Parte 14 | Facciamo una scommessa

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Pamela aveva mantenuto la parola data a Venus. Il suo piano sarebbe iniziato proprio quella mattina. Normalmente per lei la giornata iniziava verso le dieci e trenta di mattina quando, insieme alle sue amiche del club, andava nel solito ristorante, per fare il suo solito brunch. Quel giorno invece, la sua giornata era iniziata molto presto, alle sette e trenta. Aveva casualmente ritrovato il numero di una sua cara vecchia amica e ne avrebbe fatto buon uso. Una delle ex fidanzate di suo figlio era Irina Sparkle, la modella più influente degli ultimi due anni che, guarda caso, era anche la figlia della sua vecchia amica di cui aveva appena ritrovato il numero di telefono. Guarda te le coincidenze della vita! Con una semplice telefonata, aveva quindi organizzato un incontro del tutto casuale, anche se di casuale non aveva niente, che sarebbe dovuto avvenire, a momenti, tra quella perla rara di suo figlio e la bella Irina. Pamela era appostata in auto ad osservare attentamente la scenetta che aveva messo in piedi, sperando che potesse anche andare a buon fine.
«Oh mio Dio! Ciao tesoro.» Le doti da attrice o gatta morta le aveva tutte Irina e non si era di certo tirata indietro dall'ideale con Harry.
«Ciao Irina.» Per poco non si era schiantato contro il corpo della sua ex. Si era buttata in mezzo al marciapiede, sbarrandogli la strada. Grazie al cielo Harry aveva una presa salda e il plico di documenti che aveva sotto braccio, non era caduto a terra.
«Ti trovo in forma. Sei cambiato parecchio.» Irina era bella, proprio come si ricordava. Si erano lasciati da circa due anni e lui non si era mai pentito di aver chiuso quella relazione. Non era un rapporto sano il loro. Ogni volta che si vedevano facevano solo sesso. Non parlavano mai, non avevano argomenti da condividere o da affrontare insieme. Non litigavano mai. C'era solo il sesso.  Era l'ossessione di Irina ed era finita per diventare anche quella di Harry. Per un periodo di tempo ad Harry avere solo del sano sesso era andato bene, poi si era reso conto che una relazione non può basarsi solo su quello che si fa in camera da letto. Insomma, non poteva continuare a fingere che tutto quello per lui fosse sufficiente e appagante.
«Non sai quanto.» Era pronto a troncare subito quella visita non gradita, quando Irina gli posò una mano sul braccio, fermandolo dal muovere anche solo un passo.
«Te ne vai già? Non possiamo prendere un caffè insieme?» Pamela si stava gongolando delle doti recitative di Irina. Harry sembrava essere arrendevole, almeno fino a quel momento lo era stato, quindi Pamela poteva ritenersi momentaneamente soddisfatta. Irina si stava spalmando praticamente sul corpo di suo figlio, ma per lei tutto poteva andare bene purché non ci fosse di mezzo quell'arpia di Venus.
«Io ho da fare Irina. Il caffè puoi prenderlo anche da sola.» Harry detestava essere toccato in quel modo lascivo da una donna con cui aveva dei trascorsi. Benché tra loro ci fosse sempre stato solo sesso, a modo suo le aveva voluto bene e, oltre ad aver imparato a conoscerla molto bene, non tollerava il suo abbassarsi a quei livelli per prendere solo un banale caffè con lui. Irina non era una debole, non avrebbe mai pregato un uomo, mai. Erano gli uomini a pregare lei di ricevere anche solo un suo sguardo, non il contrario. Ci doveva essere per forza dell'altro sotto, la faccenda puzzava da lontano un chilometro e lui non era uno sciocco.
«Come sei scorbutico di mattina presto. Non mi ricordavo questo tuo aspetto.» Non lo aveva mai conosciuto quell'aspetto, che è ben diverso. Passavano la notte insieme e, lei o lui a seconda delle sere, sgattaiolavano via prima dell'alba per tornarsene ognuno a casa propria. Era una relazione strana e malata.
«Mi dici che cosa vuoi?» Stava perdendo la pazienza e, prima che se ne andasse da lì livido di rabbia, avrebbe chiuso una volta per tutte quello che c'era stato con Irina.
«Te l'ho detto! Vorrei prendere un caffè con te.» Questa non era la vera Irina. Più continuava a parlare con lei, più se ne rendeva conto. Stava mentendo, bene, ma lo stava facendo.
«Chi ti manda? Mia madre per caso?» Harry conosceva soltanto una persona in grado di mettere in piedi una scenetta del genere di prima mattina. A volte non si capacita a di come quella donna potesse essere sua madre. Lui come cavolo aveva fatto a crescere normale? Senza cattiveria o rabbia repressa come sua madre? Non se ne capacitava proprio. Santo suo padre.
«Ma cosa stai dicendo?» Irina sembrava prossima alla rabbia, esattamente come lo era lui. Solo che, diversamente da Harry, Irina aveva anche un tono di voce insopportabile. Era alto e stridulo, proprio come quello di una strega acida.
«Tu Irina non usi mai il condizionale. Tu non chiedi, tu pretendi. Non mi avresti mai chiesto se volevo prendere un caffè con te. Mi avresti semplice detto di seguirti perché saremmo andati a prendere un caffè. Quindi stai mentendo.» Pamela stava per scendere dall'auto e andare a salvare la situazione che si era venuta a creare. Aveva sopravvalutato quella ragazza da copertina. Come al solito, doveva fare sempre tutto da sola.
«Non sapevo fossi anche uno psicologo.» La lingua biforcuta che il mondo di Hollywood ti impone di avere, stava saltando fuori, proprio come il coniglio salta fuori dal cappello del mago: velocemente e senza troppa difficoltà.
«Dimmi chi ti manda e ognuno tornerà alla sua vita, come abbiamo fatto fino ad ora.» Per poco non gli scoppiò a ridere in faccia. Quale vita? Dopo che si erano lasciati i suoi contratti con le agenzie erano dimezzati. Tutto perché il grande, affascinante e potente Harry Thompson si era reso conto di avere anche un cuore e una morale, oltre a un amico nei piani bassi. Stupidaggini, solo mere stupidaggini, continuava a pensare Irina.
«Harry!» Lui stava ancora bruciando viva la sua interlocutrice, quando Venus decise di entrare in scena. Era arrivata davanti al palazzo dell'ufficio dieci minuti prima, ma si era bloccata poco prima di arrivare alla porta che l'avrebbe condotta alla reception del piano terra, quando aveva visto la figura di Pamela Thompson uscire da una vettura, per poi tornare in fretta dentro di essa. Aveva scorto poi la figura di Harry e anche quella di un'altra donna che aveva un non so che di famigliare. Così era rimasta ad osservare e origliare ciò che stava succedendo proprio sotto i suoi occhi. Stava scoprendo parecchie cose di cui prima ignorava l'esistenza. La verità che aveva conosciuto fino a quel momento riguardo il suo fidanzato stava iniziando a starle fin troppo stretta, proprio come quel dannato e accecante anello che Harry le aveva messo al dito una settimana prima. In quel momento le bruciava quasi il dito solo a pensarci. Dannato Mr Thompson. Il signor Palmer sarebbe stato sicuramente fiero della sua lingua lunga biforcuta e delle sue parole che, guarda caso, avevano proprio fatto segno.

Mai nulla in piùWhere stories live. Discover now