Non è successo nulla con Carlos. Mi credi? Avevo solo in mente te.
Come non credergli se, d'improvviso, Mario vede concentrarsi nel suo sguardo tutto l'amore che ha sempre desiderato di vedervi?
-Sei nella mia testa da quando ti ho conosciuto. Nulla conta più di te. Nemmeno il mio lavoro.
-Anche per me è lo stesso.
-Due pazzi... siamo stati due pazzi...
Con un dito segue la linea del sopacciglio destro, il naso, sfiora le labbra stuzzicando la lingua con la punta dell'indice.
Le pupille dilatate di desiderio contenuto.
-Ma adesso la pazzia è finita.
Claudio scuote la testa mentre, lentamente, si avvicina sempre più al viso di Mario.
-No... penso proprio che questa pazzia non avrà mai fine...
Poi le sue labbra prendono il posto delle sue dita ed il modo cessa di esistere.
A Mario sembra di essere trascinato da una corrente vorticosa... fresca e calda allo stesso tempo, che lo avvolge... lo sostiene... lo sommerge... ad occhi chiusi assorbe ogni sensazione... brivido... calore... perché è tutto così perfetto da non riuscire a sostenerne la luce intensa che lo acceca.
Pelle contro pelle... la lingua che si cerca in una danza senza fine... le gocce di sudore che si confondono tra di loro senza più patria.
Mario perde ogni cognizione di se stesso e di quello che era prima... prima di conoscere Claudio... prima di iniziare questo viaggio che, intuisce, non avrà mai fine.

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