28) 200 libbre d'oro

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La galleria scoppia.

Le fiamme ci inseguono, abbiamo abbandonato l'oro. Il capo squadra mi chiama per nome: «Baff Uncino, segnati le svolte che facciamo»

Destra

sotto

destra

sotto

sotto

seconda sinistra

Corriamo con le lampade spente, il fuoco che ci insegue illumina la via

Sinistra

sinistra

destra

Loro a destra io a sinistra. Col libro in mano ho sbagliato bivio. Rimango solo. C'è fumo, non vedo la carta su cui scrivo. Mi nascondo.

Sono vivo. Il calore se n'è andato ma l'aria è pestilenziale, uso la tecnica dei cavatori: respira e poi trattieni. Loro possono resistere per mesi, io ho speranza di percorrere qualche migliaio di passi prima di un altro respiro.

Vedo nero ma non è nell'aria, si tratta delle pareti, il fuoco ci ha lasciato l'impronta ma le ha solo sporcate non bruciate, come non ha bruciato me, mi ha sorpassato e coperto di fuliggine.

Cerco di sbatterla via dai vestiti, però non dalla barba, dal grigio che mi ritrovavo sembra tornata nera come quella di un tempo. In ogni caso, è una fortuna aver tenuto chiuso il libro in quel momento, le sue pagine ora sono l'unica cosa bianca attorno a me, sono così sporco che potrei scriverci col dito.

BAFF UNCINO

(Il mio nome scritto col dito)

Torno sui miei passi. Senza lanterna accesa la galleria dove sono scesi gli altri sembra vuota, non sento nulla. Provo a posare l'orecchio sul terreno.

Le vibrazioni dei loro passi, i piedi pesanti di dieci nani, stanno ancora scendendo.

Devo respirare.

L'aria che metto nei polmoni brucia, gli occhi mi lacrimano.

Tornerò indietro, per loro lascerò dei segni. Traccio un piccone nella fuliggine sulle pareti, la testa indica la via. Spero capiscano, io non posso più stare qui.

Respiro di nuovo, l'aria di fronte al nostro scavo è pulita. Accendo la lanterna, vedo tutto l'oro luccicare.

Poso l'orecchio a terra, non sento nulla, sarà il caso di mettere la mia parte nel sacco.

Vorrei fare bene i conti ma l'eccitazione mi confonde, allora, saranno duecento libbre, praticamente tremila once d'oro. La schiena non soffre mentre lo carico in spalla, è il carico più dolce che potrei portare, piuttosto ho paura che sia il sacco a sfondarsi.

Ho fatto i conti alla buona, ma credo che la mia parte sia di duecento libbre, alla buona. Per onestà ammetto che se avessi ancora spazio nel sacco ne prenderei un po' di più... ma comunque non sono capace di cavare altro oro dal filone... però potrei provare.

Ho nascosto il sacco con l'oro, chiuso per bene. Mi metto a cavare per vedere se riesco a tirarne fuori dell'altro.

Baff Uncino!

All'improvviso sento chiamare il mio nome, mi sarei arrampicato sul muro dallo spavento. È il capo squadra, e anche tutti gli altri, l'oro è ancora nascosto, racconto loro che il fuoco se l'è portato via, per fortuna non sanno leggere la lingua in cui sto scrivendo qui.

Il capo squadra mi ringrazia per i segnali sui muri, anche gli altri, mi hanno tutti carezzato la spalla dicono che li ho salvati, mi guardano coi loro occhi commossi, io invece non penso ad altro che al mio oro.

Ci penso

Ora con un senso di colpa, l'ho rubato ai miei compagni?

Ora con un senso di paura, se capiscono che l'ho preso io, me lo toglieranno.

Ora invece rilassato, con la vescica molle e il sorriso sulle labbra: con tutto quell'oro mi sento tornato bambino, tra le mani di mia madre, sazio e cullato.

Qualcuno forse non mi crede, che l'oro sia scomparso nel fuoco, il capo squadra ha chiesto dove fosse il mio sacco, gli ho detto che è andato bruciato. Non è convinto.

Questi nani miei compagni non capirebbero, non hanno mai avuto tanto oro tutto per sé. So che è egoista, è ovvio che sia egoista, ma loro non si sono mai trovati nella mia situazione, non mi possono giudicare.

Non posso dir loro nulla.

Comunque devo stare calmo: se non sanno nulla, non mi giudicheranno, soltanto il capo squadra sa qualcosa, lo vedo che mi controlla, viene a vedere dove cammino, persino dove guardo.

Devo finirla con lui.

La decisione va presa: o gli dico la verità, ma perdo tutto, oppure mi libero di lui. Non c'è una via di mezzo, se gli facessi vedere il sacco capirebbe subito e si imporrebbe su di me.

Loro stanno estraendo altro oro dal filone, mentre io scrivo, il capo squadra mi guarda e mentre mi guarda io scrivo più veloce, che si convinca che sono uno scribacchino svampito. Eccolo che parte: vado a fare un giro d'ispezione, dice, non sa che aspettavo proprio questo, che si allontanasse da solo.

Lo seguo di nascosto, il capo squadra è un nano possente il doppio di me, ma i ponti sui crepacci sono sottili, largo com'è sarà facile che gli capiti di cadere, soprattutto dopo un piccolo sgambetto.

Non credo a quello che sto vedendo: il capo squadra sta accendendo una pira sopra un crepaccio, agita delle torce verso le profondità. Attirerà delle bestie da là sotto, inizio a pensare che sia quello che vuole.

Capo, lo chiamo ad alta voce, sobbalza quando mi nota.

Baff Uncino? Cosa stai scrivendo?

Io gli chiedo cos'erano quelle fiamme che ci hanno inseguito.

Una bestia delle profondità, risponde, un drago attirato dalla luce.

Lo avete attirato voi per allontanare gli altri dall'oro, vero?

Lo hai capito al volo, mi risponde, sarà che tu provi lo stesso desiderio.

Ha capito tutto e io ho capito lui.

Mi avvicino, si trova ancora sull'orlo del ponte, con quelle torce in mano, il crepaccio è vicinissimo. Penserà che io voglia contrattare, penserà che voglia usare il mio oro come ostaggio per non essere ucciso da lui adesso, non penserà mai che sia io a volerlo uccidere.

Scrivo, mentre lui mi fissa, si starà domandando cosa io scribacchi, magari ha paura di quello che non può leggere.

Ecco cosa sto scrivendo, capo squadra, sto scrivendo che

ORA TU VAI DI SOTTO!

I nani di Ror || Vincitore Wattys 2020Where stories live. Discover now