19) La tomba dei nani

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«Cava Inferno è il nome della grotta più ricca della terra.» fece Lologgi «È il sogno surreale di ogni minatore esistente, tuttavia non si è mai cavato nulla fuori da lì. Dentro c'è tutta quella ricchezza di cui parlano le leggende, ma di lì si è sempre e solo cavato l'inferno, perciò: Cava Inferno.» mi toccò il petto e rimase zitto finché non inspirai «Ah, respiri ancora. Mi hai fatto spaventare.

«Scusami, stavo ascoltando.»

«Allora proseguo» mi mise una mano sulla schiena che di lì sentisse il movimento dei miei polmoni «La porta d'ingresso di Cava Inferno è enorme, quella di uscita invece è piccola mezzo uomo. Quando entri lì dentro una ricchezza tira l'altra e più scendi e più sono grandi e più vai affondo e più ti chiedi cosa cambi scendere ancora un po'. Più giù, più giù, più giù senza farci più caso.»

«Poco alla volta ma sempre di più?»

«Come una tossina ingerita poco a poco. In quella caverna i tesori più grandi sono stati già raccolti, ma non ne sono mai usciti, sono rimasti in mano ai minatori, persi nelle profondità in cerca di tesori ancora più grandi.»

«Rimasti lì sotto?»

«Ma non è tutto! Per andare laggiù devi stare attento ai draghi: le lanterne accendono il loro fuoco, vanno spente quando li senti avvicinare, ti accorgi di loro per il fischio che li preannuncia e per il fiato che puzza di gas. Se la bocca del drago si avvicina alla tua potrebbe darti allucinazioni terribili e mortali.»

"Nel buio non mi perdo,

Nella paura non dispero,

I pozzi della morte non hanno fondo, per me è ora di tornare indietro."

Conosco uno che recitò questa frase un milione di volte prima di girarsi e tornare fuori, ci riuscì e tanto bastò.

«Chi è questo?»

«Io, e non ho mai sentito di nessun altro, anzi, chi sia mai riuscito a uscire dalla caverna oltre a me, sono quasi sicuro ci sia anche rientrato, per non uscirne più.»

«Lologgi» gli presi la mano e gliela strinsi «Sembra un'impresa tratta da una saga di leggende.»

«Di quelle in cui il protagonista visita il mondo dei morti...» tremò «Ai miei tempi bisognava pagare l'ingresso, tasse annesse costava due cerchietti d'oro, in compenso ti regalavano un piccone, manico in legno, mica sciocchi. Andai a fondo e se ti dicessi "meno di altri" mentirei per orgoglio, scesi con una fame nel corpo che si mordeva la coda e consumava i denti tra loro. Laggiù i nomi delle schifezze sono più lusinghieri, la tentazione si dice "fame d'oro", la perdizione la chiamano "avventura".» si fermò io respirai a fondo e lui proseguì.

«In quella cava scendere è dolce, facile e delizioso, tanto quanto salire è frustrante e orrido, infatti ti lasci alle spalle un tesoro mentre salire è insipido perché ti aspetta una scalata senza soddisfazioni, se non l'ultimissima, quella di uscire dalla cava. Tuttavia, dicevo, arrivai al portale della grotta con due cerchietti d'oro, mi fecero entrare, andai a fondo e quando finalmente decisi di risalire mi accorsi che a ogni passo mi cadeva in terra una gemma, provai a riprenderla ma a lungo andare non trovai la forza di trasportarla. A metà risalita mi costrinsi ad abbandonare tutte le gemme più piccole, comprese le pepite, a un quarto della strada dall'uscita dovetti mollare anche le pepite grosse e sull'orlo dell'ultima parte, quando vidi la luce, rinunciai alla gemma più grossa che avessi preso.

"Avessi tenuto quelle più piccole ce l'avrei fatta" pensai " Non importa, nascondo la gemma qui, tornerò dentro la grotta dopo essermi riposato."

Si trattava di una gemma grande come la mia testa, tutta perfetta come non fosse grezza, pesante che su una corona non ci sarebbe stata.

Uscito dalla grotta nessuno mi fece la festa, anzi, quelli in coda per entrare mi fissarono, con occhi rapaci vollero guardarmi fin dentro le tasche.

Guardai le loro pupille bramose correre addosso alla mia persona, aprirla e spogliarla fin dentro al midollo e infine girarsi insoddisfatte. Solo guardandoli capii che nessuno di loro sarebbe uscito dalla grotta, stavano in fila per comprare l'ingresso all'inferno. A quel punto mi chiesi

"Come è possibile che io ne sia uscito?"

Mi voltai ripensando a quella gemma enorme e vidi la bocca nera da cui ero appena risorto, in ogni modo mi ricordò una tomba, o la bocca di un mostro cornuto, capii di non doverci tornare.

Quarant'anni a oggi, non passa giorno in cui la gemma grossa come una testa non mi chiami, una tentazione vivida come la prima volta, anche ora che le gambe non mi permettono un gradino di troppo e ho l'asma che mi taglia il respiro, anche ora sento l'impulso che mi spinge, le membra animarsi da sole. So dove ho messo la gemma, lo so benissimo e so benissimo che nessun altro ne troverebbe il nascondiglio, so anche, per certo, che se rientrassi di un passo in quella cava, non ne uscirei mai più.

La gemma è il demone che mi tormenta e ormai dovrò convivere col suo tormento fino a quando lascerò la terra, per andare in cielo o per tornare in quella grotta e non uscirne più.»

«A me non interessano le gemme, né l'oro... ho già avuto esperienze...»

«So che vuoi sapere dove sia la grotta.» mi interruppe «E forse vorresti anche sapere dove io abbia nascosto la gemma grossa come una testa. A volte ho immaginato di mandare qualcuno a prenderla, ma tanto vale condannarlo all'esilio, e comunque, se devo essere sincero, nemmeno mi fiderei.»

«Non voglio sapere della tua gemma. Non ti preoccupare»

«A te posso solo dire che ora la grotta è sorvegliata dai nani di Ror, chiusa agli altri. Pur che prima o poi il tesoro diventasse loro hanno deciso di far loro intanto la grotta, togliendola a me. La venerano come la tomba dei loro avi, cosa che difatti è stata: i pochi nani che non sono andati lì dentro a morire sono lì fuori a sorvegliare. Probabilmente la sorveglieranno in eterno.»

«Come sono quei nani?»

«Ci sono due tipi di nani: quelli più assetati d'oro e meno avari, che saranno già tutti persi nella cava, e quelli poco assetati e molto avari, diciamo scommettitori e risparmiatori, i risparmiatori sono quelli rimasti.»

«Voglio andarci.»

«Ragazzo, io credo che un umano ci potrebbe anche entrare, ma sono sicuro che ne possa uscire soltanto un nano, non per niente l'uscita è grossa mezzo uomo.»

«Allora ci entrerò da uomo e ne uscirò da nano!»

«Ahahah!» Lologgi rise, la sua voce squillò tra le mura di roccia «Sei molto simile a Ror.»

Mi ammutolì e rizzai le orecchie «Davvero?»

«Lui, come suo padre prima, aveva la migliore delle qualità rocciose: la tenacia, o testardaggine, la robustezza d'intento.»

«È così!»

«Oh! Che paroloni ragazzo.» ridacchiò «E se ti dicessi di andare nella Cava da solo?»

«Lo farò!»

«E se ti dicessi di scendere più in fondo di tutti?»

«Lo farò! Io sono Rododendro del sud, e ho raggiunto il nord su questi piedi, ho camminato quand'erano nudi, quand'erano congelati, quand'erano feriti, scenderò con questi piedi fino alla fine della terra se serve.»

«E se ti chiedessi...» la voce di Lologgi perse d'improvviso ironia, seria come gli fosse venuto in mente in quel momento «Se ti chiedessi di scendere e portare fuori un nano?»

«Quale nano?»

«Ror»

I nani di Ror || Vincitore Wattys 2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora