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«Il più grande errore è credere che l'uomo abbia un'unità permanente.Un uomo non è mai uno, continuamente egli cambia»

Zorba- Izi

Il malessere si era insediato nel mio corpo qualche giorno dopo, non avevo motivo particolare. Ma tutto ciò che mi circondava non mi soddisfava, la costante presenza del mio passato mi tormentava, la paura che il mio padre adottivo potesse presentarsi da un momento all'altro alla mia porta non mi abbandonava.

Non capivo perché. Perché mi tormentava così tanto il pensiero di quel uomo? Ormai non avevo più niente da dividere con lui, perché avevo il terrore che si potesse presentare?

Sospirai accendendomi la seconda sigaretta della mattinata, non ero intenzionata ad aprire bocca, non ne avevo voglia. Non avevo nulla da dire, i ricordi continuavano a farsi spazio. Questi maledetti giorni erano il mio costante tormento, tornava tutto. Tutto quello che avevo sentito, subito e sopportato tornava a farmi visita.

-Marti- disse mio fratello raggiungendomi fuori al balcone -dimmi- risposi svogliatamente -che hai?- chiese sedendosi affianco a me -niente- risposi incrociando per pochi secondi lo sguardo di mio fratello -sicura?- chiese -si- risposi annoiata -tra poco verranno Diego e Mario, è un problema?- chiese preoccupato -no, fai quello che ti pare- rispose -Martina...stai così da giorni...- disse preoccupato -cazzo Matteo smettila!- quasi urlai sbattendo i palmi delle mani sul tavolino di ferro, spaventando di poco il moro -cazzo mi preoccupo!- urlò -ti devi fare i cazzi tuoi- risposi fissando in malo modo il moro che si alzò dalla sedia e si avvicinò velocemente alla porta-finestra -fanculo- rispose e scomparì dietro la tenda bianca candido.

Sospirai, comprendendo che non aveva idea di ciò che mi passava per la testa, non immaginava le cose che avevo subito qualche anno prima.
Nessuno lo immaginerebbe, ma vivere la separazione di due persone importanti, per poi essere ripetutamente accusata di ciò da parte della persona che alla fine più ti apparteneva faceva male.

Forse anche troppo, ma a chi importava? A nessuno importava come stavo davvero, alla fine.
-ehi Martina- disse qualcuno distraendomi dei miei pensieri, mi girai lentamente e appena incontrai quei occhi grandi, mi sentì quasi sollevata. Speravo solo che non iniziasse anche lui a tormentarmi cercando di capire i miei problemi interiori.

Si sedette affianco a me, restando in silenzio e attese che iniziassi a parlare.
-perché stai zitto?- chiesi nonostante la risposta fosse ovvia -tuo fratello mi ha detto che sei incazzata, e...se ti va possiamo parlarne.- sorrise dolcemente, sospirai, non volevo trattare male anche lui. Infondo come mio fratello, non c'entravano niente con ciò che era successo.

-niente... è che questo periodo è un po' particolare- sospirai appoggiando il viso sul dorso della mano -è successo qualcosa in particolare immagino.- disse

Che genio!
Pensai, avrei voluto dirlo, ma non avevo voglia di discutere ancora con altre persone. Quindi mi limitai ad annuire.
-ti va di parlarne? Così magari posso aiutarti- sorrise posando la mano sulla mia, e accarezzando delicatamente la pelle.
Restai per qualche minuto in silenzio a fissare la sua mano sulla mia, era così strano che qualcuno al di fuori di mio fratello mi toccasse. Non era solito che accadesse, anzi, non succedeva quasi mai

-puoi stare tranquilla, tuo fratello e Mario sono usciti. Non so dirti quando tornano- rise appena -ma finché possiamo- alzò le spalle esortandomi ancora -vedi...io non sono mai stata assieme a Matteo, noi siamo fratelli, però abbiamo avuto vite diverse.- iniziai a raccontare mentre qualcosa in testa continuava a ripetermi di smetterla, di stare zitta.

Non potevo stare zitta, avrebbe voluto sapere. Sapere sempre di più, per poi accantonare e pensare "poverina". Ma Diego non l'avrebbe mai fatto, vero? Dicevano che io e lui avevamo molte cose in comune, può capirmi. Vero?

-dicevi?- chiese risvegliandomi dalle mie angosce che avevano incominciato a farmi visita -sì, dicevo...- recuperai fiato e alzai di poco lo sguardo -sono stata per un periodo in una casa famiglia, fin quando mio zio non ha deciso di addottarmi, assieme alla sua ex fidanzata. Sono stata assieme a loro per anni, e nonostante tutto era l'unica parte della mia famiglia che ancora mi teneva legata qua...- dissi e sentì gli occhi pizzicarmi per la prima volta nella mia vita, perché stavo raccontando una parte sostanziale della mia vita ad una persona qualunque?

-ehi, se non riesci non importa, davvero...pensavo solo potesse aiutarti- disse posando una mano sulla mia nuca, accarezzandola dolcemente. Asciugai le poche lacrime che erano insolitamente cadute e sorrisi.
-vorrei solo che mi capissero davvero, perché se tu davvero puoi farlo...riesci a dirmi per quale motivo, ogni anno, come questo, in questo periodo la mia testa fa venire in mente quei ricordi? Perché ricordo le urla, ricordo lo sguardo carico d'odio di mio padre, il mio terrore nei suoi confronti ma allo stesso tempo la voglia di rispetto? Perché non sono rimasta con quella che consideravo o considero, non lo so...mamma?- dissi esponendo i miei problemi, mentre lui mi ascoltava zitto. Cercando di capirmi.

-perché sei venuta qua?- chiese dopo un breve attimo di silenzio -perché volevo stare con la mia famiglia...o almeno quella che ne rimaneva...- sussurrai abbassando lo sguardo -hai mai pensato che forse era perché tu eri un "ricordo" di una felicità passata, e che quindi scaricava la sua frustazione su di te perché non voleva ricordare...forse- disse, alzai le spalle, non avevo mai preso in considerazione questa idea. Non esisteva in quel piccolo angolo della mia testa -vedi Marti...a volte l'uomo, per non dire sempre, è cieco. Non vede cose che altre persone vedono, è egoista.- disse e incrociai il suo sguardo.

Come faceva a sapere che era la stessa cosa che pensavo io?

-l'uomo...o almeno questa "entità" che siamo noi, è alla ricerca di cose materiali, per dimostrare alle persone attorno che lui ha più del prossimo- disse -ma dovrebbe cercare qualcosa per arricchirsi al suo interno.- continuò -nessuno trova l'anima, nessuno ci pensa a trovarla. Capisci?- intervenni, sotto il suo sguardo sorpreso -esattk Martina, forse solo io e te pensiamo a questa cosa. E per quanto io provi a comunicarlo nelle canzoni, nessuno comprende davvero- disse, ma non sembrava frustato dalla cosa. Anzi, sembrava abituato.

- sai, l'uomo alla fine, non rimane mai lo stesso. Cambia sempre, ogni secondo.-disse -l'uomo alla fine senza la sua "anima" è morto. Specialmente chi non pensa neanche di trovarla.- continuò, lasciandomi a bocca aperta.

Avevano ragione quindi, io e Diego abbiamo lo stesso modo di pensare.

Zorba|| IziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora