11) Un uomo libero

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Gelida, l'acqua di un mare in cui non avevo mai nuotato, acqua salata, la ferita appena richiusa sul petto bruciava tanto da togliermi ogni energia.

Le orecchie fuori dall'acqua colsero grida di furore, urla di guerrieri in preda alla pazzia. Posai i piedi sulla sabbia, il bagnasciuga pieno di persone, battei le palpebre, la schiuma sporca di sangue e più avanti un mantello azzurro che vorticava tra le lance e le asce.

«Oh no!» vittima del mio molle salto mi trovavo nell'acqua mentre il principe Buliperr combatteva nel fitto delle lance e tra l'agitare delle spade. Soldati in gran numero lo puntavano, lo indicavano agli altri e si aggiungevano alla ressa per provare la sua corazza col loro metallo appuntito.

Vidi cozzare una lancia dritta sul petto del principe, sopra il cuore, senza raggiungere la pelle, ricordai esattamente il momento in cui gli avevo infilato il pettorale e lo avevo legato. Poi gli vidi vorticare contro la testa un'ascia, che batté senza trovare sangue e senza sorpassare l'elmo, rividi nei miei occhi quelli azzurri del principe mentre poco prima glielo infilavo in testa.

Dalla riga di avversari che lo fronteggiavano uscì un orso d'uomo, due volte più alto di lui, con un enorme martello in mano.

«Mio signore!» mi accorsi della mia spada rimasta nel fodero, la estrassi, strinsi gli occhi e caricai «Ah!» urlavo.

Principe Buliperr arretrò di un passo di fronte al martello alto e pronto a schiantarsi su di lui, se non che una freccia colpì il braccio che teneva quel martello e poi un'altra si conficcò nella spalla che il principe poté approfittarne e sconfiggere con la spada anche quell'avversario.

Alzati gli occhi scorsi il principino sporgersi dal parapetto con l'arco avanti e la mano a prendere un'altra freccia a sostituire quella appena scoccata.

«Avanti fratello!» gridava.

«Guerrieri!» invocò il principe, a quel richiamo risposero tutti i suoi, energumeni imbestialiti, si gettarono sugli avversari senza risparmiare il proprio sangue. Aprirono un varco che principe Buliperr imboccò «Alla Grande Casa! Avanti!» ordinava.

Io, con un braccio sulla testa, per paura delle frecce, e la spada timidamente avanti, perché non attirasse attenzione, lo seguì per quello stesso varco.

Dietro la sua schiena le frecce non arrivavano, scalfivano il metallo dell'armatura e perdevano forza, io seguivo il bordo del suo mantello, la sua ombra come potesse tenermi sotto l'ala del suo coraggio e salvarmi dalla paura.

«Grr!» ruggiva il principe mentre si lasciava alle spalle un nemico e la sua ferita al collo «Rah!» ruggiva ancora per quell'arco spezzato sotto la spada e il suo proprietario in ginocchio «Avanti!» gridava irrompendo in una schiera di scudi.

Questa però lo respinse, tondi e colorati, serrati tra loro in mano a uomini forti, lo respinse tanto indietro da urtarmi e dovetti aiutarlo a tenersi in piedi.

«Rododendro!» spalancò gli occhi su di me poi si guardò attorno senza vedere nessun altro se non gli scudi che si muovevano per accerchiarci, ancora serrati, ancora impenetrabili

«Sei venuto fin qui.»

«Sono qui con voi, mio signore.» la cosa più coraggiosa che avessi mai detto.»

«Guerrieri!» il principe si strinse schiena a schiena con me «Guerrieri!» nessuna risposta ai suoi richiami, silenzio se non per qualche lontano grido, sempre più flebile. La mia spada sollevata di fronte al naso tremava, che le mie mani non riuscivano a fermarsi

«Vostro fratello...»

«Abbassa la spada, Rododendro del sud, ricorda di riportare a mio fratello il mio mantello.»

I nani di Ror || Vincitore Wattys 2020Where stories live. Discover now