CAPITOLO VENTISETTESIMO

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Dopo quella che gli era parsa un'eternità passata in una bara di legno, finalmente Gerard guarì.

"Sembra a posto, cartuccia" aveva detto Jaimy quella sera, dandogli una pacca dolorosa sul petto. Gerard aveva tossito: per quanto la ferita fosse guarita, era comunque un punto dolente.

"Che ne dici della gamba?" Aveva chiesto Gerard tirandosi giù i pantaloni.

Jaimy aveva tirato la pelle della gamba dando un'occhiata a quella che ormai era una cicatrice. "Puoi correre di nuovo come una gazzella, caro ragazzo. Ma vedi di non scappare domani, o almeno avvisami che così vengo con te" Jaimy rise.

Gerard storse la bocca. Da un lato era contento, grazie al riposo e al fatto che aveva tenuto le ferite pulite ora era fuori pericolo di infezione, ma dall'altro sapeva che non aveva più nessun motivo per continuare a nascondersi. Dal giorno dopo avrebbe dovuto uscire da quella baracca e dimenticarsi il buco nel legno, doveva unirsi ai suoi compagni e mettersi a lavorare.

I giorni seguenti furono un vero disastro, Gerard non era più abituato a muoversi così tanto, dopotutto era stato parecchie settimane chiuso sotto il letto. La fatica si faceva sentire subito, dopo appena un paio d'ore, il che era grave considerando che erano obbligati a lavorare per circa 12 ore al giorno. Per i primi tempi avevano lavorato alla ferrovia ma dopo pochi giorni Gerard era stato spostato in un altro reparto, gli spaccapietre. E fu lì che capì cos'era la vera fatica. Spaccare pietre era la cosa peggiore che Gerard avesse mai fatto, per non parlare di quando dovevano spostarle. Metri e metri con un masso di 100 kg sulle spalle. Un incubo. E quando finalmente riusciva a scaricare il masso a terra, doveva tornare indietro e ricominciare da capo.

Dopo appena cinque giorni Gerard si rese conto che doveva affrontare un grave problema che non poteva più rimandare. Le sue scarpe. Quegli orribili zoccoli di legno gli avevano tagliato tutte le caviglie, ogni volta che si riapriva una ciocca il sangue sgorgava per tutto il giorno e le bolle sulle dita non aiutavano affatto. Ogni passo era un'agonia, doveva assolutamente disfarsi di quegli aggeggi di tortura o avrebbe finito per ritrovarsi con una bella infezione.

Un prigioniero quella sera si sedette accanto a lui sul letto. "Mi sembra che tu abbia un problemino" disse abbassando la testa.

Gerard seguì il suo sguardo. "Cosa puoi fare per me?"

L'uomo era smunto - davvero troppo magro - e con pochi capelli in testa.

"Non conosci il mio mercato?"

"Che mercato?"

L'uomo alzò gli occhi al cielo. "Il mercato nero, quale mercato se no? Mi procuro cose"

Gerard rimase in silenzio.

"Mi procuro cose da vendere, insomma ma dove vivi? Sei forse un po' lento, ragazzo?"

"Lento io? Affatto" Gerard lo fulminò.

"Ritardato. Sei ritardato?"

Gerard scosse la testa.

"Allora devi aver vissuto con la testa sotto la sabbia caro amico. Lo conoscono tutti il mio mercato, tutti prima o poi hanno bisogno di qualcosa e io sono l'unico a poter procurare di tutto"

Gerard pensò che in fondo era proprio così, aveva vissuto con la testa sotto una parete però, non sotto la sabbia.

"Beh è evidente che mi servano delle scarpe nuove "

"Ah! Nuove dice lui" ridacchiò l'uomo. "Qua dentro è impossibile trovare qualcosa di nuovo. Ma posso procurartene un paio che non ti distruggerà le caviglie. Che ne dici?"

SCAR 2 - WARWhere stories live. Discover now