Chiedimi Scusa

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Prima che potessi raggiungere l'uscita, Ace si chiuse la porta alle spalle, sbattendomela quasi in faccia.
Quel suo gesto prepotente, mi fece innervosire ancora di più.
Avrebbe abbassato la cresta con me!
Aprii la porta e corsi fuori, mentre Dadan mi urlava ancora dietro tutta la sua frustrazione.
Feci qualche passo e già non lo vidi più: era davvero veloce.
Cominciai a correre e, finalmente, lo notai a qualche metro davanti a me.
«Ehi!», urlai, attirando la sua attenzione.
Si voltò per darmi una veloce occhiata irritata, per poi continuare indisturbato il suo cammino.
«Aspetta! Devi chiedermi scusa. Mi hai sentita?», gli chiesi, mentre gli correvo dietro.
In quel momento, si fermò per voltarsi verso di me, fulminandomi con lo sguardo nella speranza di intimorirmi, ma non m'importò.
Lo avrei seguito, finché non mi avesse chiesto perdono per il suo comportamento.
«Vattene, cosina», disse tranquillo, per poi proseguire il suo cammino come se nulla fosse.
«Cosina?», urlai, irritata «Senti un po'! Come ti permetti di darmi così tanta confidenza? Se ti prendo, ti faccio un occhio nero, hai capito? Razza di presuntuoso!».
Urlai con tutto il fiato che avevo in corpo, ma l'unica cosa che riuscii a ottenere, fu il ritrovarmi un albero rotolare verso di me.
Riuscii a scansarmi in tempo, prima che quell'enorme tronco mi schiacciasse.
Restai a bocca aperta, nel capire che era stato Ace a farlo cadere di proposito con un solo calcio.
Come poteva un ragazzino di soli tredici anni, essere così forte?
Mentre cercavo di riprendermi dall'accaduto, Ace se ne andò, comportandosi ancora come se nulla fosse successo.
«Sei forse impazzito? Volevi uccidermi, per caso?», gli sbraitai dietro, ma lui ormai era lontano.
Mi alzai lentamente, dandomi una veloce ripulita ai pantaloni, quando sentii una voce acuta chiamarmi in lontananza.
«Emyyy», urlò Luffy con la sua vocina sottile da bambino, raggiungendomi di corsa «Stai andando con Ace al nostro nascondiglio?».
«Nascondiglio?».
«Sì, il covo dove abbiamo nascosto il nostro tesoro», esclamò lui con entusiasmo.
«Tesoro?», ripetei, ancora più confusa.
Pensai un secondo a quello che mi aveva detto il piccoletto, quando improvvisamente mi venne un'idea.
Se Ace non mi avesse chiesto scusa di sua spontanea volontà, allora... Lo avrei costretto.
Come? Rubandogli il suo tesoro, ovviamente. A quel punto, non avrebbe potuto fare altro che inginocchiarsi davanti a me e supplicarmi di perdonarlo.
Vidi già la scena nella mia testa e non potei fare altro che ghignare soddisfatta.
Mi abbassai a livello di Luffy, cercando di parlare con tono dolce per non destare sospetti.
«Luffy, lo sai tenere un segreto?», domandai.
«Uhm?», mugugnò lui confuso, spostando la testa da un lato.
Era logico che la risposta era "no".
Mi aveva appena rivelato che Ace possedeva un tesoro, ma forse con l'astuzia sarei riuscita a farlo stare zitto.
«Perché ho bisogno del tuo aiuto», continuai con tono amichevole.
«Di che cosa si tratta?», mi chiese curioso.
«Mi porteresti al vostro nascondiglio, senza che Ace lo sappia?».
«Vuoi che non dica a Ace che ti ho portata? E perché?».
«Solo per un po', dopo potrai dirglielo. Allora? Ci stai?».
«Uhm, non lo so...», mormorò lui pensieroso, incrociando le braccia al petto e alzando gli occhi al cielo «A Ace dico sempre tutto».
Congiunsi le mani in segno di preghiera, e addolcii ancora di più la voce e lo sguardo.
«Andiamo, voglio fargli una sorpresa».
«Una sorpresa?», ripeté lui, euforico «Davvero, vuoi fare una sorpresa ad Ace?».
«Ma certo», mentii a metà. La sorpresa l'avrebbe avuta... Eccome.
«E di cosa si tratta?», chiese curioso il nanerottolo.
«Mettiamola così. Resterà così sconvolto, che non sarà più in grado di parlare», ghignai sotto i baffi.
«Sarà un regalo grande?», chiese Luffy, aprendo le braccia per mimare una cosa gigantesca.
«Enorme», ammise, facendogli l'occhiolino, mentre una vocina dentro di me sghignazzava divertita e orgogliosa della mia astuzia «Vedrai. Resterà a bocca aperta».

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Dopo averlo finalmente convinto con la mia piccola bugia, Luffy accettò di condurmi al loro nascondiglio, promettendo sul suo cappello che avrebbe tenuto la bocca chiusa.
Mi sentii un po' in colpa nell'aver ingannato un bambino così piccolo, ma Ace non mi aveva lasciato altra scelta. La colpa era solo sua.
Avrebbe potuto chiedermi scusa, ma aveva preferito ignorarmi, comportandosi da perfetto idiota. Ora, me l'avrebbe pagata cara!
«Dimmi un po', Emy. Ti ho sentito dire che vuoi andare a cercare il tuo papà», disse improvvisamente Luffy, cambiando discorso per l'ennesima volta.
Quel bambino era un chiacchierone.
«Sei certa che sia ancora vivo?».
«Certo. Mamma me lo ha sempre detto, che il mio papà è un lupo di mare».
«Wow!», esclamò lui, entusiasta «Quindi, sai anche come si chiama?», mi chiese, mentre finivamo di attraversare un ponte di legno penzolante.
Abbassai lo sguardo. «Purtroppo, non so il suo nome. Mamma non me l'ha mai detto, e quando le chiedevo il perché, lei cambiava discorso. L'unica cosa che so è che è vivo ed è un pirata».
«Un pirata, che bello!», esclamò ancora il nanetto, girandosi verso di me, con gli occhi che gli brillavano «Sai, anche io, Ace e Sabo un giorno vogliamo diventare dei pirati. È per questo che stiamo mettendo via i soldi. Ci compreremo una grandissima nave e viaggeremo per il mondo», esultò poi.
Quella sua confessione mi fece storcere il naso.
«Volete diventare dei pirati? Sul serio?».
«Certo», rispose lui, felice «Un giorno, saremo dei grandi pirati, conosciuti in tutto il mondo», disse orgoglioso.
Abbassai nuovamente lo sguardo, pensierosa.
Non sapevo con quale gioia, un bambino della sua età, volesse diventare un pirata.
Sebbene lo fosse anche mio padre, non avevo per niente tolleranza verso gli uomini di mare.
Tutti quelli che avevo conosciuto erano arroganti e alcolizzati; per farla breve, gentaglia con cui preferivo non avere niente a che fare.
«Senti un po', Luffy. Hai nominato un certo Sabo. Di chi si tratta?».
«Del mio secondo fratellone».
«Quindi, Ace è tuo fratello di sangue?».
Luffy rise. «No, siamo fratelli perché lo abbiamo deciso noi. Un giorno, abbiamo bevuto dell'alcol tutti e tre insieme e questo ci ha uniti come verj fratelli».
Trattenni una risata. Era la cosa più stupida che avessi mai sentito.
Da quanto avevo capito, Ace era più bambino di Luffy, se aveva fatto una cosa del genere.
«Capisco», mormorai infine, cercando di tornare seria.
«Se Ace e Sabo sono d'accordo, puoi diventare nostra sorella anche tu».
«No, grazie. Non ho nessuna intenzione di diventare sorella di quell'antipatico di Ace», sbottai, infastidita solo all'idea.
«Ace non è così male, quando lo conosci bene. Anche a me all'inizio ne ha fatte passare di tutti i colori, ma alla fine siamo diventati amici».
«Che ti ha fatto?».
«Be', per tre mesi l'ho inseguito tutti i giorni, perché volevo diventare suo amico. Lui si ostinava a non volermi e mi ha schiacciato con un albero. E questo solo il primo giorno», iniziò a raccontare «Il secondo, invece, mi fece cadere addosso una frana, e sempre quel giorno, mi lasciò in balìa di una tigre e di un orso gigante», ammise ridendo felice, come se la cosa fosse del tutto normale.
Rimasi a bocca aperta.
Come aveva potuto quel farabutto, fare del male a un bambino così piccolo?
Quel mostriciattolo dai capelli ribelli, era davvero una peste.
Un motivo in più per mettere in atto il mio piano di vendetta.
Lo avrei fatto anche per Luffy.
«Anche a me ha lanciato un albero addosso», ammisi.
Luffy rise ancora. «Sì, lui fa sempre così, quando non vuole essere disturbato», disse con tutta tranquillità.
«Comunque, non sono cose da fare. Avrebbe potuto farci molto male».
«Forse a te, io non sento niente. Sono fatto di gomma», ammise.
«Sei... Cosa?».
«Ti faccio vedere».
Luffy si fermò all'improvviso, si mise in posizione di attacco e cominciò a ruotare sempre più veloce il suo braccio destro.
«Questa è una tecnica invincibile che ho inventato io. Sta' a vedere! Pugno Gum Guuum, in azioneee!», urlò poi, allungando il suo braccio a dismisura, colpendo un albero posto almeno trenta metri lontano da noi.
Lo guardai sbalordita, anche se il colpo non andò per niente a segno.
Il piccolo colpì un punto vuoto del tronco che fece rimbalzare il suo pugno, che a sua volta finì con lo schiantarsi sulla faccia del suo possessore, facendo cadere a terra, facendomi saltare il cuore in gola.
«Ti sei fatto male?», gli chiesi, preoccupata.
«Ohi, ohi... Che botta. No... Tutto a posto», mi tranquillizzò il piccolo un po' dolorante, mentre si rimetteva in piedi «Ci sono abituato».
Lo vidi cominciare a massaggiarsi il naso, segno che, per quanto fosse di gomma, non era immune a tutto.
Sorrisi alla tenerezza che mi fece. «Dovrai fare più pratica, se vuoi diventare invincibile».
«È la stessa cosa che mi hanno detto Ace e Sabo, quando gliel'ho mostrato la prima volta», ammise lui, divertito.
Sapere di aver pronunciato le stesse parole di quell'antipatico, non mi fece per niente piacere, infatti, smisi di sorridere.
Mi schiarii la voce. «Manca ancora molto, per arrivare al vostro covo?».
«No, no. Ci siamo quasi. Seguimi», esclamò Luffy, ritornando di buon umore.
Dopo cinque minuti, arrivammo a quella che sembrava una discarica.
Era un posto orribile, pieno di oggetti mal ridotti.
Sentii subito una sensazione di desolazione e disperazione in quel posto: era davvero schifoso.
Per non parlare della puzza insopportabile di sporco e marciume.
Luffy invece sembrava stranamente felice di essere lì.
«Questo è il vostro covo?», domandai, sperando non fosse così.
«Oh no, questo è il Grey Terminal. Bisogna passare di qui per arrivarci».
Tirai un sospiro di sollievo.
Certo, l'idea di passare dentro quella schifezza non mi allettava granché, ma almeno non avrei dovuto metterci le mani per cercare il tesoro di quello sfrontato di Ace.
Cominciammo a inoltrarci nella discarica, quando vidi degli uomini seduti in cerchio, impegnati a mangiare e a chiacchierare tra loro.
Erano decisamente poveri, e anche mal nutriti, da quello che potevo notare, però avevano ancora l'umore alto per ridere e raccontarsi storie.
«Questo posto mette i brividi», ammise, stringendomi le spalle.
«A me piace molto. Qui ho trovato un sacco di oggetti utili, per il mio allenamento. Ora sto cercando un telescopio».
«Dubito che ne troverai uno intero in questo postaccio».
«Comunque sia, lo cercherò», disse senza perdersi d'animo.
Mi piaceva il carattere di quel nanetto.
Era ostinato come il mio, anche se decisamente più positivo.
Ero certa che saremmo diventati grandi amici, se non avesse spifferato tutto ad Ace.
Dopo che uscimmo dal Grey Terminal, io e Luffy camminammo per altri dieci minuti, prima di fermarci dietro a un cespuglio, dove mi fece segno di inginocchiarmi per nasconderci.
«Siamo arrivati?», bisbigliai.
Luffy annuì silenzioso.
Mi guardai in giro, ma non vidi nulla che potesse somigliare a un nascondiglio.
Cominciai a dubitare delle parole del marmocchio.
«Vedi quell'albero laggiù?», mi chiese lui sottovoce, indicando un gigantesco albero posto a pochi metri davanti a noi.
«Sì».
«Quello è il nostro nascondiglio, dove teniamo il tesoro», sussurrò al mio orecchio.
«Quindi, il tesoro è dentro il tronco?», domandai confusa.
Scosse la testa. «È dentro quel ramo lassù. Quello più grande», ammise, indicandolo con un dito.
All'improvviso, vidi Ace sbucare da dietro l'albero che stavo osservando.
«Sabo?» esclamò.
«Sei in ritardo», rispose subito una voce proveniente dall'albero.
Vidi un bambino biondo, vestito in modo quasi aristocratico, con tanto di cilindro in testa, seduto con una gamba a penzoloni sull'enorme ramo che mi aveva indicato poco prima il mocciosetto: come avevo fatto a non vederlo?
«Perché ci hai messo tanto?», chiese ad alta voce il biondino, per poi scivolare sul tronco dell'albero, fino a toccare terra con un balzo.
Rimasi colpita dalla sua agilità.
«Ho dovuto sistemare una seccatura», ammise Ace.
"Seccatura?", pensai irritata.
Mi aveva appena definita una seccatura?
Dovetti lottare con tutte le mie forze, per non uscire da quel cespuglio e picchiarlo su quel suo brutto muso lentigginoso.
«Luffy non è venuto con te?», domandò Sabo.
«Stava mangiando, penso si sia perso nella foresta, nel tentativo di seguirmi, oppure si sarà addormentato di botto», rispose Ace con fare da menefreghista «Sai com'è fatto».
«Quel bambino ti somiglia sempre di più», ridacchiò il suo amico.
«Ehi, non è vero!», ringhiò Ace.
«Forse è meglio, se mi faccio vedere», bisbigliò Luffy.
«Sì, forse è meglio. Mi raccomando, non dire a nessuno che sono stata qui, va bene? Ricordati la sorpresa», bisbigliai, mettendomi un dito davanti alla bocca, facendogli segno di fare silenzio.
«Va bene. Ho capito», disse lui, emozionato «Sarà il nostro segreto».
«Bravo piccolo», gli sorrisi, facendogli una carezza sulla testa «Ora, io tornerò indietro a pensare a come fare la sorpresa ad Ace. Tu comportati come se nulla fosse, intesi?».
«Agli ordini», disse lui, ma esitò prima di uscire dal cespuglio «Aspetta, ma poi mi dirai di che si tratta?».
«Sì, ora vai. Mi raccomando, non devono sospettare nulla».
«Va bene», disse lui soddisfatto, uscendo definitivamente dal cespuglio.
Ace e Sabo in quel momento si accorsero della sua presenza.
«Da dove sbuchi?», domandò Ace, curioso.
«Ehm...», mormorò Luffy, già in difficoltà.
"Zitto! Ti prego, non dirgli niente", implorai dentro di me.
«Stavo inseguendo una farfalla e ho sbagliato strada. Hihihi, scusate», rispose Luffy, grattandosi la testa con fare imbarazzato.
«Quando crescerai, eh, Luffy?», borbottò Ace, scocciato.
«Andiamo, Ace. Lascialo stare. Dopotutto, ha solo dieci anni», intervenne Sabo in difesa del piccolo.
«Io a dieci anni non mi mettevo a rincorrere le farfalle», commentò Ace antipatico.
«No, certo. Ti accontentavi dei bruchi», commentò il suo amico ridendo divertito, seguito dal piccolo Luffy.
Sorrisi anch'io alla sua battuta. Sembrava davvero molto simpatico.
Come poteva essere amico di Ace? Sembravano così diversi.
"Bene. Il più è andato. Ora non mi resta che andarmene in silenzio", pensai.
Sospirai con cautela, mentre mi allontanavo dal cespuglio senza fare rumore.
Per ora, sembrava che il piccoletto non avrebbe detto nulla a quei due, ma dovevo pensare presto a una strategia per rubare il tesoro, o il mio piano avrebbe fallito ancor prima di cominciare.

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