Promesse Spezzate

347 25 10
                                    

Il rumore che emise il cigolio del cancello della mia cella mi fece tornare alla realtà.
Non sapevo quanto tempo avevo dormito, ma sentivo dei fortissimi crampi allo stomaco.
Avrei dato qualsiasi cosa, per poter mettere un pezzo di pane sotto i denti.
Anche solo un goccio d'acqua, sarebbe bastato a farmi sentire meglio.
Alzai lo sguardo e notai Magellan entrare nella cella, seguito da quello che aveva tutta l'aria di un minotauro, che teneva in mano un'enorme mazza chiodata e una frusta.
«Sei sveglio» esclamò l'uomo con le corna e le ali da pipistrello «Bene. Ci hai risparmiato il disturbo di svegliarti».
«Cosa volete?» mormorai con la gola secca.
«Devo farti alcune domande» ammise lui «E spero davvero che tu possa rispondermi, senza farmi perdere tempo prezioso».
«Ho la gola troppo secca per parlare» ammisi con voce roca, per poi tornare col capo chino.
Mi dolevano le gambe e le braccia a furia di stare in quella posizione.
Per non parlare del collo.
Sentivo i tendini tirare ad ogni movimento.
«Sapevo lo avresti detto» disse il bestione.
Un rumore di zoccoli si avvicinò a me.
Una mano mi afferrò i capelli, tirandomi la testa verso l'alto.
Senza che potessi muovere un muscolo, l'animale posò un bicchiere di vetro con fare pesante sulle mie labbra, facendomi scendere dell'acqua ghiacciata giù per la gola.
Mi lamentai per il bruciore e poi tossii forte, nel sentirmi la gola in fiamme.
«Ecco. Adesso vedi di non fare storie e dimmi quello che sai su Barbabianca».
Sospirai, ghignando per poi alzare lo sguardo con quella poca forza che avevo, verso di lui. «Io non so niente» mentii.
Magellan indurì i lineamenti del volto.
Teneva le braccia conserte al petto, e cominciò a battere un dito sull'avambraccio in modo continuo e irritato.
«Ragazzo, ti avverto. Non sono dotato di grande pazienza. Quindi, vedi di collaborare» disse nervoso.
«Non tradirò mai la fiducia di mio padre» dissi acido «Perciò, scordarti che aprirò bocca».
Restò in silenzio ad osservarmi per qualche secondo, prima di parlare nuovamente.
«L'hai voluto tu!» disse serio con voce profonda e minacciosa «Legalo!».
Il maciste al suo fianco mi afferrò per la gola, obbligandomi ad alzarmi in piedi, per poi legarmi con delle catene che mi tennero sospeso in aria dai polsi alle caviglie.
Sentii il corpo indolenzito, cominciare a reagire a quel movimento improvviso.
Gemetti debolmente di dolore, aspettando di abituarmi a quella nuova posizione.
«Te lo ripeto, Portgas. Dimmi tutto quello che sai su Barbabianca. Voglio sapere ogni cosa su di lui. Dove si trova? Quali sono i suoi punti deboli?».
«Non ho idea di dove sia in questo momento» ammisi «E per quanto riguarda i suoi punti deboli...» alzai lo sguardo per fulminarlo «...ti assicuro che non ne ha» mentii.
In verità, mio padre aveva un solo punto debole: la famiglia.
Tutto ciò che lo teneva in vita, era l'amore per i suoi figli, specialmente Emy che era sangue del suo sangue.
Mai avrei permesso che li trovassero.
Non mi ero venduto a Barbanera e subito tutte quelle botte e quell'umiliazione, per poi tradire la mia famiglia.
«Puoi cominciare» disse al suo compagno.
In un secondo, una frustata mi segnò la schiena, colpendomi così forte da farmi rabbrividire dal dolore.
Gemetti a quella sensazione, a quel male, che persisteva sulla mia pelle.
Un'altra frustata, un altro colpo sulle spalle, costole, schiena, addome, braccia...
Gemetti e urlai senza avere il controllo della mia voce per un tempo che sembrò infinito, finché non persi i sensi.

                         𝕆ℕ𝔼 ℙ𝕀𝔼ℂ𝔼

Un giorno, due giorni, tre giorni...
«Parla!» urlò Magellan mentre il suono delle frustate riecheggiava nella stanza, seguite dalle mie urla strazianti.
«Mai...» mormorai con un filo di voce.
«Maledetto pirata!».
Andò avanti così per non so quanto tempo.
Il mio corpo non ne poteva più...
Abbassai lo sguardo distrutto, ansimante...notando del sangue che mi colava dai piedi, che sporcava con un susseguirsi di gocce il pavimento.
Respirai a fatica, sentendo il mio corpo dolere in ogni angolo, percependo ogni centimetro della mia pelle bruciare.
«Sei davvero un osso duro, devo ammetterlo!» ammise l'uomo, ormai rassegnato all'idea che non avrei mai aperto bocca se non per urlare.
Sospirò sonoramente, esausto di tutto quel tempo passato a torturami.
«Comincio a pensare che tu voglia morire, ragazzo».
«Non mi reputo...più parte...di questo mondo» ammisi a fatica.
Grugnì, facendomi capire che ormai non aveva più assi nella manica.
Improvvisamente, il suo lumaconfono cominciò a suonare.
Birobirobirobiro...Birobirobirobiro.
«Pronto!» ruggì lui irritato.
"Mi dispiace disturbarla, Signore. Ma c'è una visita per il prigioniero, Portgas. Ha chiesto di entrare immediatamente" disse l'uomo dall'alto capo della cornetta.
«Una visita?» chiese lui confuso «Lo sai che non sono ammesse visite ai prigionieri».
"Sì, Signore. Per questo motivo ha insistito di voler conferire con lei, prima di vedere il prigioniero".
«Mmmh...va bene, vengo subito!» disse lui per poi riattaccare «Ti è andata bene, figliolo. Dovrò assentarmi per un po'. Così avrai il tempo di riposare» continuò per poi voltarsi in direzione dell'uscita «Rimettilo a terra, per ora. Continueremo più tardi» aggiunse, parlando col toro accanto a me.
Con un gesto veloce mi sciolse dalle catene, facendomi cadere con un colpo secco a terra.
Le mie gambe non reggevano più.
Avevo passato giorni, seduto a terra con le gambe incrociate, ma nonostante ero certo di essermi almeno slogato una caviglia con quella caduta, un senso di pace mi avvolse.
Ritoccare terra non fu affatto così brutto come temevo.

𝕆𝕟𝕖 ℙ𝕚𝕖𝕔𝕖 - Due Cuori, Un Solo Fuoco-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora