Solo Qualche Giorno

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Ace e Tama diventarono subito grandi amici.
Si era legata molto a noi, ma in modo particolare al mio ragazzo che era super felice di averla intorno.
Per tutta le due settimane successive, la piccola non si era staccata un momento da lui.
Erano inseparabili.
Facevano praticamente tutto insieme.
Giocavano, guardavano le stelle prima di andare a dormire fantasticando sul futuro, mangiavano dolci, osservavano il tramonto e, non so come, Tama era riuscita a insegnargli perfino a intrecciare i capelli di bambù che poi vendeva agli altri villaggi per guadagnarsi da vivere.
Mi si spezzava il cuore nel vedere una bimba così piccola, dover già provvedere a sé stessa, facendo un lavoro così misero e che le procurava dei tagli alle mani che a volte le dolevano così tanto da far fatica addirittura a tenere un cucchiaio.
In compenso però, stare su quell'isola aveva i suoi vantaggi. Più passavano i giorni, e più comprendevo quanto Ace stesse diventando sempre più maturo.
Vederlo giocare con la piccola, mi faceva crescere la voglia di sposarmi al più presto, per costruire una famiglia con lui.
Ormai era diventato quasi un pensiero fisso, ma prima avrei dovuto parlarne con Ace.
Non volevo affrettare le cose, e nemmeno mettergli pressione, ma sebbene fossi giovane, l'idea di avere un figlio con lui mi faceva provare una sensazione di felicità immensa che quando svaniva ne sentivo la mancanza.
«Dove hai detto che ci stai portando, esattamente?» Chiesi a Tama che era a capo della fila.
«Dal mio maestro», rispose felice «Gli ho parlato così tanto di voi che gli ho messo curiosità».
«Spero tu gli abbia detto solo cose belle», disse Ace, facendoci sorridere entrambe.
«Non potrei mai dire qualcosa di cattivo su di voi», ammise lei «Siete come-aaah!».
Tama inciampò su un rametto nascosto dall'erba e cadde a terra, sbattendo le ginocchia.
«Tama!» Urlammo preoccupati io e Ace, correndo verso di lei.
«Che botta», mormorò la piccola, dolorante.
«Ti sei fatta male?» Le chiesi preoccupata.
Tama tirò su col naso, segno che stava piangendo a causa del dolore.
Alzò la gamba e vidi una ferita non molto profonda sul suo ginocchio destro che sanguinava.
«Dobbiamo pulirla», dissi a Ace.
«C'è un ruscello nei dintorni?» Le chiese lui.
«S-sì...» Balbettò Tama, trattenendo dei lacrimoni «Laggiù».
Indicò con la mano la direzione da prendere e senza aspettare oltre, Ace la prese in braccio dirigendosi in fretta verso il ruscello.
Quando arrivammo, presi immediatamente un fazzoletto di stoffa che imbevvi nell'acqua fresca del ruscello, e mi avvicinai alla piccola che non aveva voluto scendere dalla braccia di Ace.
«Ti brucerà un pochino, ma passerà subito te lo prometto», le dissi per rassicurarla.
Nascose il visino tra il braccio e il petto di Ace facendosi più piccola che poteva, aspettando che iniziassi a medicarla.
Posai il fazzoletto bagnato sulla ferita, aspettando che urlasse invece a mia sorpresa trattenne un gridolino che soffocò in gola.
Gemette piano per tutto il tempo.
«Sei davvero molto coraggiosa», le disse Ace accarezzandole la testa «Proprio una brava bambina».
«G-grazie», disse lei, tornando a guardarci con gli occhi pieni di lacrime.
Sorrisi teneramente a quella vista.
Nonostante avesse cercato di sopportare il dolore, le lacrime le erano uscite senza che ne avesse il controllo.
«Sei fortunata. La ferita non è profonda. È uscito un po' di sangue, ma niente di serio. Guarirà nel giro di un paio di giorni», le dissi facendola tranquillizzare.
«E adesso, il tocco finale», aggiunse Ace spostando Tama, facendola sedere sull'erba fresca.
Si abbassò leggermente, alzando la gamba della piccola e avvicinò la bocca alla ferita, cominciando a soffiarci sopra.
Quel gesto mi ricordò quando mi diede una mano a pulire la ferita che mi ero procurata durante lo scontro con Polchemy, mentre eravamo ancora dei ragazzini.
L'emozione che mi fece provare quella volta, fu la prima di tante.
Se mi concentravo, potevo ancora percepire la sensazione del suo fiato sul petto.
«Passato?» Le chiese premuroso.
«Sì», ammise Tama, incredula «Sei magico?».
Ace rise divertito.
«Conosco qualche trucco», ammise «Sai, da piccolo mi facevo male spesso, e ho dovuto trovare un modo per cercare di attenuare il dolore», ammise lui, divertito.
«Eri maldestro», dedusse Tama, smettendo poco a poco di piangere.
«Eccome! Emy può confermare».
Tama mi guardò e io annuii.
«Già. Aveva una predilezione per i cerotti», ammisi, sorridendole.
Tama si asciugò le lacrime e cominciò a sorridere leggermente.
«Mettile questo», dissi verso Ace, estraendo un cerotto dalla tasca dei miei jeans «Fortuna che ho pensato di portane qualcuno».
«Emy è sempre attenta a certe cose», disse Ace a Tama con un tono che la fece ridere.
Le applicò con accuratezza il cerotto sulla parte lesa e diede un piccolo bacio sopra di esso.
«Ecco fatto, come nuova», disse infine Ace, sorridendole.
Tama sorrise a sua volta, felice di come era riuscito a farla smettere di piangere.
«Voi due avete figli?» Chiese lei improvvisamente, asciugandosi il viso con le maniche del kimono.
«No», rispose Ace.
«E non ne volete?» Chiese ancora lei, curiosa.
Io e Ace ci guardammo, e piano piano cominciammo ad arrossire, sentendoci un po' in imbarazzo a parlare di certe cose con una bambina.
«Ehm... Be', è ancora presto per parlare di figli. Siamo ancora giovani», disse Ace imbarazzato.
Ero così ansiosa di conoscere il pensiero di Ace riguardo a quella cosa, che ora avrei pagato non so quanto per dimenticare le sue parole.
Era chiaro che non era ancora pronto per diventare padre, nonostante la sua maturità.
Dovevo aspettare ancora, ma non potei non restarci male.
«Forza, andiamo», disse improvvisamente Ace, alzandosi e portandosi la piccola con sé «Abbiamo un vecchio eremita da conoscere».
Si caricò sulle spalle Tama che si aggrappò a lui come una piccola scimmietta, e a passo lento si diressero verso il centro della radura.
Mi alzai di malavoglia, ma dovetti cercare di restare quella di sempre.
Non dovevo prendermela così tanto.
Dopotutto, avere un figlio era una cosa seria e dovevamo volerlo entrambi.
Eravamo ancora giovani, era logico che Ace voleva ancora "divertirsi".
«Non vieni?» Mi chiese Ace a qualche metro da me, notando che non mi ero ancora mossa di un centimetro.
«Oh, sì. Arrivo», dissi affrettandomi per raggiungerli, cercando di fingere indifferenza per tutto il viaggio.

𝕆𝕟𝕖 ℙ𝕚𝕖𝕔𝕖 - Due Cuori, Un Solo Fuoco-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora